Io uso sempre una frase idiota e magari anche barbara, ma che credo sia di una verità inconfutabile: "Come può funzionare un mondo in cui non posso spaccare il muso a chi mi frega?".
Però sono mille gli aspetti di cui tener conto prima di dire che si può o non si può sfamare un Paese come questo "a carretti e contadini"... Non è che tutto ciò che produciamo ce lo mangiamo noi, ad esempio, e qui si va a finire in un discorso economico dal quale non usciremmo più. Non ho nulla contro il mercato libero, anzi, credo che appiattirlo secondo certi indirizzi economici sia la morte dell'ingegno umano, ma non posso sopportare che la scelta del consumatore sia pilotata da una parte dalle pressioni economiche e politiche e dall'altra dalla sua stessa pigrizia, parzialmente indotta ma spesso anche connaturata. La manipolazione attuale del quadro economico non è più mercato libero: è il M@nòpoli, in cui se hai Piazza della Vittoria e Viale dei Giardini, gli altri ruscano di brutta maniera.
E io i soldi voglio darli a quelli che ruscano, non a quelli che non fanno una mazza e mi pigliano per i fondelli. Manco voglio sentirli, tanto che ho staccato la TV da anni, loro e i loro biscotti e passate e scatolette del piffero... Terroristi...
Certo è che se tutti vogliamo tutti i giorni tre volte al giorno anche quel che non ci serve, per forza qualcuno penserà che sia una buona idea fornircelo, sia perché ci fa i soldini, sia perché con la pancia troppo piena si tende a blaterare molto ma a concludere poco... E anche qui si finisce in un ginepraio, persi fra le reali necessità dell'esistenza e il gioco delle parti cui siamo costretti (forse).
I deliri di decrescita sono utopici non perché non sarebbero realizzabili in relazione alle risorse e alla logistica, ma perché l'ostacolo saremmo proprio noi.
Su questo non ci piove. Ma sai dopo 8/10 ore di lavoro, tre di tangenziale, due di coda e due di TV che voglia hai di "combattere il sistema"?
Te ne vai al centro commerciale, in dieci minuti hai trovato tutto quel che ti serve, hai approfittato di sei o sette tre per due, di un paio di offerte irrinunciabili, hai strisciato la carta e buonanotte ai suonatori: cena pronta e serata in famiglia. Oh, là!
Cosa vuoi fare, cambiar casa e lavoro per recuperare le tre ore di tangenziale e andare a lavorare in bici? Mandare i figli in una scuoletta di provincia che non fa tre corsi di lingue e 25 "workshop" di teatro alternativo, hip-hop e ceramica artistica? Ma dài, sù, non scherziamo...
Se ci mangiano in testa, loro saranno anche str@@zi, ma noi decisamente siamo autolesionisti.
La decrescita è come la democrazia: o nasce spontanea per sensibilità autoctona o non la puoi mica esportare a forza: prima o poi la reale natura delle cose salta fuori, quando meno te l'aspetti. E non mi pare che ci sia questa grande esplosione di attivismo decrescente, per quanto qualche ottimista riesca invece a vedere "drastici cambi di tendenza". Io vedo ancora solo qualche cane sciolto mezzo matto come me che si fa un mazzo a strisce per salvaguardare i diritti che riconosce propri e ancora sente di avere. E che normalmente prende delle botte da idiota dalla stragrande maggioranza della popolazione perché non ha idea di chi sia Adele e tocca spiegarglielo...
Deliri a parte, ben venga l'e-commerce per chi lo vuole: in una certa ottica è sicuramente uno strumento efficace e pratico. Un paio di volte l'anno lo uso anch'io, pensa che roba: faccio un atto di fede e mi compro le arance in Sicilia o il miele di carrubo in Sardegna, per esempio.
Ma preferisco andare a far l'aperitivo a salame e fave dal macellaio che mi regala il riso di un suo cliente in cambio della marmellata di peperoncini o a prendermi le cassette di verdura nel campo dalla Giulia e sua nonna 94enne che non ha mai il resto giusto e me lo dà in zucchine o cavolfiori... Che ci devo fare, a me lo shopping piace così...
Non volevo scrivere e invece son le due e sono ancora qui... Mortacci mia...