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De Arte Sacra Agriculturae 
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Un libro appena uscito, ma di sicuro interesse:

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La “Ierobotanica, un’Ecologia Preistorica del Sacro” è una ricerca sulle Piante Sacre dell’Italia antica, oggetto di culto nelle civiltà protostoriche, etrusche e greco-romane dell’area mediterranea; l’Autore indaga documenti archeologici, fonti letterarie ed iscrizioni di età classica ed alto-medievale che permettono di comprendere le particolari Ierofanie Botaniche e le misteriose Cratofanie Vegetali degli antichi.
Attraverso una peculiare sensibilità sacrale ed una notevole ritualità cultuale i nostri antenati, proprio in Alberi, Boschi e Selve, nei misteri delle Essenze e delle Resine, riconobbero la presenza numinosa di Enti, Genii e Divinità, da ritenersi tuttora a fondamento delle prische Religioni Italiche.
Questo libro è dunque un invito al rispetto ed alla ‘devozione’ per l’Ambiente, per la Natura ed per il Suolo – quindi al rispetto di noi stessi – proprio perché, in primo luogo, Patrimonio Sacro della Nazione e dello Stato Italiano attuale.


Mario Giannitrapani, ha discusso la sua Tesi di Specializzazione in Ecologia Preistorica, I Scuola di Specializzazione in Archeologia (Preistoria e Protostoria), Università di Roma “La Sapienza” (2001). Ha collaborato a vari scavi archeologici di età preistorica (Grotta s.Maria di Agnano-Grotta Breuil, 1993-1996), di età romano-imperiale (Vigna di Passolombardo, 1995), tardo-antica (catacombe romane di Chiaraviglio, 1998) e medioevale (Filignano, 1999), è stato catalogatore di siti archeologici nell’alta Sabina (2003-2004) per conto della Regione Lazio (Area Musei, Archivi e Biblioteche).
Ha diretto inoltre il Progetto Portus (2005-2006) per conto del Comune di Fiumicino e della Soprintendenza Archeologica di Ostia-Museo delle Navi, come guida scientifica specializzata nei siti archeologici della Necropoli romana dell’Isola Sacra e del Porto romano degli Imperatori Claudio e Traiano, ed ha promosso e diretto il Progetto “Piccoli Archeologi Crescono” (2008-2009) presso la Scuola Media Statale “G. e F. Falcone” di Roma. Socio collaboratore dell’Associazione Geo-Archeologica Italiana e dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, è autore per le Edizioni Simmetria de Il Sacro Arcaico – Forme della Sacertà Neolitica, Civiltà Preclassiche d’Italia tra Sciamanesino Paleolitico e Ritualità Etrusco-Romana, Roma 2005.

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Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta.

Beppe Niccolai


07/05/2010, 21:18
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il libro mi intriga assaissimo, però considerando che non so cosa significhino le parole Ierofanie e Cratofanie :oops: , dovrò ricominciare a oliare i neuroni...

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L'esperto è una persona che ha fatto in un campo molto ristretto tutti i possibili errori.(Niels Bohr)
Più la caduta di un Impero è vicina, più le sue leggi sono folli. Cicerone


07/05/2010, 22:31
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Ierofania e Cratofania sono due sinonimi. Significano manifestazione del sacro.

Ho letto il precedente libro di Mario Giannitrapani ("Il Sacro Arcaico. Forme della Sacertà Neolitica, Civiltà Preclassiche d’Italia tra Sciamanesino Paleolitico e Ritualità Etrusco-Romana") e devo ammettere che spesso utilizza un lessico piuttosto tecnicistico e in certi passaggi può risultare ostico, ma mai incomprensibile. Insomma, secondo me merita d'esser letto. Anche per la grande passione e sensibilità che dedica ai suoi studi.

Se ho bene capito, Milli, hai un allevamento di suini. A tal proposito ti consiglio un libro, in cui un intero capitolo è dedicato proprio ad una particolare porcellina:

