Gewurztraminer ha scritto:Salve Sunmyra...bell'argomento. A me è capitato di studiare queste tematiche per l'università poichè avevamo nel piano di studi un esame opzionale chiamato "Agricoltura e Sacro" davvero molto interessante e molto facile!!
Se le serve del materiale sarò felice di darle qualcosa.
Saluti
Domenico
Salve a lei Domenico. La ringrazio per l'apprezzamento. Se dispone di materiale d'interesse, perché non condividerlo direttamente sul forum - sempre che ne abbia il tempo. Credo sarebbe d'utilità per tutti. Cosa ne pensa?
In questi giorni, che da sempre sono ricchi di feste e celebrazioni religiose, vorrei ricordare quella legata al dio Saturno, di cui già ieri sera ho accennato, e che era strettamente collegato all'agricoltura, di cui lo si riteneva sommo e divino maestro.
"Origini e significati dei Saturnalia" -
Alfredo CattabianiI Saturnalia erano la ricorrenza più festosa dell’anno. Gli schiavi erano temporaneamente liberi di far quel che credevano, venivano scambiati doni, specialmente candele di cera e piccole immagini o bambole di terracotta, dette sigillaria. Si eleggeva anche una specie di re di burla, Saturnalicius princeps. Poi, intorno al secolo IV gran parte di quelle celebrazioni vennero trasferite al capodanno. Quel clima festoso, su cui regnava Saturno, celebrava la notte “artica”, la notte solstiziale, il momento di passaggio e di rinnovamento annuale in cui si ristabiliscono simbolicamente le condizioni anteriori all’inizio: perciò i riti e le usanze di rovesciamento, “osserva Brelich”, e di “sospensione dell’ordine”, anche ove cronologicamente posteriori, si innestano coerentemente sul corpo più antico della festa». (4)
D’altronde il passaggio tra l’anno vecchio e il nuovo, è analogo a quello tra due cicli cosmici: è simbolicamente un passaggio sulle acque, reintegrazione del mondo nella sua origine informale. E non casualmente nell’alchimia Saturno rappresenta l’opera in nero. "..."
Ma Saturno non è soltanto il dio che presiede al rinnovamento dell’anno, che attraversa “le acque”. È anche il dio che approda alla nuova riva felice, che regna sull’età dell’oro. Non è soltanto il dio che spegne il passato e accende il futuro, è il dio del regno senza ombre e senza conflitti. Secondo la tradizione romana, Giano, il Creatore e Iniziatore per eccellenza, il Tempo Infinito che genera tutti gli dèi, accolse Saturno, giunto nel Lazio, associandolo nel regno che fu un periodo di pace e di tranquilla operosità, l’Età dell’Oro. Dopo quel lungo regno, amministrato in concordia con Giano, Saturno «improvvisamente scomparve». (7)
Certo, le due funzioni di Saturno sembrano quasi il frutto di una giustapposizione mitica di cui non abbiamo tuttavia riscontro. Né ci aiutano gli scrittori dell’epoca, che anzi avvolgono il dio in un velo di mistero, come ad esempio Macrobio che faceva dire a uno dei suoi personaggi nei Saturnali: «Infatti nelle stesse sacre cerimonie non è concesso di illustrare le origini occulte e promananti dalla fonte della pura verità: se poi qualcuno le consegue, gli è ordinato di contenerle protette nella coscienza» (8).
Giorgio de Santillana e Herta von Dechend ne danno un’interpretazione che lo collega esclusivamente all’età dell’oro: «Era Yama in India, Yina Xsaeta nell’Avesta antico-iranico (nome che in persiano è diventato Jamshid), Saeturnus e poi Saturnus in latino. Saturno o Kronos era noto sotto molti nomi come il Sovrano dell’Età dell’Oro… Era il Signore della Giustizia e delle Misure». (9) Questo Saturno-Kronos, in cui è difficile distinguere gli apporti greci da quelli specificamente etrusco-laziali, venne detronizzato da Zeus che lo gettò dal carro, esiliandolo in un’isola desertica ove dimora addormentato perché, essendo immortale, non può morire: vive in una specie di vita-nella-morte, avvolto in lini funerari fino a quando non verrà il tempo destinato al suo risveglio, ed egli allora rinascerà a noi come bambino; rinascita che coinciderà con l’inizio del nuovo ciclo.
