NEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
Lo sversatoio in questione ha una capienza di 600.000 tn. ed è, da come le varie ordinanze del commissariato di governo specificano, pronto ad accogliere anche le ceneri dell'inceneritore di Acerra.
I primi camion sono arrivati nella notte tra l'11ed il 12 giugno iniziando a riempire la piattaforma di cemento, che funge da sito di stoccaggio, posta nelle immediate vicinanze. Da qui, poi, prelevata con l'ausilio di altri mezzi la spazzatura sarà usata per colmare l'enorme buco alle falde del vulcano. Gli abitanti della zona avevano già capito che le cose stavano precipitando: nei giorni precedenti forti boati, esplosioni secche hanno scosso la compassata quotidianità vesuviana. Erano le detonazioni che sono servite a far cedere artificialmente parti del sito non ancora in sicurezza, ma che hanno anche comportato dei danni alle strutture ed alle case della zona.
Pur se apparentemente tranquilla ed isolata (siamo in pieno Parco Nazionale), l'area destinata a diventare pattumiera regionale pullula di attività imprenditoriali di varia natura oltre che di vigneti d.o.c. La sostanziale differenza di metodo che ha contraddistinto l'avvio a regime della discarica a Terzigno, tutto nel più totale silenzio, è da imputare alla inesistente controffensiva di comitati e movimenti ambientalisti. Seppur attivissimi fino ad un anno fa, il tempo ha giocato a loro sfavore logorandoli e mettendoli fuori gioco, almeno per ora, per stanchezza.
D'altro canto bisogna pur considerare che l'ex-sindaco di Terzigno (antidiscarica della prima ora poi, dopo l'avvento del Cavaliere al governo, addivenuto a più miti consigli) è riuscito, attraverso un operazione di junk-marketing, a sedare qualsiasi impulso di sana resistenza allo scempio che qualche compaesano si sforzava di tenere vivo propagandando un luogo altamente inquinante come fosse una fabbrica di confetti e/o un casinò. Un'operazione simile, ma in modo più subliminale, è stata fatta anche dai sindaci dei paesi confinanti, i quali tutt'ora si dichiarano contrari all'opera devastatrice ma nei fatti se la godono perché potranno usufruire del fosso per indirizzarci il surplus di munnezza proveniente dai loro territori a prezzi stracciati, se non a zero lire. Una vera manna per le casse esangui di enti malgovernati da decenni oramai.
Da oggi, quindi, e per altri quattro anni ancora, il territorio vesuviano sarà meta preferita di autotrasportatori di materiali, i più inquinanti: dalle ceneri ai fanghi, dal percolato alle ecoballe di stato. E dire che qui si aspettavano i turisti per offrirgli natura e prodotti tipici!?
Inesistente, allo stato attuale, qualsiasi controffensiva dei movimenti per opporsi alla ormai avvenuta apertura della prima discarica prevista a Terzigno, c'è maretta sul fronte dei ricorsi e delle denunce. Da due anni circa, data in cui per la prima volta la località alle falde del Vesuvio veniva indicata come luogo deputato ad accogliere i rifiuti della Campania, si parla di possibili ricorsi. Da più parti, da più comuni, da più enti si lanciano appelli affinché la Comunità Europea, la Corte di Giustizia europea, il Tar, intervengano per impedire il massacro ambientale di un intero territorio. In sostanza, però, nessun atto formale è mai stato depositato da chicchessia presso una delle sedi sopra citate deputate a giudicare sulla fondatezza dell'allarme. Tutti fuochi di paglia consumatisi velocemente.
Un dato certo, invece, ci giunge da fonti interne alla soprintendenza pompeiana: presso il sito in località Pozzelle, durante i lavori di preparazione svolti dai militari, sono stati rinvenuti materiali di interesse archeologico (alcuni dei quali già in possesso della soprintendenza) oltre che rifiuti tossiconocivi. La soprintendenza si è già rivolta ai Carabinieri, nucleo salvaguardia del patrimonio, affinché si organizzi un sopralluogo al più presto possibile per evitare la probabile distruzione dei reperti. Se la cosa avrà degli sviluppi, non è da escludere l'eventuale blocco delle operazioni inerenti l'attività di sversamento.
Un altro dato certo è che alcuni abitanti danneggiati dalle operazioni di lavorazione nel sito svolti con materiale esplosivo hanno già dato il via ad una serie di ricorsi: alcuni si sino ritrovati il muro di casa lesionato, altri si sono spaventati perché non avvertiti, altri ancora pare si siano fatti male mentre cavalcavano in un maneggio, facevano ippoterapia, poiché il rumore sordo ha fatto imbizzarrire gli animali.
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