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Leggere i libri di Alfredo Cattabiani fa proprio bene allo spirito: da quelle pagine emana il profumo di un’autentica libertà interiore. A caratterizzare il suo stile narrativo è una visuale molto chiara, che pare attraversare le cose, per coglierne l’essenza simbolica. Questa è infatti la sensazione che si prova leggendo il suo ultimo, piacevolissimo lavoro, che si intitola "Zoario. Storie di gatti, aironi, cicale e altri animali misteriosi". Questo nome curioso è in realtà un neologismo, che va a infoltire la già ampia schiera dei precedenti Bestiario, Lunario, Volario etc., che l’Autore ha pubblicato in questi ultimi anni: in questo caso ci troviamo di fronte a una raccolta di minuti racconti-dialoghi consacrati alla “divinità” degli animali, a episodi ed eventi, cioè, che hanno confermato all’autore la verità del mito che gli animali incarnano. Una volta Ernst Jünger, scrittore amato da Cattabiani e di cui si possono scorgere chiari segni di continuità intellettuale in Zoario, affermò che il meraviglioso non suscita in noi nessuna sorpresa, poiché esso è ciò con cui abbiamo la più profonda confidenza: la felicità che la sua vista ci procura sta nel vedere confermata la verità dei nostri sogni. Di ciò Alfredo Cattabiani è ben consapevole, poiché nel “viaggio simbolico” nei ricordi di diversi anni della sua vita si mostra costantemente sensibile ai tanti messaggi muti che gli animali hanno comunicato.

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Beppe Niccolai


09/05/2010, 13:39
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Ho finito di leggere questo libro alcuni giorni or sono. Un'altra piccola gemma del grande Alfredo Cattabiani:

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Nel giardino rinascimentale di un'isola magica, al centro di un lago dell'Etruria, si riuniscono alcuni amici per evocare amabilmente ninfe e dèi remoti, vizi e virtù, metamorfosi e icone, leggende e simboli antichi e nuovi celebrando la flora del luogo, dalle più umili pianticelle ai più nobili fiori come emblemi dei labirinti psichici e naturali. Attorno alla rosa e all'aglio, al papavero e alla ninfea, al girasole e alla viola e soprattutto attorno a ciò a cui essi alludono, l'autore costruisce i giochi teatrali e i dialoghi barocchi di questo personalissimo Erbario, viaggio simbolico tra favole e versi di poeti antichi e moderni i cui personaggi adombrano artisti e scrittori viventi.

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18/05/2010, 21:07
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Un bellissimo lavoro del professor Renato Del Ponte - che ho avuto il piacere e l'onore di conoscer di persona - dove si analizzano gli archetipi religiosi - pre-cristiani - della nostra Saturnia Tellus. Inutile dire che la natura e l'universo agricolo-rurale, vi hanno una fondamentale importanza:

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In questa serie di saggi sono rievocati gli archetipi divini della prima Italia: alcuni aspetti o figure essenziali di quella sacralità che, appartenendo anche alla Roma dei primordi, a essa rimarranno connaturati per tutto il corso della sua millenaria storia e ancora oggi sono suscettibili di rifiorire sub specie interioritatis. La funzione primaziale e iniziatica di Giano, il ciclo della regalità dell'aureo Saturno, lo scenario naturale delle teofanie animali di Marte, in cui operano le «società marziali» delle prime comunità italiche, e delle opache e arcane selve ove si aggira Diana, la Dea «atta a conferire la regalità», sono alcuni dei principali riferimenti contenuti in questo libro che, per la sua natura e per la caratteristica di compendiare diverse esigenze (dal momento che, pur usufruendo di materiale accessibile per lo più agli specialisti, intende rivolgersi ad ogni uomo dotato di sensibilità storico-religiosa), può forse considerarsi una novità per il pubblico italiano.

Renato del Ponte

Nato a Lodi nel 1944, è vissuto a lungo in Lunigiana dove ha insegnato italiano e latino nei Licei.
Storico delle idee e del diritto religioso arcaico, studioso di storia delle religioni e di simbolismo, ha fondato e dirige dal 1972 Arthos, quaderni annuali di cultura e testimonianza tradizionale: rivista di studi e approfondimenti di carattere storico, archeologico, filologico e religioso.
Nel 1971 ha curato l’edizione critica di un trattato politico medievale: il Tractatus de protestate summi Pontificis di Guglielmo da Sarzano; nel 1987 ha tradotto e commentato la Relatio III di Quinto Aurelio Simmaco; nel 1993 ha tradotto il saggio su Tito di B.W. Jones.
Animatore culturale e conferenziere, studioso di storia delle religioni,di simbolismo e di storia delle idee (p.e. del «Movimento Tradizionalista Romano»), ha pubblicato numerosi libri e articoli.

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Beppe Niccolai


10/06/2010, 6:58
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Con la festività di San Giovanni si concludono i festeggiamenti inerenti al Solstizio d'estate - la porta degli uomini - e dunque, pur non avendo più tempo per trascrivere direttamente dai libri - a causa del tanto lavoro, in rete ho trovato qualche anima pia che ha riportato un brano del sempre benemerito Alfredo Cattabiani, sul Solstizio d'estate.
Buona lettura e buona riflessione!

