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Discussione tra campani appassionati di agricoltura 
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meno male che la pasta che mangio io è per il 90% fatta in casa e con le uova, ma se era grano duro e l' hanno fatto diventare farina e messa in commercio, potrei anche averla comperata e mangiata sotto forma di tagliatelle,maltagliati, bigoli,e pasta tritta.

speriamo di no, ciao a tutti

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LA DONNA MAGRA PIACE ALL' UOMO SENZA .....DENTI!!!

LA TEORIA NON HA MAI PRODOTTO NULLA, LA PRATICA TUTTO (ivano il mantovano)


16/09/2009, 13:55
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Mantovano:
nu poc' pe' ciascun' non fa mal' a niscun' :mrgreen: :lol: :mrgreen: :lol:


17/09/2009, 9:41
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è vero beta, ma scusami la franchezza se potessi scegliere se deve far male a me opppure agli altri farei la scelta che faresti anche tu :lol: :evil: , mentre bisognerebbe farla mangiare a tutta la filiera che sapendo cos' era l'ha messa in commercio, questa sarebbe la condanna che infliggerei io ai colpevoli, trovarli..................... :twisted: :twisted: :twisted: :!: :!: :!:

e tieni presente che con il mio carattere la farei mangiare anche a mio padre :!: :!:

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17/09/2009, 13:49
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Caro Mantovano

io dico che nn siamo noi a decidere ma il Signore, ti ricordi le cronache di questo inverno? Omicidio alla Gaiola a Posillipo? Era il re del grano (gestiva i silos del porto di Napoli) e sua moglie morti per mano di mi sembra tre balordi :shock: , mi sembra che misi una foto x farvi vedere dove era la villa, la rimetto così potrete vedere :shock:


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Commento file: La Gaiola era una zona dove tutti potevano fare il bagno senza pagare
Veduta costa di Posillipo e villa paratore.jpg
Veduta costa di Posillipo e villa paratore.jpg [ 115.03 KiB | Osservato 565 volte ]
18/09/2009, 10:30
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beta ma la foto è tua?
Il signore del grano abitava in quel posto di Dio.E' un dono che il Signore fà ai potenti del ns paese:fargli fare le ville(scusate megavillefaraoniche) nei posti più belli della penisola

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I


18/09/2009, 20:00
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No eugenio la foto nn è mia, lo presa da internet, nn ne possego aeree, devi dire anche che una mega villa di quella oltre al valore di € ............ la villa di Cannavaro al confronto sembra la misera casa del custode, la sai dove è (Quella di Cannavaro) :D ? Quella te ne posso far vedere la foto :D Per la villa della Gaiola come ti ho detto che virgilio aveva i suoi adepti all'isolotto di Villa Paratore, quella del re del grano oltre tiene reperti romani con teatro , quello che si raggiunge dalla grotta di Seano a Coroglio :D :D :D


18/09/2009, 20:11
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Avete visto però Virgilio, è nato nella città di Ivano, ma si è goduto tutti i posti belli della Campania, compresa la mia zona...
Che dritti sti mantovani :!:
Dommi

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...quando il silenzio incontrò il rumore, lo ripudiò immediatamente perchè non era "musica"...
Domenico


18/09/2009, 20:23
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meglio dire che fessi i napoletani

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18/09/2009, 20:35
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Comunque io la nn ci abiterei mai, leggetevi questo articolo tratto da internet, poi ditemi voi se caso mai ci andreste a vivere:
La Gorgone nascosta della Gaiola
E’ l’origine della maledizione?

In una foto degli anni 1960 è ritratto un mascherone dal viso terrificante, presumibilmente raffigurante un gorgoneion. Si tratterebbe di un affresco del II secolo d.C. ritrovato nella villa Paratore e fotografato da Augusto F. Segre, nipote del senatore. Per gli appassionati della Maledizione della Gaiola si apre un nuovo, inesplorato capitolo.

di DIEGO ROMANO

La fede e l’evidenza scientifica, si sa, sono gli unici strumenti a disposizione dell’uomo per tracciare un percorso inoppugnabile verso la verità. Ci sono però alcuni luoghi dotati di una atmosfera unica, diversa, affascinante e seducente. Allora il nostro carattere si indebolisce, la nostra determinazione diventa labile, e la razionalità cede spazio alle emozioni. Il nostro credo apre la porta all’immaginazione, e tutto sembra possibile.
Uno di questi luoghi particolari è la Gaiola a Posillipo. Chiunque conosca la sua storia dell’ultimo secolo non nuoterà con serenità verso l’isolotto. Visitare la villa abbandonata è un’esperienza che può essere vissuta con tranquillità solo se si è profondamente scettici, o se si ha una grande fede.
Di notte, quando il mare è in tempesta e la salsedine accompagna il fragore del mare già dai primi passi della discesa, l’isolotto e la villa hanno un aspetto che rende inquieti anche i cuori più forti.

