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C'era una volta... 
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Le fole sono storie o favole che venivano raccontate durante le lunghissime serate d'inverno, davanti al camino acceso...

"...di notte, nel bosco, si appollaiano gli streghi, si mettono lì sopra ad aspettare gli uomini, neri come i corvi. Se ti dovessero domandare per chi è la notte? Rispondigli per te, per me, per tutti quelli che camminano nella notte; solo così ti lasciano passare, solo così non diventi uno di loro..."

Chi inizia a raccoontare?

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"Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso."
(Da "Montagne di una Vita" di Walter Bonatti)


17/11/2012, 17:45
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IL LINCHETTO: DISPETTOSO FOLLETTO
Claudio Tomaselli, 28 July 2008
Il Linchetto è un folletto burlone che le fa di tutti i colori, specialmente ai vecchi e agli animali. Di notte il Linchetto entra nelle case e si diverte in vari modi. Nasconde gli oggetti nei posti più impensati, causando disperazione nei proprietari. Gli piace girare per le stalle, dove trae gran divertimento soprattutto dall’arricciare i crini del cavallo, facendone treccine. Si diverte anche a legare le zampe delle pecore con corde di paglia o fieno.
Ma non finisce qui. Infatti il Linchetto entra spesso e volentieri in camera da letto, magari toccando i piedi delle vecchie, oppure tira per terra le lenzuola per poi scoppiare in sonore risate. Altre volte invece si piazza sul petto del dormiente e non lo fa più respirare.
Insomma è veramente dispettoso, anche se non è pericoloso. Gli unici che si salvano sembrerebbero i bambini, con i quali invece è molto cordiale; li accarezza e li bacia, tanto che la mattina assumono un bel colore rosato e sono ancora più belli. Ma con tutti gli altri il Linchetto può essere veramente un problema.

“Me ne mangio pane e cacio e del Linchetto me ne incaco”
Certo se proprio non ve la sentite di usare questi modi poco signorili, provate in quest’altro modo: prima di andare a dormire mettete una tazza di riso ai piedi del letto. Il Linchetto quando arriva tenterà di scoprire i piedi al dormiente, ma urterà la tazza spargendo per terra i chicchi di riso. Preciso com’è non sopporterà tutto quel disordine e si metterà subito a raccoglierli uno per uno, cosa che lo impegnerà tutta la notte; quando arriva l’alba, non sopportando il sole, sarà costretto ad andarsene


17/11/2012, 18:46
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...Era un venerdi' santo a mezzanotte ....tuoni ,fulmini e saette ....quattro briganti armati fino ai denti aspettavano l'arrivo della diligenza ...uno di loro disse : .... PIETRO ...raccontaci una storiella ... e Pietro ...comincio' .......Era un venerdi' Santo a mezzanotte .............. :lol: :lol: :lol:


18/11/2012, 1:17
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....tuoni ,fulmini e saette ....quattro briganti armati fino ai denti aspettavano l'arrivo della diligenza ...uno di loro disse : .... PIETRO ...raccontaci una storiella ... e Pietro ...comincio' .......Era un venerdi' Santo a mezzanotte .............. :lol: :lol:

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« Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo » M. Gandhi


18/11/2012, 17:33
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@Campesino grazie del contributo, credo che anche altri contribuiranno a farci conoscere storie e leggende dei loro posti. La memoria orale si sta perdendo...confido in quella virtuale.


Nel campo di un contadino c'era un albero che non portava frutti, ma era soltanto un rifugio di passeri e di strillanti cicale.

Dato che non rendeva nulla, il contadino decise di abbatterlo: prese l'accetta e menò un colpo.
Cicale e passeri lo supplicavano di non abbattere il loro asilo, di lasciarlo in piedi per potervi cantare e rallegrare così anche lui.

Ma il contadino, senza curarsi affatto di loro, menò un secondo e un terzo colpo; mise così allo scoperto una cavità dell'albero, dove trovò uno sciame d'api e del miele.

L'assaggiò e allora gettò via l'accetta e onorò quell'albero come sacro, circondandolo di cure.

Esopo

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18/11/2012, 18:35
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belle le favole di Esopo....ma non son male nemmeno quelle di Fedro ;)
questa è quella che preferisco.... :)


Il lupo e l'agnello

Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva a una certa distanza, verso valle. La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse: "Perché osi intorbidarmi l'acqua?"
L'agnello tremando rispose: "Come posso fare questo se l'acqua scorre da te a me?"
"E' vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole".
"Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato".
"Allora" riprese il lupo "fu certamente tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie". Quindi saltò addosso all'agnello e se lo mangiò.
Questo racconto è rivolto a tutti coloro che opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti.
(Fedro)

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Cinismo è il riuscito tentativo di vedere il mondo come è realmente.
Jean Genet


18/11/2012, 19:55
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Il nostro equivalente ''Linchetto'' citato da Campesino è il Monachicchio (o più precisamente nel mio comune ''u Mommachicchio'')
Viene descritto come un piccolo folletto con un cappuccio rosso, velocissimo, invulnerabile alle armi da fuoco, dispettoso, persecutorio, possessore di grandi ricchezze, ricattabile solo se si riesce a togliergli il suo prezioso copricapo e da restituirgli solo a compenso ottenuto poichè non manterrebbe la parola...
Viene anche citato (insieme ad altre ''figure'') nel romanzo di Carlo Levi - Cristo si è fermato ad Eboli - in cui vengono narrate molte credenze del popolo lucano addirittura riconducibili a riti precristiani.
Altra entità ''avvistata'' da più di uno è il Cane Nero; la bestia pare che si manifesti improvvisamente, divenendo sempre più grande man mano che si avvicina sino a divenire gigantesca, rappresenterebbe un' anima persa che un tempo abitava nel luogo dell'avvistamento.

