La crisi economica che sta interessando l'industria e il commercio, sta spingendo sempre più persone verso il settore agricolo. Sono in forte crescita le iscrizioni in quasi tutti gli istituti agrari (in particolare al centro-nord) e nelle facoltà di Agraria. Anche qui sul forum si affacciano ogni giorno giovani e meno giovani che vogliono diventare agricoltori. Che ne pensate? Ci saranno possibilità concrete di occupazione e reddito o sarà solo un'illusione?
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 9:53
forse molti giovani si "illudono" di un buon guadagno in questo settore,senza calcolare i sacrifici; molti si buttano nel agricolo perche vedono altri settori piu in crisi(industria,edilizia ) se c è guadagno bisogna chiederlo a chi gia ci lavora da anni sempre che con il tempo e la crescita del settore agricolo il governo non pensi di aumentare le tasse come è successo con il settore degli immobili
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 9:57
L'agricoltura è un'economia reale, forse l'unica, ma se non cambiano politica sarà sempre più difficile entrare in questo settore in modo da poterci poi vivere. Servono aiuti concreti, è inutile che diano aiuti per le idee innovative....se prima non mi aiuti a comprare l'attrezzatura agricola essenziale
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 11:24
Ciao,
concordo con quello che dicono Maxy e Campesino, però credo che l' agricoltura fatta da incentivi e coltivazioni "imposte" sia destinata al fallimento......se non è già fallita . Leggendo tra tutte (più o meno ) le sezioni del forum, ho visto che ci sono persone con un entusiasmo incredibile ed indistruttibile, altre che fanno una fatica immane e sono giustamente demoralizzate, ma entrambe le categorie riescono a portare a casa poco o niente. A mio avviso con un riavvicinamento della popolazione al territorio e all' amore per il territorio, potremmo rivalorizzare la nazione forse più bella del mondo intero, e sono convinto che si potrebbe vivere tutti quanti, felicemente "sfruttando" (meglio dire amando un po di più ) quello che ci circonda, lavorando con turismo ed agricoltura non spinta ma sostenibile
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 11:48
io sul fatto economico nn vado molto x il sottile
fatto sta che nel 1990 che sembra un eternita, ma poi capendo che in 23anni la politica e' rimasta sempre allo stesso punto in cui era rimasta in mezzo a tutto quello successo da mani pulite ad regionopoli.. provinciopoli che dir si voglia
all'epoca un vitello di conformazione extra valeva come 3 stipendi di un operaio alle prime armi, oggi si e no ne vale 1 , cosi se vogliamo fare dei paragoni sul quintale dilatte che potere dia cqusto aveva anche solo verso il gasolio , o le semnti o le i fitofarmaci , vedamo il gap economico che ci divide con altri apesi , in cui se prendiamo x verol'istat, in cui azziende dai 25/50ettari, solo sul fronte di questi costi c'e la differenza di 20/25mila euro , in pratica il reddito di una famiglia media ..
i costi fissi sono di fatto triplicati con uan incognita Ics , su tutte le aziende , anzi le piu grandi son quelle che pagano di piu sotto certi versi..
io penso che oggi ci sia una bolla speculativa sopratutto sul fronte degli immobili , anche perche facendo un ragionamento terra terra, in questi ultimi 10anni ( dal euro in poi) il numero degli occupati in agricoltura e' sceso , e' sceso quello degli operai, ( x dire torino ha perso 400mila pabitanti in 10anni)e' sceso anche quello impiegatizio.. da qui si comprende che ce una politica atta a far calare di numero le popolazioni , in cui superano un certo indice , rispetto al territorio
per dirla breve se avessimo la densita di popolazione della svezia si e no saremo 25/30milioni di persone , io mi domando spesso , quei 15/20milioni di persone in piu che ci sono , che fin edovremo fare? mica crederete che spariscono i ricchi??
ovvio che quel poco che abbiamo se spariamo , finisce a loro ...
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 11:53
Io sono solo un "hobbista" ma il mio sogno sarebbe diventare viticoltore e camparci... Ma non mi faccio troppe illusioni, per ora faccio solo esperienza nel mio piccolo, vedremo se un giorno riuscirò a farlo diventare un vero lavoro...