Questo mito è simbolicamente analogo a un rito che si svolgeva ogni anno a Roma durante la festa del dio. Macrobio narra che i legami in cui veniva serrata la statua di Saturno nel tempio ai piedi del Campidoglio, venivano sciolti il giorno della sua festa (10), quasi potessero ritornare, sia pur per breve durata «quelle condizioni la cui apparente contraddittorietà ci aveva sinora stupito», commenta Renato Del Ponte: «da una parte la notte e la confusione dell’indeterminato, dall’altra la gioia e il lucore di una lontana età di pienezza». E soggiunge: «Lo scioglimento del dio sta semplicemente a significare, secondo le leggi della magia simpatica, lo scatenamento della sua forza (benefica, ma nel contempo ambigua, come tutto ciò che è anteriore all’inizio), nel tempo sacro che la sua festa ogni anno riammette nella comunità» (11).
Per questo motivo i giorni “solstiziali” fino a Capodanno sono vissuti, spesso inconsapevolmente, nell’apparente contraddizione fra euforia, confusione e desiderio di rinnovamento, fra mortificazione, penitenza (l’Avvento) e attesa di una palingenesi. Saturno, dio contraddittorio, regna su queste contraddizioni solstiziali, ma regna anche con un ambiguo sorriso, quello di Colui che ha le chiavi del Grande Gioco cosmico. Egli infatti è il dio che chiude un ciclo e ne apre uno nuovo, che ritira simbolicamente i dadi dalla tavola e li rigetta formando nuove combinazioni. Non si è parlato a caso di dadi: non è soltanto una metafora, perché il gioco d’azzardo era strettamente connesso con il dio, tanto che a Roma era permesso giocare soltanto durante i Saturnalia. Con il tempo, dopo tante modifiche e aggiunte, il gioco d’azzardo è stato introdotto nel banchetto privato e considerato un divertimento privato. Ma all’origine era sacro.
Come ha osservato Margarethe Riemschneider nel saggio sui Saturnalia (12), l’enigmatico dio non è soltanto Colui che regna sulla notte solstiziale, non soltanto Colui che regna sull’Età dell’Oro, ma anche il Giocoliere supremo che possiede la chiave del Gioco Cosmico, ovvero di ogni ciclo: «Egli regola l’Ordine Universale con le mosse del suo bastone scettro», commenta Del Ponte (13). Molti di noi hanno giocato alla tombola nei giorni natalizi: ebbene, questo gioco non è se non il ricordo sbiadito del Grande Gioco del dio e parallelamente del gioco-oracolo con il quale anticamente, e non soltanto a Roma, si cercava di capire la nostra collocazione nel cosmo.
La sovrapposizione del Natale cristiano alle antiche usanze cristiane ha reso meno riconoscibili queste altre usanze che pure, come quella della tombola, continuano a sussistere. Margarethe Riemschneider le ha studiate nel saggio che si è già citato. Ma persino i comportamenti più banali, come ad esempio l’usanza di sbarazzarsi degli oggetti inservibili nella notte di San Silvestro, o la confusione euforica delle ore che precedono il Capodanno sono un segno che certi archetipi sono radicati nella psiche e non soggetti all’usura del tempo. D’altronde non si dice anche “Anno nuovo, vita nuova”? Pare un detto banale, eppure si ricollega perfettamente ai giorni su cui regna enigmaticamente Saturno.
NOTE4 – Angelo Brelich, Tre variazioni romane sul tema delle origini, Roma 1955, p. 89.
7 – Virgilio, Eneide VII, 319; Ovidio Fasti I, 239.
8 – Macrobio, cil. 1, 7, 18.
9 – Giorgio de Santillana e Herta von Dechend, Il mulino di Amleto, Milano 1983, pp. 179 ss.
10 – Macrobio, cit. I, 8, 15.
11 – Renato Del Ponte, Dèi e miti italici, Genova 1985, pp. 104 e 119.
12 – Margarethe Riemschneider, Saturnalia in “Conoscenza religiosa”. n. 4. 1981 e n. 1-2, 1982.
13 – Renato Del Ponte, cit., p. 106.