"Al solstizio d’estate, quando il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva (+23° 27′) rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, comincia l’estate. L’evento era simboleggiato tradizionalmente dal matrimonio del Sole e della Luna: mezzogiorno del cosmo dove i due astri, uniti nelle nozze, spargono le loro energie nell’opulenza dei frutti tra il frinire delle solari cicale e il canto lunare dei grilli.

Questo giorno, la cui data è variata secondo i calendari fra il 19 e il 25 di gugno, era considerato nelle tradizioni precristiane un tempo sacro, ancora oggi celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giono dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la Natività di san Giovanni Battista. E’ una festa molto antica se già Agostino la ricorda nella Chiesa africana latina. Ma in Oriente veniva celebrata in altre date: il 7 gennaio tra i bizantini, la domenica prima di Natale in Siria e a Ravenna.

La data del 24 giugno è collegata strettamente al Natale romano: quando si fissò per la Natività del Cristo l’ottavo giorno dalle calende di gennaio, ovvero il 25 dicembre, e conseguentemente l’Annunciazione nove mesi prima, fu facile ricavare, basandosi sui Vangeli, la data della nascita del Battista, che in realtà non si sarebbe dovuta festeggiare perché, come è noto, il dies natalis dei santi è quello della morte. Si è giustificata questa eccezione ispirandosi al Vangelo di Matteo, dove si narra che il Cristo si mise a parlare di Giovanni alle folle dicendo: “egli è colui del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista”.

Luca narra che Maria andò a visitare Elisabetta quando costei era al sesto mese di gravidanza, nei giorni successivi all’Annunziazione. Fu dunque facile fissare la solennità del Battista all’ottavo giorno dalle calende di luglio, sei mesi prima della nascita del Cristo.


San Giovanni “porta degli uomini”

Nella religione greca antica i due solstizi erano chiamati “porte”: “porta degli dei” l’invernale, “porta degli uomini” l’estivo. Nell’Odissea Omero descriveva il misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte: “l’una rivolta a Borea, è la discesa degli uomini, l’altra, invece, che si rivolte a Noto è per gli dei e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali”. Il poeta spiega che la porta degli uomini è rivolta a Borea, cioè a nord percheé al solstizio estivo il sole si trova a nord dell’equatore celeste; mentre quella degli dei e degli immortali è rivolta a Noto, ovvero a sud, perché l’astro al solstizio invernale si trova a sud dell’equatore.

I solstizi erano dunque simboli del passaggio o del confine tra il mondo dello spazio-tempo e lo stato dell’aspazialità e dell’atemporalità. Per la prima porta solstiziale, quella estiva, si entrava nel mondo della genesi della manifestazione individuale, per l’altra invece, si accedeva agli stati sopraindividuali.

In realtà questo simbolismo non era solo greco: “Si tratta di una conoscenza tradizionale” commenta Guénon “che concerne una realtà di ordine iniziatico, e proprio in virtù del suo carattere tradizionale non ha né può avere alcuna origine cronologicamente assegnabile. Essa si trova dappertutto, al di fuori di ogni influenza greca, e in particolare nei testi vedici, che sono sicuramente di molto anteriori al pitagorismo; si tratta di un insegnamento tradizionale che si è trasmesso in modo continuo attraverso i secoli (…)”.

Nella tradizione romana il Custone delle porte, comprese le solstiziali, era il misterioso Ianus (Giano), signore dell’eternità. (…) Giano tiene un bastone, ovvero uno scettro, nella mano destra e una chiave nella sinistra. Il primo è un emblema del potere regale, la seconda di quello sacerdotale: insieme simboleggiano la funzione regale-sacerdotale del dio al quale Ovidio fa dire nei Fasti: “Io solo custodisco il vostro universo e il diritto di volgerlo sui cardini è tutto in mio potere”. Egli è dunque colui che ruota sulla sua terza facia nascosta e invisibile, l’asse del mondo, che rinvia al simbolismo solstiziale.

L’etimologia del suo nome rivela questa funzione: Ianus deriva dalla radice indoeuropea *y-a, da cui il sanscrito yana (via) e il latino ianua (porta). Egli è Colui che conduce da uno stato all’altro, e dunque anche l’Iniziatore. Per questo motivo gli iani avevano la funzione catartica di eliminare ogni impurità in chi vi passava. Nel cristianesimo Giano venne interpretato come l’immagine profetica del Cristo, Via e Signore dell’Eternità."


Alfredo Cattabiani

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Beppe Niccolai


24/06/2010, 6:47
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