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E-commerce, quali prospettive nel settore agroalimentare? 
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Leggo con interesse ma ho un ma, Il livello medio di conoscenza dell'inglese e dei termini tecnici usati pensate sia a portata di mano della stragrande maggioranza dei nostri agricoltori?
Parliamo come mangiamo recitava un vecchio detto altrimenti scappano ancora prima di sapere di cosa si parla :)

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12/02/2016, 20:16
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Il problema non è tanto il costo del sito (può essere anche zero appoggiandosi a piattaforme "americane").
E' la visibilità e poi le effettive vendite.

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12/02/2016, 20:42
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@marco..bè di solito rimani confinato in italia per maggior contatto con chi ti organizza il sito.. se poi hai le capacità, questo è ben altra cosa.. giustamente la visibilità è un costo considerevole..prima pagina o centunesima?? ;)
@milli.. se fai un sito di livello tra i 5000 e i 20000 euro...devi avere una persona fissa, contratti con corrieri e soprattutto vie bancarie per i pagamenti..
@nocino.. a livello pratico lo vedo molto complicato da gestire su un sito come agraria.
@gargamella..sottovaluti gli agricoltori.. :lol:

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12/02/2016, 22:39
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Ciao Gargamella, hai ragione, inglese e acronimi non fanno parte del linguaggio comune.

ROI = Return on investment = ritorno dell'investimento

B2C = Business to consumer = da azienda a consumatore

e-commerce = commercio elettronico

outsourcing = lavori affidati all'esterno a terze parti

market place = nell'e-commerce con termine market place si intende una piattaforma e-commerce disponibile per più aziende.

Se ne ho dimenticato qualcuno chiedi pure. ;)


12/02/2016, 23:11
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Marco ha scritto:
Il problema non è tanto il costo del sito (può essere anche zero appoggiandosi a piattaforme "americane").
E' la visibilità e poi le effettive vendite.

Ecco il punto chiave: la visibilità del sito e-commerce.
Un conto è far gravare i costi della visibilità su una sola azienda, oppure distribuire lo stesso costo su decine o centinaia di aziende.

ROBERTO1978 ha scritto:
@nocino.. a livello pratico lo vedo molto complicato da gestire su un sito come agraria.

Io non conosco a sufficienza il network agraria.org, ma l'admin si è già espresso in merito.


12/02/2016, 23:36
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Si ma a questo punto non conviene pubblicizzare su siti che hanno gia visibilità mondiale...amazon e bay etc...??

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13/02/2016, 0:03
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Meglio non confondere il dropshipping con marketplace ;)


13/02/2016, 0:53
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Aggiungo...

Partendo dal presupposto che le aziende agricole vendano principalmente merci di loro produzione, nulla vieta che possano ricorrere a diverse forme di vendita dei loro prodotti, utilizzando diversi canali, dropshippers inclusi.

Queste scelte, come molte altre, dipendono dalle strategie di marketing adottate, ricorrere ad una modalità di vendita non esclude automaticamente le altre.
Per intenderci, un'azienda puo vendere i propri prodotti in diversi modi:
- a commercianti all'ingrosso;
- direttamente alla GDO;
- a rivenditori locali;
- al dettaglio nei mercati agricoli della sua zona;
- al dettaglio tramite spaccio aciendale;
- tramite il proprio e-commece;
- utilizzando altri marketplace esistenti;
- tramite dropshippers;
ecc. ecc.

In teoria potrebbero coesistere tutte quante insieme per la vendita dei prodotti della stessa azienda.

E' bene ricordare che il marketing è sempre esistito, prima ancora che qualcuno lo battezzasse con questo nome. ;)

N.B.: significato di dropshipping e marketing.


13/02/2016, 14:16
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non discuto di questo.. ma ragionando,almeno che la tua azienda non sia un azienda internazionale produrrà prodotti rintracciabili sostanzialmente nel mercato locale... la gente non cerca tanto il miglior prezzo(come ad esempio nell abbigliamento) ma cerca la qualità e deve avere fiducia,la fiducia si crea a livello personale,quindi si cercherà più il contadino vicino casa che ti vende lo stesso prodotto da quello a 100 km.. ma lo posso tastare con mano...

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13/02/2016, 14:22
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Anche su queste tue ultime affermazioni ho forti perplessità...
Come prima cosa le generalizzazioni lasciano sempre il tempo che trovano, i consumatori non sono tutti uguali e quelli di cui parli tu credo siano una piccolissima percentuale, infatti sono la DO e GDO a farla da padroni nell'agroalimentare.

Inoltre, non è detto che il prodotto offerto dall'azienda agricola siciliana sia lo stesso che trovi dall'azienda agricola padana o della zona Alpi.
A ciò bisogna aggiungere il valore del marketing e della comunicazione, c'è chi sa vendere bene i propri prodotti e chi no.

Parliamoci chiaro, qual'è la percentuale di aziende agricole che sa gestire con cognizione di causa un marketing B2C?
La mia modesta conoscenza del settore mi ha permesso di valutare soltanto poche iniziative di questo genere, quasi tutte frutto di improvvisazione, facendo sempre errori macroscopici, vendendo al consumatore soltanto una piccola percentuale della loro produzione, con un impegno e dispendio di risorse tale da rendere quasi sempre sconveniente simili tentativi.

A milano si sente spesso un proverbio: "Ofelè, fa el to mestè" (Pasticciere, fa il tuo mestiere)


13/02/2016, 15:14
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