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Agricoltura biodinamica/biologica: alcune note critiche 
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Ricevo e gentilmente pubblico volentieri la mail inviatami dal prof. Codogno




gentile Dott. Francesco Marino,

ho letto il Suo articolo *«Agricoltura biodinamica/biologica: alcune note
critiche»*, comparso sulla* Rivista di Agraria* (anno 2013, n° 172 –
agosto), che mi è stato segnalato dall’amico Carlo Triarico. Innanzitutto
vorrei far rilevare un’inesattezza nel titolo, dove agricoltura biologica e
biodinamica compaiono quasi come sinonimi. Questo spiega la sua frase in
apertura d’articolo *«In agricoltura mai come oggi è in corso una guerra
culturale, spesso alimentata dai mass media»*, affermazione che deriva
probabilmente dalla presunzione di un bipolarismo «agricoltura industriale
– tutto il resto», chiaramente fondata su pregiudizi nei confronti del
“diverso”. Vediamo di separare, però, l’agricoltura biologica da quella
biodinamica.

*Agricoltura biologica:*

Credo che il bipolarismo «agricoltura industriale – agricoltura biologica»
non è dovuto alla contrapposizione naturale – artificiale o chimico –
biologico come Lei dice. L’agricoltura è sempre artificiale in quanto
praticata dall’uomo e chimica e biologia sono strettamente legate in una
grande unità: le scienze naturali. È chiaro che il bipolarismo è
essenzialmente umano e rispecchia il diverso tipo di approccio che l’uomo
impiega sia nel *processo cognitivo *che nel modo di applicare le
conoscenze. Ci sono due percorsi nel processo cognitivo: il primo parte da
percezioni (le *sensate esperienze* di Galileo) che, attraverso
un’astrazione classificatoria, offrono idee alla ragione e il secondo parte
da pensieri (le *matematiche dimostrazioni* di Galileo) che devono essere
portati nel mondo delle percezioni per le necessarie verifiche. Un corretto
equilibrio tra questi due percorsi è alla base della *scienza sperimentale*.
Molto spesso, però, l’uomo è attratto dal determinismo dei suoi pensieri e,
con una sensazione di onnipotenza accompagnata da una gran fretta, applica
in modo scorretto e senza le necessarie verifiche la sua *scienza razionale*.
Credo che Lei, avendo elaborato una tesi di laurea sperimentale,
comprenderà bene questo discorso. La scienza razionale è un ausilio utile
all’uomo solo se si assume la sua astrattezza e l’indeterminatezza dei suoi
risultati. Faccio un esempio: la meccanica razionale ci permette di
progettare delle costruzioni, ma per realizzarle dovrò determinare volta
per volta sperimentalmente (in vasche navali, gallerie del vento e
quant’altro) fattori di forma, attriti, viscosità, perdite di carico, ecc.
che fissano l’ambito di indeterminatezza del risultato razionale (la
verifica!). Il più delle volte si considera verifica il sottoporre i dati
sperimentali ad un processo di inferenza statistica basato su test di
significatività parametrici, ma anche questa è astrazione della scienza
razionale: in questo caso il dogma religioso riguarda l’esistenza
dell’astratta curva di distribuzione delle probabilità gaussiana. Può avere
un senso utilizzare questi metodi in fisica ove le distribuzioni di
probabilità gaussiana o poissoniana hanno in certi casi un chiaro
significato, ma già in chimica ed ancor più in biologia, dove esiste un
estremo ordine (non tutto è possibile), che curva di distribuzione di
probabilità hanno i fenomeni? Con il mio campionamento riuscirei a cogliere
una ipotetica distribuzione di probabilità gaussiana? È da decenni che nei
miei lavori scientifici ho basato la verifica di osservazioni ed
esperimenti, seguendo gli insegnamenti del prof. Laszlo Orlóci della
*University
of Western Ontario*, su metodi non parametrici propri dell’analisi
multivariata e della ricerca operativa, abbandonando i test di
significatività parametrici, anche se questi danno una grande
“soddisfazione” al ricercatore in quanto nelle scienze naturali tutto è
significativo. Se manca la “vera” verifica, la scienza razionale diventa
religione e tutto quello che non è da essa compreso diventa eretico. Sul
bel sito internet di un professore matematico in pensione di Perugia è
riportato il seguente motto di Benedetto Croce: *«La maggior parte dei
professori hanno definitivamente corredato il loro cervello come una casa
nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita; da
ogni minimo accenno di dubbio vi diventano nemici velenosissimi, presi da
una folle paura di dover ripensare il già pensato e doversi mettere al
lavoro. Per salvare dalla morte le loro idee preferiscono consacrarsi,
essi, alla morte dell’intelletto»*. È questo atteggiamento che trasforma la
scienza razionale in religione. Ecco che allora nasce il bipolarismo: da
una parte abbiamo l’agricoltura fondata su base *chimica razionale* e
dall’altra l’agricoltura fondata su base *biologica sperimentale*. Per
utilizzare i suoi termini, ad un razionale *mineralismo* astratto che
ignora la complessa realtà del suolo si oppone un concreto *humismo* per
cui esiste nel suolo un complesso di scambio cationico, costituito da
utilissime particelle umo-argilliche con elevata capacità di trattenere i
nutrienti minerali nella rizosfera. Per fortuna in natura esistono i
colloidi degli *humisti* che rallentano il dilavamento dei soluti dei *
mineralisti* verso la falda acquifera di fondo! E Le posso assicurare che
questa mia visione non è un atto di fede nei confronti di Lysenko (non so
cosa centri in questo discorso, ma Lei lo cita…). Quindi l’agricoltura
biologica, pur se eretica secondo la Sua religione, ha tutti i diritti di
affermarsi e di venir osservata per il suo carattere concreto e
sperimentale.

