poggioallorso
Iscritto il: 10/05/2009, 19:14 Messaggi: 1255 Località: Appennini Tosco-Emiliani
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Un caro saluto a tutti voi. bella discussione questa, io l'ho vissuta così, senz'altro in maniera estrema, come è mia abitudine. ammiro però coloro che riescono a stabilire il giusto equilibrio delle cose, allevando con cura ed uccidendo senza dolore. io, me la vivo male.....
UCCIDERE, PER COMPRENDERE.....pubblicata da Beatrice Consigli il giorno sabato 20 febbraio 2010 alle ore 19.17 L’avventura freme nei fianchi.. finalmente posso dedicarmi alla pastorizia, lasciando cadere dalle spalle il mantello opulento e viziato di chi vive nel benessere, in città, con la smart sotto casa ed il condizionatore d’aria…. Il mantello di chi compra tutto, e dipende completamente dagli altri…. Nel terreno ripulito vengono costruiti gli ovili, che si riempiono presto di un gregge di pecore sarde splendide e lanose. Non le conosco ancora, dunque richiedo all’ingegno e alla voglia d’imparare come si fa a trattare questi animali ed a farli produrre. Finalmente mangeremo del nostro; latte e formaggi, carne. Quella carne soda e saporita, così buona e sana…. Quei formaggi piccanti, tratti fuori dall’alchimia del caglio e della temperatura… La schiena si spezza nel lavoro, gli animali soffrono i nostri errori d’ignoranza. Poi arriva finalmente il giorno della produzione… il montone ha fatto bene il suo lavoro, copre le pecore in coiti brevi e distratti, dove la femmina soggiace brucando, indifferente. La gravida partorisce, tra belati discreti, due gemelli bianchi.. le zampette lunghe ed instabili traballano, ma in venti minuti essi sono in piedi, ancora bagnati, accanto alla madre macchiata di sangue. Tremanti tentativi li portano a trovare la fonte di vita del latte, le grosse mammelle gonfie della pecora danno loro la forza di vivere. Nel prato per due mesi madre ed agnelli fanno mostra bucolica di se. Spiccano bianchi, intimi, delicati e teneri. La maternità ovina è così forte che parte un richiamo tremulo appena uno dei figli si allontana di pochi metri. Recuperato il piccolo, la madre lo lecca ed annusa a lungo, a controllare se tutto va bene. Due mesi dopo qualcuno pesa l’agnello più grosso. È giusto il momento per farlo. La sera decisa si entra nell’ovile, dove la madre accucciata con i figli accanto ci guarda tranquilla; siamo noi che le portiamo grano, fieno, acqua fresca.. rapire veloce il più grosso è un istante. Appena lo si solleva comincia a belare forte. E la madre si alza, risponde. Lo cerca mentre fuggiamo vigliacchi col corpicino in mano. ne teniamo stretto il muso perchè il suo disperato grido non disturbi le nostre coscienze. Le zampe legate di dietro. La lama appuntita affonda veloce nel collo e ne schizza via sangue caldo e vischioso. Il compressore è pronto per gonfiare la pelle e scollarla dal corpo ancora fremente. La madre intanto sente la morte e dalle stalle in un parossismo d’angoscia ci strazia. Veloci e sporchi e dannati speriamo che il corpo si spenga in fretta, per gonfiarlo, scollarlo, spellarlo, quel corpo fremente ed ignaro…. Rimane appeso ad un ramo, esposto alla vista dei cani eccitati. Rimane la pozza di sangue, rimane la madre che bela per giorni, rimane il vicino pastore felice che parla di ricette e cucina… rimane l’orrore, rimane la nausea, rimane la colpa, rimane il dolore, rimane il rimorso, rimane la foto ingrandita della mano che toglie la vita in un semplice gesto veloce ed esperto….. Rimane un gregge inutile, dove mungere una pecora forzata a cui è tolto un agnello è amaro veleno. Lei mi guarda, mi guarda le mani, mi bela, mi chiede dove è il figlio giovane e sperso….
Rimangono le stalle vuote, abitate soltanto da pochi esemplari affettivi, quelli che adesso, davvero si possono fidare … Rimane un rimorso cocente che non si dimentica, che traccia a tinte rosso sangue il disgusto di nutrirsi di un corpo che ha pulsato, sentito, sofferto, temuto, subito…. Rimane l'amara vergogna di aver avuto bisogno di uccidere, per comprendere il valore profondo della vita…..
_________________ Bea
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