La maledizione nell’ultimo secolo
Nel 1926 la villa era collegata alla terraferma da una rudimentale teleferica. In una notte di tempesta il cavo si spezzò mentre una signora tedesca, Elena Von Parish, stava rientrando sull’isola. La donna venne rapita dal mare e sparì. Hans Praun e Otto Grumbach, che ospitavano la donna alla Gaiola, furono talmente scossi dalla vicenda che si suicidarono: uno subito, e l’altro qualche tempo dopo aver fatto ritorno in Germania.
Questa vicenda, nel freddo piovoso dicembre napoletano, aprì le porte alla leggenda della Maledizione della Gaiola. Vennero infatti ricollegati due precedenti infausti eventi. Verso la fine del XIX sec. il primo proprietario e costruttore della villa, Luigi de Negri, mandò in fallimento la sua Società della Pescicoltura del Regno d’Italia nel Mar di Posillipo, che aveva sede proprio alla Gaiola. Invece nel 1911 il Capitano di Vascello marchese Gaspare Albenga, per far ammirare la costa alla marchesa Boccardi Doria, fece incagliare l’incrociatore corazzato San Giorgio sulla secca della Cavallara, proprio in prossimità della Gaiola.
In breve tempo l’isola venne comunemente riconosciuta come jellata, e gli eventi che seguirono alimentarono ulteriormente questa leggenda. Una barca di scugnizzi marinaretti del collegio Ascarelli-Tropeano fu travolta nel 1931 dalle onde sullo stesso scoglio della Cavallara. Maurice Sandoz, titolare della nota casa farmaceutica, abitò sull’isola negli anni 1950, ma finì in una clinica psichiatrica dove si suicidò convinto di essere finito in bancarotta.
Qualcuno cercò di cambiare la fama sinistra della villa. Il barone tedesco Paul Karl Langheim negli anni a cavallo del 1960 fece brillare di vitalità quell’angolo di Posillipo, organizzando feste ed incontri mondani. Un periodo tanto splendente da mandarlo rapidamente sul lastrico.
Fu allora che Giovanni Agnelli acquistò la villa, lasciandola generosamente ancora per qualche tempo in uso a Langheim. Il re dell’automobile fece alcune importanti opere come l’eliporto, ma ci andò di rado e la rivendette rapidamente ad un altro miliardario. Paul Getty, magnate del petrolio, entrò in possesso della villa nel 1968. A lui tutto filò liscio fino al 1973, quando la ‘ndrangheta rapì il figlio. Dopo l’amputazione di un orecchio del ragazzo, la famiglia Getty pagò un riscatto di 17 milioni di dollari.
Nel 1978 l’isola passò a Gianpasquale Grappone, detto Ninì, creatore del Loyd Centauro. Finì in galera travolto dai debiti, ed il giorno in cui la villa fu messa all’asta, la moglie Pasqualina Ortomeno morì in un incidente stradale.
La proprietà sull’isola infine andò nelle mani della Regione Campania, che la affittò a varie associazioni. Nessuna di queste però mantenne la promessa di restaurare l’edificio, e la cattiva fama della villa non fu mai cancellata.

Il periodo classico, la magia medioevale e le disgrazie antiche.
L’area della Gaiola è costellata di ruderi dell’epoca romana. Lì vi fu la villa di Publio Vedio Pollione, un uomo della cui vita si sa poco. Di certo allevava murene in apposite vasche scavate nel tufo, e di tanto in tanto le cibava gettando schiavi vivi, quelli che si mostravano un po’ maldestri.
La fama spietata del romano sicuramente contribuì alla creazione di miti e leggende legate alla zona del Pausilypon, ovvero la costa tra Trentaremi e Marechiaro. Fino al XIX secolo era ben visibile accanto all’isola della Gaiola un edificio romano semisommerso chiamato la Scuola di Virgilio. Nell’interpretazione medievale del poeta-mago, questo era il luogo dove il vate insegnava arti magiche. Non c’è quindi da stupirsi dell’interesse esoterico verso questo tratto di costa, dove venivano incantate pozioni ed eseguiti riti magici. Una variante della leggenda della Gaiola vuole che lo specchio d’acqua intorno all’isola sia stato inquinato proprio dai resti delle pozioni create lì. Da cui il maleficio si sarebbe diretto verso chi vi permaneva per troppo tempo.
Si sa, la storia dell’uomo è un percorso a ostacoli. Difficoltà e disgrazie di ogni genere vengono riportate nei racconti e nelle memorie di chi li ha vissuti. Così, nel ricostruire la storia della jettatura della Gaiola, possiamo ritrovare un paio di eserciti liberatori sbarcati lì nel XVII sec., e repentinamente annientati dagli occupanti spagnoli.
Un’altra leggenda tramandata dal passato vorrebbe sull’isola un tempio della Venere Euplea, protettrice dei naviganti. Pare che l’origine di questa convinzione risieda nell’antico nome dell’isola, Euploea, come riportato da Stazio e dal Pontano. Dopo i recenti avvenimenti che hanno coinvolto la famiglia Ambrosio, proprietaria della villa prospiciente l’isola, si è riaccesa la teoria della dea pagana come causa della jettatura. Ivan Cuocolo, docente di lettere presso le scuole superiori e appassionato delle storie sulla Gaiola, avrebbe individuato proprio nella fine del paganesimo la causa della maledizione. La dea Euplea sarebbe adirata con i profanatori del luogo sacro.