*Agricoltura biodinamica:*

Lei ha ragione quando afferma che nell’agricoltura biodinamica *«il
concetto di qualità si allarga ad includere “l’anima del prodotto”, che
trascende la realtà sperimentale»*. A questo punto sento la necessità di
citare una frase tratta dal libro *«Una scienza senz’anima»* di Giuseppe
Sermonti, ordinario di genetica dell’ateneo perugino: *«Per riguadagnare
l’anima smarrita, la scienza dovrebbe occuparsi non tanto sull’uso pratico
dei suoi strumenti e delle sue leggi, quanto di un discorso in cui
collocare le sue conoscenze, in altre parole del loro “significato”»*. Oggi
si fa una gran confusione tra i termini *informazione* e *significato*.
L’informazione è quantificabile (la misuriamo in *bits*) ma il significato
no e sembra trascendere la realtà sperimentale. La stessa informazione
genetica conservata nel DNA, quando negli eucarioti raggiunge il
citoplasma, può essere rimaneggiata da enzimi *splicing* portando alla
formazione di proteine di sintesi con struttura, e quindi con significato,
diverse. Steiner chiama le forze che portano significato forze eteriche di
vita, individuando la stretta connessione tra vita e significato. Per me,
Steiner era un ottimo naturalista fondatore di una metodologia scientifica
ampliata ben descritta nella sua opera *La filosofia della libertà*, che ho
letto per la prima volta negli anni ’60 e che Le consiglio di leggere. A
cavallo tra ‘800 e ‘900 egli ha cercato di introdurre un approccio
scientifico per rispondere all’esigenza succitata espressa da Giuseppe
Sermonti circa un secolo dopo.

