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dimensione azienda 
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Iscritto il: 18/04/2012, 15:42
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Salve a tutti! Premetto che non sono un esperto in materia ma dall'ultimo censimento generale dell'agricoltura è emerso che le aziende agricole sono sempre più grandi in dimensioni a sfavore di quelle più piccole che sono vistosamente diminuite. Volevo sapere se questa tendenza è positiva o no. In un articolo ho letto che la produttività di un'azienda tende a diminuire all'aumentare degli ettari che ha a disposizione. Poi in termini di erosione del suolo, una grande azienda tende ad un uso più intensivo del terreno e quindi ad uno sfruttamento maggiore delle risorse?
Grazie


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18/04/2012, 15:46
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Chiedi se è una cosa positiva o negativa l'aumento della superficie media aziendale? Dipende. Le piccole aziende competono con difficoltà sul mercato. Non è detto che l'agricoltura intensiva sia tipica solo delle grandi aziende. La contrazione del numero di piccole aziende in Italia è un processo che dura da decenni. La dimensione media aziendale in Italia è ancora decisamente inferiore alla media europea. E' ben vero che la nostra è un'agricoltura diversa...
Marco

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18/04/2012, 16:03
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... Ciao Luca ... sfotunatamente 10 anni fa ebbi la cattiva idea di far domanda per il censimento ... ed al censimento appena fatto ... ero li' ... in campo ... le aziende sono aumentate in Italia solo un pochino ... oggi l'azienda in media italiana e circa 7 /8 etttari ...cioè piccola .... ma piccolo è relativo a ciò che tu vuoi farne di questi 7 ettari circa di terreno ... vuoi fare un allevamento intensivo di conigli D'Angora???..... Vuoi impiantare un Appezzamento a Melograno (Punicum granatum)...vuoi fare Funghi???? ... vuoi occuparti della salvaguardia delle piante in via dìestinzione???.....vuoi coltivare in maniere estensiva ... od intensiva per esempio in idroponica .... quindi sette od 8 ettari di terreno possono essere bastanti oppure insufficienti ... ma sta a vedere cosa tu voglia fare ...dai qualche altra info e vediamo di rispondere al meglio .... :D :) ;) ciao elmo


18/04/2012, 16:10
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Grazie per le risposte. Si, mi chiedevo se l'aumento delle "grandi" aziende agricole (seminativi, ortive,..., quelle che praticamente compongono la SAU) e quindi della gestione di superfici maggiori potesse portare ad un abbassamento dell'attenzione nei confronti dell'ambiente, del suolo o ad una riduzione della diversità nelle colture magari per esigenze di mercato.
Comunque da quanto ho capito le dimensioni in Italia non sono ancora cosi grandi da non poter essere gestite in modo sostenibile. Magari all'estero il problema è più evidente, ci darò un'occhiata.


18/04/2012, 16:20
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Forse bisogna capire quant'è la percentuale di coltura intensiva nel territorio italiano.


18/04/2012, 16:30
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... ecco quello che dici è paventabile ...ed in parte era già successo ... oggi da noi si è tornati un pò indietro con lo Slow - Food --- per esempio ...con il Biologico e L'integrato con la messa a riposo dei terreni...ma questo per esempio non è ancora cosa di tutti i giorni in realtà come il Magreb ... dove si usano pesticidi che da noi non si usano più da lustri ...un domani la Valle del Pò ... secondo le idee della commisione agricoltura europea diverra una enorme serra calda ... e puoi capire ... che problemi ce ne saranno ..oggi sono lo smaltimento dei nitrati ...ricordi le mucillaggini nell'adriatico ????... oppure lo smaltimento della Diossina .... Ricordi ???? ....problemi sorgeranno ... sta a chi si occupa di agricoltura mettere dei Paletti Fermi ....e dire questo che produco lo mangerei e lo darei a mangiare ai miei figli??? ... se rispondi .....SI .... ti salverai e ci salveremo ... ciao Elmo....