Una foto dimenticata, una nuova tessera nel puzzle del mistero
Nel 1820 l’archeologo Guglielmo Bechi acquistò l’area del Pausilypon ad un asta. Iniziò grandi lavori di scavi e portò alla luce alcuni edifici romani rimasti sepolti per secoli. Decise di costruire una villa panoramica sul promontorio prospiciente l’isola, e nel farlo incluse sia una cappella dedicata a S.Basilio, sia alcuni ruderi romani adiacenti. Alla sua morte la figlia vendette tutta la proprietà al Negri, che nel 1874 costruì la tristemente celebre villa sull’isola. Quando l’imprenditore finì sul lastrico, l’intera proprietà fu acquistata dal marchese del Tufo.
Creando danni archeologici inestimabili, il marchese scavò una cava di pozzolana proprio tra villa Bechi e lo Scoglio di Virgilio, come ricorda Robert Theodore Gunther nel suo libro Posillipo Romana. Di certo del Tufo trovò alcuni oggetti romani durante gli scavi, tra cui una statua di figura femminile, ma non passò alla storia per le sue attenzioni verso la storia e l’arte romana. La proprietà passò poi a Gennaro Acampora e successivamente all’ammiraglio inglese Nelson Foley, cognato di Conan Doyle il creatore di Sherlock Holmes. Foley cedette la villa sulla terraferma a Norman Douglas da cui la riacquistò dopo alcuni anni. Infine fu la vedova Foley a vendere al senatore Giuseppe Paratore la villa sulla terraferma nel 1910.
Nei decenni a seguire si verificarono molte delle tragedie legate all’isola, mentre la famiglia Paratore sulla terraferma si godeva una vita serena. Augusto F. Segre, affezionato nipote del senatore, passava le estati insieme agli zii alla Gaiola. Come raccontato nell’articolo Storie e ricordi della Gaiola, scritto insieme al fratello Aldo nel 2003, verso la metà degli anni 1960 fece una incredibile scoperta.
Dovendo sistemare una libreria su di una parete di un salottino, venne levata una tela anti-umidità posta da Douglas. Dietro la tela apparve un affresco quadrato raffigurante una grande testa terrificante, di più di un metro di larghezza, forse raffigurante una gorgone. “Nostro zio, convinto che quel volto mostruoso portasse sfortuna, lo fece nascondere dietro una parete a matton per ritto”, raccontano i fratelli nel loro articolo. Ma Augusto Segre riuscì a fotografarlo prima dell’occultamento.
Un membro dell’Istituto del Restauro a Roma, dopo aver visto la fotografia del mascherone, ha classificato l’affresco come una manifestazione della pittura detta impressionistica tardo-romana, databile tra il 2° e il 3° secolo d.C.
Il Gunther conferma di aver riscontrato negli scavi archeologici di Pausilypon alcune pareti affrescate con tagli quadrilaterali. Quindi tutto lascia supporre che il mascherone sia stato sottratto dal suo luogo d’origine e poi apposto nella villa Paratore, ora villa Ambrosio, da uno dei precedenti proprietari della zona archeologica.
Poche certezze riguardano questa immagine, visto che nessuno si è mai interessato a saperne di più. I greci usavano raffigurare la Medusa decapitata per proteggersi dai nemici, e forse gli Ambrosio ignoravano di avere un simbolo protettivo in casa, anche se ad aprile stavano ristrutturando la villa.
Un affresco romano dal significato duale: porta-jella e protettivo. Il suo spostamento, l’occultamento, il silenzio sulla sua esistenza: si tratta di nuovi elementi per gli appassionati del mistero della Gaiola? Oppure è una storia di ordinario vandalismo archeologico dell’era moderna?

Cercasi Indiana Jones disponibile a far quadrare il cerchio.


19/09/2009, 8:42
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Inserisco la foto


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la gorgone.jpg
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19/09/2009, 8:45
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