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Il tema dell'alpeggio, tra ieri e oggi
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diegos
Iscritto il: 16/02/2009, 16:21 Messaggi: 214
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Ciao a tutti. Non sono un allevatore professionista ma ho diversi amici che lo sono, qui in valle Maira (alpi Cozie prov di Cuneo)la pratica dell’alpeggio è molto sentita essendo l’allevamento bovino una delle maggiori risorse locali. Sono pochissimi gli alpeggi che non vengono annualmente utilizzati e sono quelli a quote più basse , mentre quelli in quota sono i più ambiti perché più liberi da piante e con la qualità dell’erba migliore, i pascoli arrivano fino oltre i 2700m slm per gli ovini anche di più. L’allevatore che sale in alpeggio viene chiamato marghè in piemontese e marghier in occitano, mentre la baita viene chiamata grangia. Esistono due diverse figure di margaro,uno, non possiede la terra , ma solo gli animali ,alcuni hanno qualche piccolo appezzamento in montagna ma non sufficiente per tutti gli animali e affittano altri terreni dai privati ma soprattutto affittano gli alpeggi comunali che vanno all’asta con il metodo della candela vergine .Anche per quanto riguarda il periodo invernale non hanno terreno e casa ma affittano annualmente una cascina dove svernare ,si dice a mangiare il fieno . In occasione di una particolare festività ma ora non mi ricordo quale sia vi è proprio l’incontro a Saluzzo (una cittadina della pianura alla confluenza di alcune valli ) tra marghier e proprietari di terreno per contrattare gli affitti invernali . La cascina viene valutata a “carà” che comprende una certa quantità di fieno l’abitazione la stalla e il pascolo autunnale e il pascolo primaverile . la cascina deve essere liberata entro San Giovanni (24 Giugno ).L’altra figura di margaro invece possiede la cascina in pianura e affitta solo la montagna quando non possiede anche quella. Un altro tipo di margaro e il montanaro che possedendo meno animali non scende in pianura ma riesce a sfruttare i pascoli locali vicino al paese nel periodo autunnale e primaverile estate in alpeggio,diversamente compra quasi tutto il fieno in pianura. La quasi totalità degli animali che salgono in alpeggio è di razza piemontese .Due anni fa è stato fatto un bel film sulla vita dei margari se vi capita di trovarlo non perdetevelo( http://www.ghironda.com/rubriche/marghe.htm)
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29/12/2009, 16:43 |
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renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
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Ciao, bella descrizione, spero che l'argomento non venga abbandonato, e' una pagina di cultura alpina. Conosco la cultura valdostana e quella trentina, ma le valli occitane sono sconosciute ai piu'. Btw, Rocca Castello e Rocca Provenzale sono da quelle parti ? Ci andavo ad arrampicare in una vita precedente, le ricordo come zone selvagge e molto belle, ma senza mucche ! Avevano un che di abbandonato, ma sono passati piu' di trent'anni, magari nel frattempo le mucche sono aumentate ...
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29/12/2009, 18:11 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Caro Diego, mi associo a Renzo e ti ringrazio per la bella descrizione. La cosa che mi colpisce di più è la diversa quota raggiunta dagli alpeggi nelle alpi occidentali. Nella mia zona i più alti alpeggi superano di poco i 2.000 metri e quelli più poveri (sfruttati in passato da pecore e capre) poco di più. Qui a 2.700 non è più erba, o ce ne pochissima per i camosci Ciao, Marco
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29/12/2009, 18:25 |
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renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
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Non solo gli alpeggi, l'intera vegetazione e' diversa. Ho lavorato per nove anni con la forestale in Valle d'Aosta (in un'altra vita): la vegetazione d'alto fusto li' supera i 2500 metri, mentre in Trentino a 2000 trovi solo mughi e qualche raro cembro, ed il pascolo e' piuttosto brutto. Tante generazioni sono sopravvissute a recuperare erba sedola fra le roccie, spinti sempre piu' su dalla scarsita' di pascoli e tanti ci hanno lasciato la vita scivolando su quell'erba maledetta.
