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Il contadino 
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Chiedo la vostra opinione! fare il contadino al giorno d‘oggi non esiste piu? nel senso che con le tasse che ci sono per avere un reddito bisogna per forza aprire un azienda agricola di medio grande dimensione! non c‘é piu il contadino che ha quelle 10 galline 2 maiali e 4-5 vacche e che vive solo con quello! voi che ne pensate?


14/11/2013, 13:56
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Beh, proprio con i numeri che dici tu no, ma piccole realtà ne esistono ancora tantissime. Spesso sono aziende part-time, oppure portate avanti da pensionati.

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14/11/2013, 14:40
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salvatore1196 ha scritto:
Chiedo la vostra opinione! fare il contadino al giorno d‘oggi non esiste piu? nel senso che con le tasse che ci sono per avere un reddito bisogna per forza aprire un azienda agricola di medio grande dimensione! non c‘é piu il contadino che ha quelle 10 galline 2 maiali e 4-5 vacche e che vive solo con quello! voi che ne pensate?

Non è un discorso di tasse,anzi l'agricoltura è piuttosto agevolata da quel punto di vista, è il discorso che mischiare l'agricoltura e commercio/filiera commerciale non va bene. Spesso la vendita di prodotti agricoli non remunera più la capacità e professionalità del contadino perchè i prodotti vengono valutati attraverso un mero prezzo commerciale e non un lavoro professionale. Ecco perchè in tanti al giorno d'oggi aprono aziende agricole di vendita diretta.


14/11/2013, 15:02
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però è anche vero che ci sono tante spese e che non si erediti un'azienda già avviata dai genitori ora come ora cominciare un'impresa è quasi impossibile. Non intendo un'impresa amatoriale...
Se devi comprare una cascina, il terreno, un trattore, il gasolio, le sementi e quanto ne segue, più tutto il resto ci vuole una cifra spropositata. Si possono comprare usate, anche una cascina da ristrutturare, ma uscire dai debiti l'è dura e devi essere capace di farti molti lavori da solo ( muratore, elettricista, meccanico, ecc) e stringere la cinghia per anni.
La politica agricola poi a mio parere non aiuta un granchè, molte parole, ma poi i produttori sono in balìa delle speculazioni commerciali dei più forti. Per fare un esempio: i produttori di pomodori nel piacentino l'anno scorso hanno spuntato (si fa per dire) il prezzo di 80 € /tonnellata di pomodoro comprato dalle grandi industri conserviere, che significa 8 cent al kg!
Il settore suinicolo è in balia dei commerciali che acquistano sottocosto spingendo le aziende a chiudere o di quei macelli che preferiscono importare tir dall'estero, dopo che gli allevatori italiani si sono fatti in quattro per rispettare rigidi disciplinari.
La Pac europea è stata modificata e privilegia le aree estensive come i pascoli a scapito di quei terreni non grandi ma lavorati intensiva e in modo specializzato, come succede in Italia; così chi ha un pascolo percepisce lo stesso aiuto di chi coltiva mais , frutta o ortaggi.
vabbè, scusate lo sfogo....

Poi come dice Marco ci sono realtà diverse, piccole e grandi, agricole commerciali o miste artigiane, cooperative, mah, speriamo bene nel futuro.

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14/11/2013, 20:37
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ma secondo me il medio piccolo produttore di prodotti di largo consumo non deve vendere alle grandi aziende conserviere, ci sono aziende agricole che sono vere e proprie industrie con grandi appezzamenti e/o strutture che permettono coltivazioni intensive che sfornano grandi numeri. Ho avuto la fortuna di vedere parecchie aziende sia in italia che all'estero di qeusto tipo.
Il medio piccolo produttore deve puntare su una filiera corta e su una vendita più "artigianale" magari con prodotti a basso chilometraggio o arrivando direttamente al consumatore finale, oppure specializzandosi in qualche nicchia.


14/11/2013, 21:49
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flowergarden ha scritto:
ma secondo me il medio piccolo produttore di prodotti di largo consumo non deve vendere alle grandi aziende conserviere, ci sono aziende agricole che sono vere e proprie industrie con grandi appezzamenti e/o strutture che permettono coltivazioni intensive che sfornano grandi numeri. Ho avuto la fortuna di vedere parecchie aziende sia in italia che all'estero di qeusto tipo.
Il medio piccolo produttore deve puntare su una filiera corta e su una vendita più "artigianale" magari con prodotti a basso chilometraggio o arrivando direttamente al consumatore finale, oppure specializzandosi in qualche nicchia.


nicchia tipo in questo periodo? :roll:

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14/11/2013, 21:54
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Prodotti più particolari dove magari bisogna ricorrere a specializzazioni particolari o necessitano di manodopera particolare. il medio piccolo produttore non può optare su prodotti di largo consumo dove l'offerta è alta e la battaglia è tutta sul prezzo, deve puntare su nicchie di mercato, dove è più elastico con i prezzi per via della minor offerta in generale.


