La parola “cattività” deriva da “captivitate” che significa “prigionia”
Tenere un animale chiuso in gabbia può infatti paragonarsi ad una vera e propria prigionia in quanto l’animale viene sdradicato dal suo ambiente e viene privato della sua libertà.
La situazione non è tanto diversa nemmeno per quegli animali che nascono direttamente in gabbia: se è vero che queste creature non sono state strappate dal loro habitat è anche vero che non conosceranno mai la loro natura e la loro posizione nell’universo.
In natura gli animali devono affrontare continuamente pericoli, devono difendersi dai predatori, lottare per cercare il cibo e per riprodursi, ma tutto ciò non deve portare a pensare che un animale viva meglio e sia felice in gabbia solo perché ben nutrito e curato. Ogni essere vivente ha infatti bisogno del suo spazio, del suo territorio, del suo ambiente e di libertà!
Gli uomini, al contrario, negano questa libertà sempre a più animali rinchiudendoli negli zoo, nei circhi, negli acquari, nei delfinari e anche in casa. Questa prigionia porta gli animali a sviluppare delle gravi patologie sia fisiche che comportamentali.
Per quanto riguarda le sofferenze fisiche non è difficile capire che ogni animale ha un corpo adatto per l’ambiente in cui vive. E se in uno zoo ci sono diversi animali che provengono da diversi ambienti quale habitat si deve riprodurre? La savana dell’elefante? Il sottobosco dell’orso bruno? Il ghiaccio dell’orso polare? La foresta tropicale della tigre? (e si tratta solo di qualche piccolo esempio…!). Ogni ambiente ha la sua temperatura, il grado di umidità e tanti altri fattori difficili da riprodurre artificialmente, fattori che invece sono importanti ed essenziali per la vita degli animali che ci vivono.
Forse...non hanno mai conosciuto la libertà .....ma non sognano altro Roberto