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29/12/2009, 19:02 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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La gestione degli alpeggi in Trentino era, e in gran parte è tuttora, comunitaria. Tale gestione oltre al vantaggio relativo alla manutenzione e all’efficienza delle strutture, l’aspetto più positivo era costituito dal fatto che tutto il bestiame della comunità veniva radunato sotto il controllo di pochi e specializzati addetti, sollevando così i proprietari dall’accudire i propri animali per una buona parte della bella stagione. Si permetteva così un risparmio di tempo e di energie che venivano impiegate nelle attività agricole e nello sfalcio dei prati per procurare al bestiame il foraggio invernale. E’ evidente, inoltre come il raccogliere il bestiame della comunità sotto il controllo di pochi pastori risolveva il problema posto dalla lontananza tra i pascoli, luogo dell’alpeggio, e il villaggio. Era infatti impensabile che chi, oltre a dei capi di bestiame, possedesse dei campi (quasi tutti) fosse in grado di condurre quotidianamente i suoi animali al pascolo anche a notevoli distanze da dove erano collocati i suoi campi messi a coltivo. Tra le ricadute positive della pratica dell’alpeggio va annoverato anche il miglioramento qualitativo e la maggior uniformità dei prodotti caseari che l’impiego di addetti specializzati in tali pratiche permetteva, con ripercussioni anche sul commercio a breve e forse a lunga distanza. (da L’alpeggio in Val Rendena, tra Medioevo e prima Età moderna - Italo Franceschini) Continua… Marco
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29/12/2009, 19:16 |
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renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
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Personalmente, sull'uniformita' dei prodotti caseari penso tutto il male possibile. Va gia' bene che si siano recuperate le malghe e che ognuna sviluppi le proprie caratteristiche organolettiche nei prodotti che commercializza. Ma ricordo un triste periodo con le malghe in abbandono (complice anche la normativa europea), i "caselli" chiusi nei paesi, ed il latte convogliato alla centrale del latte a Trento, per farci un unico, uniforme "formaggio trentino". Ma forse la gente oggi e' piu' sveglia ed ha ripreso ad apprezzare le differenze.
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29/12/2009, 21:25 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Caro Renzo, io parlavo del passato, quando spesso ognuno con pochi capi si faceva il formaggio, spesso senza la necessaria esperienza. Avere un casaro esperto che lavorava il latte di 100 vacche (non di decine di migliaia) portava a prodotti migliori. Fare il formaggio è un'arte, e come tutte le arti non riesce a tutti. Diverse è l'attuale discorso dell'omologazione del prodotto nei mega-caseifici industriali (a cui facevi riferimento). Ciao, Marco
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30/12/2009, 2:25 |
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bacco
Iscritto il: 07/11/2009, 20:13 Messaggi: 21 Località: Iseo (Bs) - Adamello (Bs)
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Ohhhh!!!!! bellissima discussione! Il problema alpeggi nelle mie zone è molto sentito.Io ho una casa a 1950 metri sull'Adamello che è sempre stata utilizzata dal 1924 fino al 1987 (anno dell'alluvione in Lombardia).Da quell'anno il tutto è stato abbandonato.Intorno alla casa ho ettari di terreno che pian piano si sono trasformati da pascolo a bosco.Da quando l'ho comprata, tramite autorizzazione del Comune, del parco e della forestale, ho iniziato un abbattimento di alberi per riportare il terreno allo stato originale.La poca terra libera rimasta attualmente la utilizzano alcuni miei amici per portare al pascolo 20-25 mucche, una trentina di pecore e le capre bionde dell'Adamello (varietà autoctona della zona).In compenso io ricevo i prodotti caseari fatti nel caseificio-malga sottostante.L'intenzione è quella di ripristinare il più possibile di pascolo ma i lavori sono molto complicati in quanto i periodi di taglio sono limitati (da Novembre a Febbraio sono sotto una spessa coltre di neve) e nessuno è disposto ad aiutarmi....la maggior parte degli escursionisti che passano sotto casa si limitano a fare i complimenti per la riapertura della stessa o a far perdere tempo con baggianate.Sopra la mia casa esistono degli alpeggi costituiti da 5-6 malghe ristrutturate ma non sono utilizzabili in quanto si sono esaurite le sorgenti vuoi per il ritiro del ghiacciaio, vuoi per altre ragioni meteo.L'unica sorgente ampiamente funzionante è la mia.Pian piano penso di abbattere tutti gli abeti rossi (ormai quasi tutti malati), gli ontani e addirittura i pini silvestri (portati da dove?) con conseguente ripristino dell'originale pascolo. La cosa interessante è il totale cambio di rotta nella gestione del territorio da parte dell'ente parco che, se prima impediva il taglio di piante e la pulizia del sottobosco, ora incentiva l'abbattimento massiccio di abeti e il ripristino della vegetazione autoctona.Ma penso che ormai sia tardi in quanto la gente è scappata completamente dalla valle (non conta nessun residente in inverno) e i danni provocati dagli abeti sono quasi irreversibili in quanto hanno soffocato la vegetazione spontanea.
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30/12/2009, 11:38 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Caro bacco, molto gradito il tuo contributo. Ci eravano già incrociati sul forum per le patate Potresti postare una foto della tua casa e dintorni? Ciao, Marco
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30/12/2009, 11:48 |
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bacco
Iscritto il: 07/11/2009, 20:13 Messaggi: 21 Località: Iseo (Bs) - Adamello (Bs)
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Ciao Marco, nessun problema a postare le foto della mia casa.Unica domanda: inquino questo post oppure è meglio che ne venga aperto uno a tal proposito in un'altra sezione?sarebbe interessante che gli utenti in possesso di questi edifici facessero una specie di biblioteca consultabile.Ognuno di noi penso abbia adottato delle soluzioni che altri non hanno ancora trovato. Ciao Adriano
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30/12/2009, 12:09 |
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