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Tra venti anni sarete più delusi per le cose che non avrete fatto che per quelle fatte.
Quindi mollate le cime.
Allontanatevi dal porto sicuro.
Prendete con le vostre vele i venti.
Esplorate. Sognate. Scoprite.

Mark Twain


18/11/2012, 20:26
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Sez. Orticoltura
Sez. Orticoltura

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Molte sono le le leggende popolari e i detti popolani sul personaggio più imprevedibile e strano di Napoli, ‘o munaciello. Il personaggio è esoterico ed è temuto dal popolo per i suoi dispetti ma è anche amato perché a volte fa sorprese gradite che sollevano anche economicamente la situazione di una famiglia. Egli si manifesta come un vecchio-bambino che indossa il saio dei trovatelli, che venivano ospitati nei conventi. Amante delle donne, leggermente vizioso, è solito palpare le ragazze belle ed in cambio di questo e/o dello spavento che il suo aspetto scheletrico procura a chi lo incontra lascia delle monete.
La tradizione narra che il nome fu dato nel Cinquecento ad un fanciullo trovatello malaticcio, morto in giovane età famoso per la sua vivacità.
Secondo gli occultisti la storia di questo fanciullo è pura invensione del popolo che volle assegnare aspetti benevoli ad un individuo demoniaco. Infatti secondo la teoria esoterica il munaciello non era altro che una presenza demoniaca del male che, ricorrendo a doni, in realtà ingannava le vittime cercava di comprare l’anima.
Il popolo ha però esorcizzato la paura e ancora oggi aspetta la visita de ‘0 munaciello che può lasciare del denaro inaspettatamente senza chiedere nulla in cambio.


La “storia” delle origini del Munaciello:
Verso il 1445, epoca in cui Napoli era governata dagli Aragonesi, Caterine Frezza, figlia di un ricco mercante, s’innamorò di un bellissimo giovane garzone, Stefano Mariconda. L’amore fu contrastato dal padre di lei tanto che un giorno il ragazzo fu trovato morto nel luogo dove era solito incontrare Caterina. La fanciulla si ritirò in convento dove diede alla luce un bimbo deforme. Le suore lo accudirono e gli cucivano vestiti monacali con un cappuccio per nasconderne le deformità. Quando usciva dal convento il popolo cominciò a chiamarlo “lu munaciello”. Col passar degli anni gli furono attribuiti poteri magici tanto da farlo divenire una leggenda.
Un’altra storia sull’origine del nome si riferisce ad un gestore dei pozzi d’acqua che, per questo motivo, poteva accedere facilmente nelle case attraversando i cunicoli che servivano per calare i secchi. Quando non veniva pagato per i suoi servizi egli si vendivìcava facendo dei dispetti agli abitanti della casa.

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09/12/2012, 2:37
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C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. C'èra una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva racontami una storia, la storia incominciò. :lol: :lol: :lol: :lol:

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è più sincero un cane che ti scodinzola, di una persona che ti sorride


13/12/2012, 22:14
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L' uomo che piantava gli alberi

Il pastore che non fumava prese un sacco e rovesciò sul tavolo un mucchio di ghiande. Si mise a esaminarle l’una dopo l’altra con grande attenzione, separando le buone dalle guaste. Io fumavo la pipa. Gli proposi di aiutarlo. Mi rispose che era affar suo. In effetti, vista la cura che metteva in quel lavoro, non insistetti. Fu tutta la nostra conversazione. Quando ebbe messo dalla parte delle buone un mucchio abbastanza grosso di ghiande, le divise in mucchietti da dieci. Così facendo eliminò ancora i frutti piccoli o quelli leggermente screpolati, poiché li esaminava molto da vicino. Quando infine ebbe davanti a sé cento ghiande perfette, si fermò e andammo a dormire.

La società di quell’uomo dava pace. Gli domandai l’indomani il permesso di riposarmi per l’intera giornata da lui. Lo trovò del tutto naturale o, più esattamente, mi diede l’impressione che nulla potesse disturbarlo. Quel riposo non mi era affatto necessario, ma ero intrigato e ne volevo sapere di più. Il pastore fece uscire il suo gregge e lo portò al pascolo. Prima di uscire, bagnò in un secchio d’acqua il sacco in cui aveva messo le ghiande meticolosamente scelte e contate.
Notai che in guisa di bastone portava un’asta di ferro della grossezza di un pollice e lunga un metro e mezzo. Feci mostra di voler fare una passeggiata di riposo e seguii una strada parallela alla sua. Il pascolo delle bestie era in un avallamento. Lasciò il piccolo gregge in guardia al cane e salì verso di me. Temetti che venisse per rimproverarmi della mia indiscrezione ma niente affatto, quella era la strada che doveva fare e m’invitò ad accompagnarlo se non avevo di meglio. Andava a duecento metri da lì, più a monte. Arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? Non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale, o forse proprietà di gente che non se ne curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura.

Dopo il pranzo di mezzogiorno ricominciò a scegliere le ghiande. Misi, credo, sufficiente insistenza nelle mie domande, perché mi rispose. Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla.

Fu a quel momento che mi interessai dell’età di quell’uomo. Aveva evidentemente più di cinquant’anni. Cinquantacinque, mi disse lui. Si chiamava Elzéard Bouffier. Aveva posseduto una fattoria in pianura. Aveva vissuto la sua vita.

L' uomo che piantava gli alberi, di di Giono Jean pubblicato da Salani

Qui tutto il racconto http://www.minerva.unito.it/Home/TestiAutori/Giono/JeanGionoAlberi.htm

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"Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso."
(Da "Montagne di una Vita" di Walter Bonatti)


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