Quella di Tosco è un'ottima idea, mi piace anche l'impronta proposta da TreScogli, raccontare come si fosse davanti al camino
Ho vissuto a lungo in campagna, da piccola, ma per me la campagna era solo qualcosa da osservare, gustando il mutare delle stagioni, gli odori, i colori, le sensazioni che il cambiare del tempo imponeva e imprimeva su ogni cosa avvolgesse la mia casa, la casa dei miei nonni, tutto intorno. Però non la conoscevo, non prendevo attivamente parte alle attività che con la terra hanno a che fare. Poi ho vissuto moltissimo tempo nel cuore della città e ne ho apprezzato gli indubbi vantaggi e la mia maturazione intellettuale ne ha tratto stimoli infiniti e benefici in quegli anni, per me, irrinunciabili...poi ho incontrato la mia dolce metà, laurea in scienze forestali, lavoro attinente, grande passione per la natura che accomunava entrambi e abbiamo deciso di costuirci una casa tutta nostra in campagna, in parte lavorandoci attivamente noi stessi. Abbiamo un uliveto con più di 250 esemplari, appartenuto alla mia famiglia da generazioni, varie piante da frutto, alcune rare, un giardino che sembra strano a dirlo, è la cosa che ci crea più dubbi e problemi, un cane pestifero, alcuni gatti residenti altove che hanno ormai domicilio fisso sotto il nostro porticato. Semino e coltivo fiori, ma anche aromatiche e il prossimo anno tenteremo per la prima volta con gli ortaggi. E' una gran soddisfazione veder spuntare dalla terra i germogli dei semi piantati, tornare più volte al giorno a controllare se spunta qualcosa dalla superficie umida con tanta cura preparata, ripulita da sassi ed infestanti. Per queste ultime devo spezzare una lancia a favore. Per un po' di tempo abbiamo sognato il prato perfetto che tutti i cittadini sognano quando pensano di comprare una casa in campagna. E ci abbiamo provato. Poi ci siamo accorti che la gramigna e la cicoria erano più insistenti ed insolenti di qualsiasi altra semente e di qualsiasi detestato disseccante e abbiamo optato per un prato
naturale, composto da tutte e sole fittissime e bellissime infestanti, che trattiamo e tagliamo come fosse un prato normale...il risultato è stupefacente. In primavera è una distesa di minuscoli fiori gialli, poi diventa verde smeraldino e in tarda estate fino all'autunno inoltrato, anche se tagliato quasi rasoterra, si colora dell'azzurro dei fiori di cicoria fino alla raccolta delle olive, che ci offre l'opportunità di pranzare fra gli olivi, in pic-nic che sono veri e propri pranzi con tutte le portate, cui spesso si aggiungono amici e conoscenti attratti da questo bucolico e invitante quadro campagnolo.
La coltivazione delle olive per produzione di olio senza fini di lucro, solo per il consumo familiare e per regalare qualche bottiglia di buon extravergine spremuto a freddo dall'ottimo oleificio delle nostre parti, come diceva Nino a proposito del suo orto, a fare i conti sembra un rimettere invece che un guadagnare, fra lavorare e arieggiare la terra, tagliare l'erba almeno due o tre volte l'anno, concimazione (non tutti gli anni), potatura e smaltimento dei residui della potatura -in buona parte usati da mia madre per il forno a legna!- raccogliere le olive, pulirle dalle frasche e dalle foglie , portarle all'oleificio e apettare trepidanti chiedendosi quale sarà la resa...intere giornate di lavoro e fatica che se comprassimo l'olio nello stesso oleificio, risparmieremmo di sicuro. Tuttavia non ci rinunciamo, anche se un altro piccolo uliveto più distante lo abbiamo dato da lavorare ad un amico di famiglia che lo coltiva e ne ricava l'olio, in cambio del mantenrlo sempre efficiente e prouttivo. Non rinunciamo perchè ciò che non capiscono i tanti amici cittadini che coninuano a non comprendere la mia scelta, ritenedola
estrema, è che la vita di campagna è si più impegnativa, ma anche più appagante. Certo lo facciamo per passione, nel tempo ritagliato dal lavoro (che almeno nel mio caso non ha nulla a che fare con la campagna) ma benchè impegnativo e faticoso è qualcosa che fa sentre...vivi!
Quando piove ci ritroviamo spesso sotto il porticato, mano nella mano, ad annusare l'odore dell'erba. Guardiamo la linea che divide il crinale dell'Appennino dal cielo, e ci diciamo d'essere forunati.
Quando vivevo in città e pioveva, la sola cosa che mi arrivava alle narici era l'odore delle fognature e lo smog stagnante che sporcava capelli, abiti e polmoni.
Fatica, si. Ma ne vale la pena