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 12:12
In tempo di crisi e recessione credo nascano in noi paure ancestrali e spingano tanto i disperati in cerca di soppravvivenza quanto chi si affaccia al mondo del lavoro verso la terra , visto che comunque un coniglio, un bichiere di latte, e due insalate le raccimolano e pensano al domani a pancia piena. Una volta tutti dentisti perchè si facevano soldi ora tutti sulla terra perchè si soppravive Lo dimostrano tanti hobbysti che oltre alla passione usano l'orto o il pollaio ad integrare il reddito mangiando delle prelibatezze che il supermercanto neppure contempla e questo già ci fa sentire signori
Mentre vedo sempre più difficile vedere l'agricoltura come fonte di facile arricchimento se non si è tra i soliti noti con tasche piene di soldi e conoscenze altolocate ancorprima di avere una cultura rivolta al mondo agircolo
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 12:43
Interessante argomento e ottimo quesito Marco... Ti ribadisco il mio punto di vista che ho fatto già presente in un altro argomento, un azienda agricola è un qualcosa come una creatura che cresce con gli anni, non è che di punto in bianco, con uno schiocco di dita ci si ritrova una fonte di reddito assicurata...Almeno dalle mie parti, i grossi imprenditori agricoli (allevamenti bufalini con una media di 1000-2000 capi), sono aziende che si sono tramandate di padre in figlio e hanno avuto quindi modo di crescere lentamente, e al contempo si sono potuti ammortizzare tanti costi.. Sarebbe difficile quindi, se io domani mi svegliassi e decidessi di acquistare un lotto di terra, capannoni, licenze, una ventina di vacche ''prene'' (nel gergo degli allevatori di zona le vacche sono dette ''ienche'' se mai accoppiate, ''prene'' se incinte, e ''streppe'' se gli è stato tolto il piccolo con conseguente produzione di latte stoppata momentaneamente).. Quindi occhio e croce non spenderei meno di 150'000 euro, e mi converrebbe?? Se la concorrenza poi è spietata??? Avrei investito tanto per niente?? Poi dalle mie parti è comune anche l'agricoltura, esempio i pomodori, se si possiede un lotto si semina, altrimenti si affitta, si paga la licenza ed è fatta... Ovviamente in questo secondo settore i costi sono minori, ma resta il fatto che è una vita faticata seppur fatta con passione, e la concorrenza è spietata (parlo almeno per gli allevatori e i contadini del sud, poi magari al nord potrebbe avere uno sviluppo diverso l'attività)
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 13:10
Segnalo un articolo di oggi, dal Corriere della Sera, che contiene molti punti interessanti sul tema.
Dopo l’incidente alle Cinque Terre. Al via coop anti incuria: lavori obbligatori nei terreni Liguria, soldi ai ragazzi per fare i contadini Il governatore Burlando: così più facile fermare frane e crolli
La proprietà privata ha smesso da molto tempo di essere un furto, ma deve avere qualche limite. Claudio Burlando non è improvvisamente impazzito, tanto meno sogna un ritorno all’utopia di Proudhon o ai fondamentali marxisti. Il governatore della Liguria è solo molto preoccupato per l’arrivo di questo autunno, e di quelli che verranno. Il 4 ottobre 2010 un’alluvione fece straripare quattro torrenti che mandarono sott’acqua Sestri Ponente. Nel 2011 sappiamo come è andata. Diciotto vittime in provincia di La Spezia, due delle Cinque Terre sommerse da fango e detriti, con l’appendice terribile dei sei morti di Genova, travolti dal rio Fereggiano, annegati in uno scantinato.
Quest’anno la più delicata delle stagioni si è aperta con la frana sulla Via dell’Amore, e poco importa che quel territorio rientri nella giurisdizione del Parco delle Cinque Terre. Il segnale è chiaro. La soluzione passa attraverso una legge destinata a far discutere e gli incentivi economici ai figli per tornare a lavorare le terre dei padri. Con ordine: «Anche quest’ultima vicenda - dice Burlando -, per fortuna una tragedia sfiorata, nasce dall’abbandono del territorio. Fasce terrazzate e boschi lasciati a se stessi.
