Ciao a tutti, volevo chiedere se qualcuno avesse mai sentito parlare di lotta alla varroa attraverso la riduzione delle celle di covata a 4.9mm , verso naturale dei favi con Y rivolta verso l'esterno e riduzione dello spazio tra fogli cerei, nutrizione solo con miele, inutilizzo assoluto di sostanze di chimiche. E' la prima volta che sento parlare di queste cose, vorrei saperne di piu'. Grazie Ciao a tutti
La “teoria del 4,9” è appunto una teoria, da quel’ che mi risulta non sostenuta da sudi scientifici ma solo dalle esperienze personali di alcuni apicoltori, perlopiù statunitensi. In Italia è promossa da Apibio ed è stata oggetto di un’accesa discussione su questo forum, tempo fa: api-f53/api-resistenti-alla-varroa-teoria-del-4-9mm-t7925.html C’è stato chi si è iscritto al forum solo per poter polemizzare con Apibio. In effetti, questa teoria non è proprio campata per aria, avevo trovato (e perso) uno studio che dimostrava come facendo sfarfallare le api un’ora prima si otteneva una riduzione della varroa del 9% e ci sono studi che mettono in evidenza il rapporto tra la grandezza dell’ape e la resistenza all’acaro, ma nonostante questo non si tratta di un metodo risolutivo ma solo di un tentativo di far convivere api e varroa. Io sono per soluzioni più radicali e sto sognando l’eliminazione definitiva della varroa con l’aiuto dell’ingegneria genetica.
Grazie per il link mi sono letto tutta l'accesa discussione.... sono un po' stupito di come si e' "evoluta" la discussione, ma credo che faro' delle sperimentazioni per conto mio facendo monitorare ogni anno le api dall' associazione alla quale sono iscritto. Ciao
Obombo ha scritto:.. Io sono per soluzioni più radicali e sto sognando l’eliminazione definitiva della varroa con l’aiuto dell’ingegneria genetica.
Cavolo! Sembra che qualcuno lassù mi stia ascoltando davvero. A poco meno di un mese dal mio messaggio, ecco il solito ricercatore inglese che tira fuori la soluzione. Scrivo incrociando le dita. SEI IL MIO MITO PROFESSORE!
A parte il fatto che ho capito il giusto da tutti quei paroloni, ma mi sembra che hanno semplicemente testato in laboratorio e non sul campo, aspettiamo a cantare vittoria, rimaniamo con i piedi fermi a terra (che non fa mai male). Attenzione anche a quando il nostro prof scrive:
"With appropriate support from industry and a rigorous approval process, chemical-free medicines could be available in five to ten years."
Quindi ci vorrà il supporto delle case farmaceutiche.... Meditate gente, meditate....
Ciao Gandalf. Da quello che dicono, ci vorranno dai cinque ai dieci anni per avere un prodotto utilizzabile sul campo ed è chiaro che non si tratta di un intruglio fai da te, quindi qualcuno dovrà produrlo e commercializzarlo ma credo che sia la soluzione migliore (o quasi) ipotizzabile al momento. Pericolosità zero, residui zero, costi … staremo a vedere.