Nella *Filosofia della Libertà* di Steiner l’uomo non è un più un semplice
osservatore, cioè un soggetto che solo sente e cerca di intuire i
comportamenti di fenomeni esterni come in Galileo; né un semplice
complemento oggetto che appartiene ad un mondo razionale costruito
dall’intelletto umano come in Newton. Il *processo cognitivo* scientifico
viene sostituito da un *processo creativo *scientifico che pone l’uomo
nell’Universo non come osservatore esterno, né tantomeno come rotellina di
un meccanismo a lui estraneo, ma come attore nel tutto. Per questo
l’antroposofia di Steiner necessita di applicazioni concrete (agricoltura,
medicina, sociologia, pedagogia, architettura, ecc.). Essa non si ferma
alla costruzione di un immagine interna del mondo, ma prosegue con l’azione
di una volontà operante. In questo processo creativo entrano in gioco tutte
e tre le facoltà dell’anima umana: pensare, sentire e volere. Noi viviamo,
però, in un tutto che non dipende dalla nostra volontà, per cui dobbiamo
aprire quest’ultima e “dialogare” con la Volontà superiore che detta le
leggi di natura, Volontà che va sempre rispettata nelle nostre azioni e che
è nostro dovere intuire con formazione di idee morali. Il nostro pensare,
d’altra parte, viene anch’esso bloccato dalla nostra volontà (che si
estrinseca nella nostra religione): dobbiamo aprirlo lasciando cadere i
pregiudizi, frutto della religione del momento, e cogliere i significati
dei fenomeni attraverso pensieri che prendono vita in immagini. E queste
immagini si possono formare in noi solo aprendo i nostri cuori
all’ispirazione. Dobbiamo osservare, osservare e osservare come dice C.
Otto Scharmer. In questo modo il pensare diventa immaginazione, il sentire
ispirazione ed il volere intuizione. Questo è ciò che Steiner chiama *fantasia
morale*. Per ultimo ha luogo la realizzazione nel mondo percepibile, ma non
cessa l’osservazione del fenomeno: si deve continuamente controllare che
non vengano spezzate connessioni basate su leggi naturali (la famosa
verifica!): questo è ciò che Steiner chiama *tecnica morale*. C. Otto
Scharmer, ricercatore del MIT, spiega molto bene in un libro di ca. 500
pagine dal titolo *“Theory U. Leading from the Future as It Emerge”* (2009)
come è possibile operare nel presente con mente aperta, cuore aperto e
volontà aperta. Agricoltura biodinamica è applicare questo processo
creativo nel lavorare la terra e l’agricoltura diventa così un’arte.
Naturalmente i risultati percepibili del processo cognitivo e del processo
creativo non devono mai essere contrastanti e, casomai lo siano, è nostro
dovere comprenderne il perché.

Secondo me, l’agricoltura biodinamica non deve ingabbiare le indicazioni di
Steiner per allestire i preparati in ferrei protocolli che Lei dimostra di
conoscere molto bene: in tal modo la natura cessa di parlarci e noi
rimaniamo con solo un pugno di oscuri rituali di sapore magico. Queste
indicazioni di Steiner sono peraltro degli ottimi esercizi per aprire le
nostre volontà, cuore e mente. È chiaro che la religione fondata sulla
scienza attuale priva di anima, quindi di morale, non comprende queste
indicazioni. Nonostante ciò molti scienziati “liberi” per il loro grande
valore morale sono arrivati a grandi intuizioni sul rapporto tra macrocosmo
e microcosmo, sfiorando quella che prima ho chiamato Volontà. Ricordo per
esempio Lewis Fry Richardson (1881 – 1953), fisico e matematico inglese,
conosciuto soprattutto per i suoi lavori pionieristici sui *frattali* e per
aver introdotto un metodo originale per la risoluzione di sistemi di
equazioni lineari. Egli cita un bel aforisma a pag. 66 del suo lavoro di
meteorologia *“Weather Prediction by Numerical Process”* (1922): *«I grandi
vortici hanno vortici piccoli che attingono alla loro velocità, e questi
ancora vortici più piccoli e così via sino a viscosità»*. Non posso fare a
meno di applicare questo aforisma alla nostra *Galassia *e sorge in me
allora la seguente immagine. Rispetto al polo nord galattico questo Grande
Vortice ruota in senso orario attorno al suo centro: il Sole ruota attorno
al centro della *Galassia* nella parte terminale del braccio *Orion* su una
circonferenza di raggio 2,6×1017 km alla velocità di 250 km/s. A questa
velocità attingono i vortici delle piccole *Sfere Planenarie* che ruotano
rispetto al polo nord eliaco in senso antiorario. Rispetto alla Terra, i
pianeti del sistema solare percorrono eleganti traiettorie apparenti
antiorarie formate da epicicli di vibrazione attorno all’eclittica; i
diametri di queste traiettorie diminuiscono man mano che ci avviciniamo
alla Terra e su questa alla fine i vortici divengono forme, fino a perdersi
del tutto nella viscosità terrestre. E che dire di quanto riportato in un
libro che ho acquistato ieri: *“Hack! Come io vedo il
mondo”*dell’astrofisica fiorentino-triestina Margherita Hack. A pag.
100 leggo una
bellissima frase:*”Siamo davvero ‘figli’ delle stelle. Siamo un prodotto
dell’evoluzione dell’universo, che ha permesso la formazione delle stelle
mentre le stelle hanno a loro volta permesso la formazione dei materiali
necessari alla nascita dei pianeti e della vita”*. Quanto è preziosa per
tutto e tutti quella che Lei chiama polvere di stelle!