Ogni volta che si va a cercare le cause dei disastri si scopre lo stesso problema: non c’è più gente che lavora la terra, che va in malora. Le conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti». Se l’Italia ha il poco ambito primato del Paese con il maggior dissesto idrogeologico d’Europa, la Liguria è ben alta nella classifica nazionale. La commissione d’inchiesta sull’ultima alluvione ha scoperto una quantità incredibile di abusi edilizi, dighe e ponticelli fuori norma, frane mai messe in sicurezza, boschi e campi in stato di totale abbandono, tutti in terreni privati.
La Regione ha preparato una legge che verrà votata entro ottobre, dai contenuti abbastanza delicati, al punto da far sorgere timori su un possibile rigetto da parte del governo. In sintesi: verranno create alcune cooperative che si occuperanno di mettere in sicurezza boschi e terrazze lasciate al loro destino. «L’incuria provoca un danno. Se il proprietario esegue quel che gli viene chiesto di fare, amen. Altrimenti interveniamo noi. Non è certo un esproprio, e neppure una misura punitiva, ma un semplice intervento su terreni non coltivati, magari non per colpa del proprietario, che restano nella nostra disponibilità fino a quando non vengono messi in sicurezza». La parte forse più scabrosa è il recupero dei costi. Le cooperative verranno ripagate con il frutto del loro lavoro, proveniente dal terreno in questione.
La legna dei boschi, le biomasse provenienti dalle colture private riavviate con l’intervento pubblico. «Si tratta di un intervento in casa d’altri, che può anche essere letto come una limitazione alla proprietà privata. Ma qualcuno se ne dovrà pur occupare». Nel dopoguerra la Liguria aveva 150.000 persone che lavoravano la terra. Oggi sono meno di 14.000. A presidiare sono rimasti gli anziani. Gli altri sono andati a vivere in città. Il territorio però è rimasto lo stesso, non ha cambiato la sua complessa fisionomia. «Se non le tieni su, le terrazze vengono giù». Il sillogismo di Burlando non fa una piega. Nell’ultima settimana il governatore della Liguria ha trascorso molto tempo a Roma, lavorando con Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale. L’obiettivo comune è la creazione di un fondo Fas (le ultime due lettere stanno per aree sottoutilizzate) dal quale attingere incentivi economici per il ripopolamento delle zone interne. «Vorremmo convincere i figli a riprendere il lavoro che i loro padri non possono più fare». Soldi in cambio di un ritorno alla natura. Non è un baratto che va in direzione ostinata e contraria, tutt’altro. Gli ultimi dati sull’occupazione in Liguria mostrano un calo nell’industria e nei servizi, dovuto alla crisi. L’unico dato positivo riguarda l’agricoltura. Una necessità, più che una tendenza sociale.
«Comunque da incentivare: dobbiamo assolutamente ritrovare una presenza diffusa sul territorio» dice Burlando. Non è certo la soluzione definitiva per evitare le tragedie, ma aiuta. Marco Imarisio] La proprietà privata ha smesso da molto tempo di essere un furto, ma deve avere qualche limite. Claudio Burlando non è improvvisamente impazzito, tanto meno sogna un ritorno all'utopia di Proudhon o ai fondamentali marxisti.
Il governatore della Liguria è solo molto preoccupato per l'arrivo di questo autunno, e di quelli che verranno. Il 4 ottobre 2010 un'alluvione fece straripare quattro torrenti che mandarono sott'acqua Sestri Ponente. Nel 2011 sappiamo come è andata. Diciotto vittime in provincia di La Spezia, due delle Cinque Terre sommerse da fango e detriti, con l'appendice terribile dei sei morti di Genova, travolti dal rio Fereggiano, annegati in uno scantinato. Quest'anno la più delicata delle stagioni si è aperta con la frana sulla Via dell'Amore, e poco importa che quel territorio rientri nella giurisdizione del Parco delle Cinque Terre.
Il segnale è chiaro. La soluzione passa attraverso una legge destinata a far discutere e gli incentivi economici ai figli per tornare a lavorare le terre dei padri. Con ordine: «Anche quest'ultima vicenda - dice Burlando -, per fortuna una tragedia sfiorata, nasce dall'abbandono del territorio. Fasce terrazzate e boschi lasciati a se stessi. Ogni volta che si va a cercare le cause dei disastri si scopre lo stesso problema: non c'è più gente che lavora la terra, che va in malora. Le conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti».
