FrancescoMarino
Iscritto il: 30/04/2009, 18:51 Messaggi: 428 Località: Firenze
Formazione: Laurea in Scienze Agrarie - Presidente AgronomiperlaTerrA
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Ricevo e gentilmente pubblico volentieri la mail inviatami dal prof. Codogno
gentile Dott. Francesco Marino,
ho letto il Suo articolo *«Agricoltura biodinamica/biologica: alcune note critiche»*, comparso sulla* Rivista di Agraria* (anno 2013, n° 172 – agosto), che mi è stato segnalato dall’amico Carlo Triarico. Innanzitutto vorrei far rilevare un’inesattezza nel titolo, dove agricoltura biologica e biodinamica compaiono quasi come sinonimi. Questo spiega la sua frase in apertura d’articolo *«In agricoltura mai come oggi è in corso una guerra culturale, spesso alimentata dai mass media»*, affermazione che deriva probabilmente dalla presunzione di un bipolarismo «agricoltura industriale – tutto il resto», chiaramente fondata su pregiudizi nei confronti del “diverso”. Vediamo di separare, però, l’agricoltura biologica da quella biodinamica.
*Agricoltura biologica:*
Credo che il bipolarismo «agricoltura industriale – agricoltura biologica» non è dovuto alla contrapposizione naturale – artificiale o chimico – biologico come Lei dice. L’agricoltura è sempre artificiale in quanto praticata dall’uomo e chimica e biologia sono strettamente legate in una grande unità: le scienze naturali. È chiaro che il bipolarismo è essenzialmente umano e rispecchia il diverso tipo di approccio che l’uomo impiega sia nel *processo cognitivo *che nel modo di applicare le conoscenze. Ci sono due percorsi nel processo cognitivo: il primo parte da percezioni (le *sensate esperienze* di Galileo) che, attraverso un’astrazione classificatoria, offrono idee alla ragione e il secondo parte da pensieri (le *matematiche dimostrazioni* di Galileo) che devono essere portati nel mondo delle percezioni per le necessarie verifiche. Un corretto equilibrio tra questi due percorsi è alla base della *scienza sperimentale*. Molto spesso, però, l’uomo è attratto dal determinismo dei suoi pensieri e, con una sensazione di onnipotenza accompagnata da una gran fretta, applica in modo scorretto e senza le necessarie verifiche la sua *scienza razionale*. Credo che Lei, avendo elaborato una tesi di laurea sperimentale, comprenderà bene questo discorso. La scienza razionale è un ausilio utile all’uomo solo se si assume la sua astrattezza e l’indeterminatezza dei suoi risultati. Faccio un esempio: la meccanica razionale ci permette di progettare delle costruzioni, ma per realizzarle dovrò determinare volta per volta sperimentalmente (in vasche navali, gallerie del vento e quant’altro) fattori di forma, attriti, viscosità, perdite di carico, ecc. che fissano l’ambito di indeterminatezza del risultato razionale (la verifica!). Il più delle volte si considera verifica il sottoporre i dati sperimentali ad un processo di inferenza statistica basato su test di significatività parametrici, ma anche questa è astrazione della scienza razionale: in questo caso il dogma religioso riguarda l’esistenza dell’astratta curva di distribuzione delle probabilità gaussiana. Può avere un senso utilizzare questi metodi in fisica ove le distribuzioni di probabilità gaussiana o poissoniana hanno in certi casi un chiaro significato, ma già in chimica ed ancor più in biologia, dove esiste un estremo ordine (non tutto è possibile), che curva di distribuzione di probabilità hanno i fenomeni? Con il mio campionamento riuscirei a cogliere una ipotetica distribuzione di probabilità gaussiana? È da decenni che nei miei lavori scientifici ho basato la verifica di osservazioni ed esperimenti, seguendo gli insegnamenti del prof. Laszlo Orlóci della *University of Western Ontario*, su metodi non parametrici propri dell’analisi multivariata e della ricerca operativa, abbandonando i test di significatività parametrici, anche se questi danno una grande “soddisfazione” al ricercatore in quanto nelle scienze naturali tutto è significativo. Se manca la “vera” verifica, la scienza razionale diventa religione e tutto quello che non è da essa compreso diventa eretico. Sul bel sito internet di un professore matematico in pensione di Perugia è riportato il seguente motto di Benedetto Croce: *«La maggior parte dei professori hanno definitivamente corredato il loro cervello come una casa nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita; da ogni minimo accenno di dubbio vi diventano nemici velenosissimi, presi da una folle paura di dover ripensare il già pensato e doversi mettere al lavoro. Per salvare dalla morte le loro idee preferiscono consacrarsi, essi, alla morte dell’intelletto»*. È questo atteggiamento che trasforma la scienza razionale in religione. Ecco che allora nasce il bipolarismo: da una parte abbiamo l’agricoltura fondata su base *chimica razionale* e dall’altra l’agricoltura fondata su base *biologica sperimentale*. Per utilizzare i suoi termini, ad un razionale *mineralismo* astratto che ignora la complessa realtà del suolo si oppone un concreto *humismo* per cui esiste nel suolo un complesso di scambio cationico, costituito da utilissime particelle umo-argilliche con elevata capacità di trattenere i nutrienti minerali nella rizosfera. Per fortuna in natura esistono i colloidi degli *humisti* che rallentano il dilavamento dei soluti dei * mineralisti* verso la falda acquifera di fondo! E Le posso assicurare che questa mia visione non è un atto di fede nei confronti di Lysenko (non so cosa centri in questo discorso, ma Lei lo cita…). Quindi l’agricoltura biologica, pur se eretica secondo la Sua religione, ha tutti i diritti di affermarsi e di venir osservata per il suo carattere concreto e sperimentale.