18/04/2012, 16:34
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Quindi in Italia le colture intensive, le quali per definizione comportano un impatto ambientale importante, non sono una realtà importante (oppure lo sono state ma oggi la realtà sta cambiando in meglio).
Allora c'è da capire se ciò che produciamo in italia è sufficiente a sfamarci tutti oppure dobbiamo/preferiamo importare dall'estero.
Grazie ancora.


18/04/2012, 16:52
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Ho letto che realtà come la Lombardia perdono 12 ettari al giorno di terreno fertile. Magari con il passare del tempo si sarà costretti ad un uso più intensivo del terreno visto che sta diminuendo e le richieste del mercato aumentano o comunque tendono a svalutare il prodotto.


18/04/2012, 16:57
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Ciao, Luca, stai facendo queste domande per..? studio?
Primo bisogna essere certi che azienda grande significhi ( per forza) danni all'ambiente e azienda piccola no. Inoltre bisogna ricordare le innumerevoli realtà italiane. Il sud e il centro Italia hanno punti forza e problemi diversi, non ultimo l'impatto ambientale della criminalità ( ricordi i terreni inquinati nella Campania?), l'abusivismo edilizio e il consumo del suolo ( a causa delle perenni costruzioni).
Giustamente ci sono piccole aziende ultraspecializzate che possono andare avanti anche con poca terra.
Ma in genere le piccole aziende che devono competere con quelle grandi, o peggio con le importazioni dall'estero, hanno molti più problemi di resa economica, a partire dall'organizzazione e costo del lavoro, dai costi fissi di gestione e le tasse che si possono "spalmare" sul prodotto venduto.
Nel mio caso abbiamo una piccola azienda di allevamento suini. 300 scrofe sono nulla rispetto le 3.000-8.000 scrofe delle grosse aziende. Il maialino viene venduto quasi al costo e ce la si può fare se si vendono molti molti maialini, belli e sani. Un errore nella fase della fecondazione, un esplosione virale, una gestione sbagliata e il bilancio va in rosso.
Se poi mettiamo che le banche hanno chiuso ogni finanziamento spiegano il momento poco sereno.

Un rappresentante ci ha detto ( dati suoi alla mano) che in Emilia Romagna negli ultimi mesi hanno chiuso il 40% delle scrofaie ( quasi tutte quelle piccole) e che praticamente rimangono solo quelle più grandi, in mano spesso alle grandi ditte produttrici di mangime, come Martini o Amadori.

Il Sig. Monti ha sicuramente salvato la faccia dell'Italia all'estero ma di sicuro non sta aiutando chi sta cercando di produrre lavoro. Quando si parla di lavoro i politici pensano ai giovani precari e alle tute blu, ma nessuno pensa al nostro settore.

Ma a te interessa l'impatto ambientale.
Qui nel basso lodigiano tutti coltivano intensivamente, sia appezzamenti piccoli che grandicelli. Da qualche anno vedo seminare anche due volte, una volta per il raccolto e una per il biodigestore.
Il terreno verrà impoverito? Il rischio è notevole.
E' vero che poi i terreni vengono regolarmente concimati con reflui di stalla ( liquidi e solidi, a volte con paglia); però mi sembra che la grande risorsa per l'ambiente che doveva essere il biodigestore, con la produzione di biogas da reflui organici stia diventando sempre più un boomerang, per il consumo di suolo ( ce ne sono tantissimi) e di materie prime ( mais, frumento, ecc) che non sono certo degli scarti.

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L'esperto è una persona che ha fatto in un campo molto ristretto tutti i possibili errori.(Niels Bohr)
Più la caduta di un Impero è vicina, più le sue leggi sono folli. Cicerone


18/04/2012, 18:22
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P.S: il secondo raccolto esisteva anche prima; se si seminava il grano , spesso dopo il raccolto si saminava il mais "quarantino", non produceva molto ma aveva un ciclo vegetativo breve.
Invece il raccolto per il biodigestore va raccolto che è ancora verde, quindi molto prima, così è più facile pensare a due raccolti. il guaio è che il raccolto per il biogas comprende anche tutte le frazioni verdi che normalmente verrebbero lasciate in campo. Insomma si porta via tutto e il terreno se non ben curato può diventare sterile in pochi anni ( qualcuno dice 3-4).

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18/04/2012, 18:29
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