Se l'Italia ha il poco ambito primato del Paese con il maggior dissesto idrogeologico d'Europa, la Liguria è ben alta nella classifica nazionale. La commissione d'inchiesta sull'ultima alluvione ha scoperto una quantità incredibile di abusi edilizi, dighe e ponticelli fuori norma, frane mai messe in sicurezza, boschi e campi in stato di totale abbandono, tutti in terreni privati. La Regione ha preparato una legge che verrà votata entro ottobre, dai contenuti abbastanza delicati, al punto da far sorgere timori su un possibile rigetto da parte del governo. In sintesi: verranno create alcune cooperative che si occuperanno di mettere in sicurezza boschi e terrazze lasciate al loro destino.
«L'incuria provoca un danno. Se il proprietario esegue quel che gli viene chiesto di fare, amen. Altrimenti interveniamo noi. Non è certo un esproprio, e neppure una misura punitiva, ma un semplice intervento su terreni non coltivati, magari non per colpa del proprietario, che restano nella nostra disponibilità fino a quando non vengono messi in sicurezza». La parte forse più scabrosa è il recupero dei costi. Le cooperative verranno ripagate con il frutto del loro lavoro, proveniente dal terreno in questione. La legna dei boschi, le biomasse provenienti dalle colture private riavviate con l'intervento pubblico. «Si tratta di un intervento in casa d'altri, che può anche essere letto come una limitazione alla proprietà privata. Ma qualcuno se ne dovrà pur occupare».
Nel dopoguerra la Liguria aveva 150.000 persone che lavoravano la terra. Oggi sono meno di 14.000. A presidiare sono rimasti gli anziani. Gli altri sono andati a vivere in città. Il territorio però è rimasto lo stesso, non ha cambiato la sua complessa fisionomia. «Se non le tieni su, le terrazze vengono giù». Il sillogismo di Burlando non fa una piega. Nell'ultima settimana il governatore della Liguria ha trascorso molto tempo a Roma, lavorando con Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale. L'obiettivo comune è la creazione di un fondo Fas (le ultime due lettere stanno per aree sottoutilizzate) dal quale attingere incentivi economici per il ripopolamento delle zone interne. «Vorremmo convincere i figli a riprendere il lavoro che i loro padri non possono più fare». Soldi in cambio di un ritorno alla natura.
Non è un baratto che va in direzione ostinata e contraria, tutt'altro. Gli ultimi dati sull'occupazione in Liguria mostrano un calo nell'industria e nei servizi, dovuto alla crisi. L'unico dato positivo riguarda l'agricoltura. Una necessità, più che una tendenza sociale. «Comunque da incentivare: dobbiamo assolutamente ritrovare una presenza diffusa sul territorio» dice Burlando. Non è certo la soluzione definitiva per evitare le tragedie, ma aiuta.
Re: Crisi economica e attrazione del settore agricolo
26/09/2012, 13:54
Non posso prevedere il futuro dell'agricoltura, ma chiaro che se adesso trasportare merci è diventato molto più oneroso, questo potrebbe andare a vantaggio della filiera corta, sempre che questa si organizzi sempre meglio. Diventare imprenditori agricoli è senza dubbio molto difficile, ma dipende un pò anche dalle pretese che si hanno, qui sul forum ci sono un bel pò di esempi che ci campano, certo che non vanno in giro in Rolls Royce. Secondo me tanti che si stanno avvicinando all'agricoltura hanno per la maggioranza avuto esempi in famiglia, magari i nonni oppure i genitori che coltivavano la terra....altri, ma in minoranza magari è gente che è rimasta senza lavoro e non vede altre opportunità se non quelle di mettersi in gioco da soli, senza aspettarsi ormai "miracoli" che cadono dal cielo, o posti di lavoro garantiti..
Per rispondere a Grinto, l'immobiliare è una grande bolla che esploderà e crollerà ne 2015, è già stato scritto da veri esperti, è uscito anche un libro a riguardo....