*Agricoltura biodinamica:*
Lei ha ragione quando afferma che nell’agricoltura biodinamica *«il concetto di qualità si allarga ad includere “l’anima del prodotto”, che trascende la realtà sperimentale»*. A questo punto sento la necessità di citare una frase tratta dal libro *«Una scienza senz’anima»* di Giuseppe Sermonti, ordinario di genetica dell’ateneo perugino: *«Per riguadagnare l’anima smarrita, la scienza dovrebbe occuparsi non tanto sull’uso pratico dei suoi strumenti e delle sue leggi, quanto di un discorso in cui collocare le sue conoscenze, in altre parole del loro “significato”»*. Oggi si fa una gran confusione tra i termini *informazione* e *significato*. L’informazione è quantificabile (la misuriamo in *bits*) ma il significato no e sembra trascendere la realtà sperimentale. La stessa informazione genetica conservata nel DNA, quando negli eucarioti raggiunge il citoplasma, può essere rimaneggiata da enzimi *splicing* portando alla formazione di proteine di sintesi con struttura, e quindi con significato, diverse. Steiner chiama le forze che portano significato forze eteriche di vita, individuando la stretta connessione tra vita e significato. Per me, Steiner era un ottimo naturalista fondatore di una metodologia scientifica ampliata ben descritta nella sua opera *La filosofia della libertà*, che ho letto per la prima volta negli anni ’60 e che Le consiglio di leggere. A cavallo tra ‘800 e ‘900 egli ha cercato di introdurre un approccio scientifico per rispondere all’esigenza succitata espressa da Giuseppe Sermonti circa un secolo dopo.
Nella *Filosofia della Libertà* di Steiner l’uomo non è un più un semplice osservatore, cioè un soggetto che solo sente e cerca di intuire i comportamenti di fenomeni esterni come in Galileo; né un semplice complemento oggetto che appartiene ad un mondo razionale costruito dall’intelletto umano come in Newton. Il *processo cognitivo* scientifico viene sostituito da un *processo creativo *scientifico che pone l’uomo nell’Universo non come osservatore esterno, né tantomeno come rotellina di un meccanismo a lui estraneo, ma come attore nel tutto. Per questo l’antroposofia di Steiner necessita di applicazioni concrete (agricoltura, medicina, sociologia, pedagogia, architettura, ecc.). Essa non si ferma alla costruzione di un immagine interna del mondo, ma prosegue con l’azione di una volontà operante. In questo processo creativo entrano in gioco tutte e tre le facoltà dell’anima umana: pensare, sentire e volere. Noi viviamo, però, in un tutto che non dipende dalla nostra volontà, per cui dobbiamo aprire quest’ultima e “dialogare” con la Volontà superiore che detta le leggi di natura, Volontà che va sempre rispettata nelle nostre azioni e che è nostro dovere intuire con formazione di idee morali. Il nostro pensare, d’altra parte, viene anch’esso bloccato dalla nostra volontà (che si estrinseca nella nostra religione): dobbiamo aprirlo lasciando cadere i pregiudizi, frutto della religione del momento, e cogliere i significati dei fenomeni attraverso pensieri che prendono vita in immagini. E queste immagini si possono formare in noi solo aprendo i nostri cuori all’ispirazione. Dobbiamo osservare, osservare e osservare come dice C. Otto Scharmer. In questo modo il pensare diventa immaginazione, il sentire ispirazione ed il volere intuizione. Questo è ciò che Steiner chiama *fantasia morale*. Per ultimo ha luogo la realizzazione nel mondo percepibile, ma non cessa l’osservazione del fenomeno: si deve continuamente controllare che non vengano spezzate connessioni basate su leggi naturali (la famosa verifica!): questo è ciò che Steiner chiama *tecnica morale*. C. Otto Scharmer, ricercatore del MIT, spiega molto bene in un libro di ca. 500 pagine dal titolo *“Theory U. Leading from the Future as It Emerge”* (2009) come è possibile operare nel presente con mente aperta, cuore aperto e volontà aperta. Agricoltura biodinamica è applicare questo processo creativo nel lavorare la terra e l’agricoltura diventa così un’arte. Naturalmente i risultati percepibili del processo cognitivo e del processo creativo non devono mai essere contrastanti e, casomai lo siano, è nostro dovere comprenderne il perché.
