Bea,
giustissima osservazione.
Prima in Maremma tutto era più in equilibrio (stabile
): i cinghiali facevano 3/4 piccoli ed erano conseguentemente un numero inferiore rispetto ad oggi, in più scorrazzavano per tutti i campi del loro vasto territorio che era COMPLETAMENTE SEMINATO. Come si dice? Mal comune, mezzo gaudio! I caprioli erano pochi e i daini proprio non c'erano...
Ora la forte antropizzazione (anche legata ai falsi-agriturismo che sì, hanno fatto del bene a turismo e paesaggio, ma anche del male all'agricoltura, trasformando la campagna in una serie di country-house completamente scollegate dall'attività agricola...) spinge gli animali in territori meno vasti, l'urbanizzazione divide impunemente boschi con superstrade o autostrade, lamentando poi incidenti stradali con selvatici (
), la mancata semina di vastissime aree...insomma tutto tende a "concentrare" la fauna selvatica dove c'è cibo. E cioè, appena terminato il valore alimentare del bosco (molto presto a causa dell'altissimo numero di capi ad ettaro), nei "nostri" campi, nei "nostri" orti, nei "nostri" frutteti, amplificando molto un problema già esistente...
Se avessero più spazio, più cibo, più "libertà d'azione" l'impatto dei selvatici sarebbe inferiore e il buon vecchio istrice non "caverebbe" tutte le patate, ma solo alcune, il cinghiale non sterminerebbe 5 ha di pisello proteico, ma solamente lo assaggerebbe, il daino non "cimerebbe" tutti i girasoli appena germogliati, perchènon autoctono di queste zone...e sto parlando per esperienza diretta, ahimè...
Jacopo