Non ho dubbi che tutto quanto afferma nell’articolo è mosso in Lei da buone
intenzioni: lo conferma anche il bellissimo nome dell’associazione che
presiede (Agronomi per la Terra). Solo mi è difficile pensare che la
volontà che muove i suoi pensieri sia la Volontà che detta le leggi della
natura: credo invece sia quella delle multinazionali che dettano le leggi
di mercato di un mondo globalizzato, sul quale esercitano un potere
crescente, assorbendo la libertà individuale dell’uomo.

Credo che le differenze tra le diverse pratiche in agricoltura debbano
essere discusse liberamente e in comune senza pregiudizi: solo così
riusciremmo a risolvere i problemi presenti e a costruire un futuro
migliore. Non sono necessarie guerre, ma alleanze tra persone con buone
intenzioni!

Cordiali saluti e buon lavoro,



Michele Codogno

Trieste, 1° settembre 2013.

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12/09/2013, 19:37
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Buonasera,
mi chiedevo:I vini Biodinamici sono effettivamente più buoni dei Vini prodotti
con metodi tradizionali(con l'aiuto di diserbo,concimazione "chimica"...)?
Chiedo ha chi ha più esperienza di me anche nella degustazione soggettiva
dei prodotti derivanti dalle agricolture suddette.
Vedo che tante aziende vinicole anche con prodotti eccellenti usano
la biodinamica oppure si stanno convertendo a questo tipo di approccio..

Quindi al di la' del marketing che viene fatto il risultato qual'è?
Nella stessa Borgogna/bordeaux vanno di bio...
Maikol


07/11/2013, 12:17
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Gli studi scientifici a riguardo sono pochi o nulli;
uno studio a lungo termine del 2005 dell’American Society for Enology and Viticulture (Am. J. Enol. Vitic. 56:4:367-376 “non sono state trovate differenze nella qualità del suolo” tra le viti coltivate secondo il metodo biodinamico o quello biologico.

Personalmente credo che quello dei vini biodinamici sia una moda,
quasi sempre i produttori di vino biodinamico sono sempre più industriali, scrittori, cantanti, registi o attori che di campagna ne capiscono poco.

Un’ultima cosa. In Italia il vigneto biodinamico si stima che occupi circa 750 ettari (Fonte prof. Antonella Vastola – Relazione Congresso OIV di Verona); realtà molto piccola, in cui non rientrano le grandi aziende vitivinicole, anche per questo dire che i vini biodinamici sono più buoni significa escludere un numero consistente di grandi vini.

ciao Francesco

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13/11/2013, 15:59
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Formazione: laurea umanistica, esperienza in sala parto suini e fecondazione artificiale
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ma magari provarli entrambi? :)

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L'esperto è una persona che ha fatto in un campo molto ristretto tutti i possibili errori.(Niels Bohr)
Più la caduta di un Impero è vicina, più le sue leggi sono folli. Cicerone


14/11/2013, 20:41
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