Secondo me, l’agricoltura biodinamica non deve ingabbiare le indicazioni di Steiner per allestire i preparati in ferrei protocolli che Lei dimostra di conoscere molto bene: in tal modo la natura cessa di parlarci e noi rimaniamo con solo un pugno di oscuri rituali di sapore magico. Queste indicazioni di Steiner sono peraltro degli ottimi esercizi per aprire le nostre volontà, cuore e mente. È chiaro che la religione fondata sulla scienza attuale priva di anima, quindi di morale, non comprende queste indicazioni. Nonostante ciò molti scienziati “liberi” per il loro grande valore morale sono arrivati a grandi intuizioni sul rapporto tra macrocosmo e microcosmo, sfiorando quella che prima ho chiamato Volontà. Ricordo per esempio Lewis Fry Richardson (1881 – 1953), fisico e matematico inglese, conosciuto soprattutto per i suoi lavori pionieristici sui *frattali* e per aver introdotto un metodo originale per la risoluzione di sistemi di equazioni lineari. Egli cita un bel aforisma a pag. 66 del suo lavoro di meteorologia *“Weather Prediction by Numerical Process”* (1922): *«I grandi vortici hanno vortici piccoli che attingono alla loro velocità, e questi ancora vortici più piccoli e così via sino a viscosità»*. Non posso fare a meno di applicare questo aforisma alla nostra *Galassia *e sorge in me allora la seguente immagine. Rispetto al polo nord galattico questo Grande Vortice ruota in senso orario attorno al suo centro: il Sole ruota attorno al centro della *Galassia* nella parte terminale del braccio *Orion* su una circonferenza di raggio 2,6×1017 km alla velocità di 250 km/s. A questa velocità attingono i vortici delle piccole *Sfere Planenarie* che ruotano rispetto al polo nord eliaco in senso antiorario. Rispetto alla Terra, i pianeti del sistema solare percorrono eleganti traiettorie apparenti antiorarie formate da epicicli di vibrazione attorno all’eclittica; i diametri di queste traiettorie diminuiscono man mano che ci avviciniamo alla Terra e su questa alla fine i vortici divengono forme, fino a perdersi del tutto nella viscosità terrestre. E che dire di quanto riportato in un libro che ho acquistato ieri: *“Hack! Come io vedo il mondo”*dell’astrofisica fiorentino-triestina Margherita Hack. A pag. 100 leggo una bellissima frase:*”Siamo davvero ‘figli’ delle stelle. Siamo un prodotto dell’evoluzione dell’universo, che ha permesso la formazione delle stelle mentre le stelle hanno a loro volta permesso la formazione dei materiali necessari alla nascita dei pianeti e della vita”*. Quanto è preziosa per tutto e tutti quella che Lei chiama polvere di stelle!
Non ho dubbi che tutto quanto afferma nell’articolo è mosso in Lei da buone intenzioni: lo conferma anche il bellissimo nome dell’associazione che presiede (Agronomi per la Terra). Solo mi è difficile pensare che la volontà che muove i suoi pensieri sia la Volontà che detta le leggi della natura: credo invece sia quella delle multinazionali che dettano le leggi di mercato di un mondo globalizzato, sul quale esercitano un potere crescente, assorbendo la libertà individuale dell’uomo.
Credo che le differenze tra le diverse pratiche in agricoltura debbano essere discusse liberamente e in comune senza pregiudizi: solo così riusciremmo a risolvere i problemi presenti e a costruire un futuro migliore. Non sono necessarie guerre, ma alleanze tra persone con buone intenzioni!
Cordiali saluti e buon lavoro,
Michele Codogno
Trieste, 1° settembre 2013.
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