14/11/2013, 22:04
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Facile a dirsi un po' meno a farsi.
Tu hai la possibilità di acquistare materiale nelle quantità e qualità che vuoi e puoi cambiare genere in qualsiasi momento.
ma un produttore di un azienda media con attrezzature specializzate non può cambiare dall' oggi al domani né improvvisarsi trasformatore o rivenditore senza adeguati investimenti.
se io produco 500 suinetti/ mese e li vendo all' ingrassatore o al macello, non posso mettere una bancarella al mercato o vendere salumi o cotolette dall' oggi al domani. Non funziona così, per macellare dei maiali per conto mio devo investire svariate decine di migliaia di euro per crearmi una struttura adeguata e devo imparare a farli i salami altrimenti è facile buttare via tutto o ricevere la visita della asl che fa chiudere.
Non so se ho reso l'idea.....

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15/11/2013, 16:40
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i prodotti nicchi sono uno specchietto x allodole

nessuno fa più di 30 km x venire a comprarli se nn trova anche altro

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15/11/2013, 17:15
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Salve,
Da quello che vedo non si può generalizzare! Ogni realtà è a sè! da noi li fanno 30 km se hai qualcosa che valga la pena. Poi credo che spesso abbiamo a seconda delle realtà locali da cui proveniamo diverse concezioni di "piccolo". Quanto descritto della vita dell'idea classica di contadino, non basta più a vivere, perchè i bisogni sono diversi, poi anche cambiano da persona a persona.
Quando sento i numeri di alcune aziende considerate "piccole" in alcune pianure del nord per me sono abnormi! Da noi 500 suinetti stanno nella provincia! Per me piccolo significa 10 maiali l'anno, da vendere al macellaio che li porta al macello, come mio padre. Poi vedo che queste aziende (anche noi) sopravvivono con una produzione variegata. 10 maiali, 20 asini, 5-6 cavalli, non più di 300 tra capre-pecore, formaggio, grano, olive,, noci, uova, pollli ecc!
E' l'idea che è diversa. Molte persone vogliono avere aziende enormi, poi purtroppo i ricavi non sono proporzionati alle spese e all'impegno, si entra in un circolo vizioso che ti stritola. Altre micro-realtà sopravvivono (come la mia) mescolando anche varie cose aspetti culturali,, artigianato, ospitalità. Chi ora vuole "tornare alla campagna" ammesso che abbia la minima cognizione di causa, spesso (tanti ci riescono magari per entusiasmo-incoscienza) non vogliano invischiarsi in produzioni quasi industriali, ma produrre quanto basta, (per campare non per mangiare) magari affiancando altro e vivere in maniera dignitosa. Scappano da realtà che invece sono spesso auspicabili (posto che magari poi rimpiange la tranquillità) a chi invece sta in campagna. Alcuni credono di andare in campagna seminare l'insalata ed aspettare che cresca con la gallina che l concima ma non la mangia. E prendono la botta. Ci sono anche esempi iniziative degni di nota. Comunque chi conosce la situazione è sicuramente avvantaggiato, è anche vero che si porta dietro una zavorra di "contro" alla cosa. Invece Dio aiuta gli audaci, e vedo persone che non hanno la paura che ho io quando devo buttarmi (anche se sono ottimista) avere risultati migliori e li ammiro!
Spesso noi che stiamo in campagna un po' sfottiamo che scappa dalla città e vuole fare il contadino, magari ingenuamente! Credendo che sia un effetto della crisi. Io credo che, alcuni credono che sia facile, e lasciano perdere quando vedono la realtà! Altri, invece aguzzano il cervello e ci danno lezione. Ne conosco! Tornano non solo eprchè hanno perso il lavoro. Ma perchè quando non si hanno sicurezze è più facile rischiare! Esempio, sono di Milano, mio padre è commerciante, studio avviato, per me la strada più semplice anche se ho un sogno diverso, è ereditare l'attività avviata di famiglia. Se invece non ho più certezze, rischio per rischio, rischio qualcosa che mi piace (o che credo mi piaccia se non la conosco, magari sbaglio) e mi ricordo della casa nelle campagne di Avellino, il paese di mia madre.

Ho conoscente che ricopriva un ruolo abbastanza importante in una grossa industria. Si è licenziato e da anni, con la famiglia, vive con 60 capre nelle montagne dei Mocheni. Quello non tornerebbe alla sua vecchia vita nemmeno se glie le facessero d'oro le capre! E quando sente gli altri allevatori parlare di meccanizzazione ecc scappa! "se volevo stare nelle macchine rimanevo a torino" ha rivisto tutto, anche i bisogni. Lui è felice, e la più piccola azienda dell'interland milanese per lui è una multinazionale! hahaha! quindi bisogna vedere cosa intendiamo per "piccolo". Con questo non parlo di estremismi e "ritorni al passato" ma prendere quanto di buono e funzionale al futuro. E il figlio del pastore vorrà "crescere" e chi è stanco di alcune cose vorrà "decrescere". Lo dico a me stesso, bisognerebbe riverere il concetto di "sviluppo" e "progresso" di Pasolini. Ovvio che tutto questo è possibile partendo da 0. Per chi deve rivedere tutto è più difficile! Comuqnue nella mia zona, quelli che hanno più successo come qualità della vita, sono "nuovi" contadini, che abbiamo sempre "preso per il c...o"
Un Saluto!
Giovanni


15/11/2013, 19:39
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