Vorrei dire la mia senza intenzione di offendere nessuno. Le mia opinione prende spunto da considerazioni diverse. Le affermazioni del Signor Bigazzi contengono almeno due aspetti diciamo "problematici". Il primo di natura prettamente giuridico-legale e lo ricorda il sottosegretario Francesca Martini, che ha rammentato che i gatti sono animali d’affezione, tutelati dalle legge 281/1991, art. 1, comma 1, e ha anticipato che ai responsabili di quanto accaduto potrebbe venire imputato il reato di istigazione a delinquere, previsto dall’art. 414 del Codice Penale. Il testo della legge si trova facilmente in rete e il comma 1 dell'articolo 1 recita testualmente:
"Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente."
Si può non condividere questo dato ma resta il fatto che, invitare ad assaggiare quanto è buona la carne di gatto rappresenta istigazione a infrangere una legge (infatti mi risulta misterioso come si possa ripassare in padella un gatto senza prima avergli inflitto qualche pena). Cucinare o suggerire di cucinare un coniglio in tegame no, questo fatto non infrange alcuna legge. Ora, so bene quale litania si può intonare, siamo in un Paese dove le leggi si possono infrangere a cuor leggero, lo fanno in molti, abbiamo ben altro a cui pensare, e via sgranando tutte le declinazioni possibili.
Il secondo aspetto riguarda un fatto direi più antropologico. Appellarsi ad una sorta di tradizione per argomentare un costume che ad oggi non è legato al bisogno di nutrirsi, non credo sia di per sè un dato positivo nè universalmente condivisibile. La storia dell'uomo è ricca di comportamenti tradizionali che io personalmente, e credo qualcun altro, non rimpiango affatto. In merito alla sanzione inflitta al Signor Bigazzi resto indifferente, io so ancora usare il telecomando.
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