renzo ti quoto in pieno e in toto...
tu non conosci ancora il nostro eugenio.. lui è un po' di parte, quella dell'agricoltura industriale...
eugenio ha scritto:Di certo, è meno facile (e utile per gli interessi di taluni) puntare il dito contro l’effetto serra e l’aumento di temperatura globale, i cui responsabili vanno cercati in ogni attività antropica legato al progresso. Come pure ben poco si può contro la diminuzione progressiva del campo magnetico terrestre. Tutti processi su scala mondiale, certamente non evitabili per decreto
classico epilogo da lobby... "cause di forza maggiore"... nemico immaginario..
io non ci sto e sò dove puntare il dito..
renzo ha scritto:Moooolto piu' dimostrabile invece l'effetto degli agrofarmaci, neonicotinoidi in primis (infatti adesso sono vietati ovunque).
se solo si rendessero conto che il 50% delle loro produzioni ci sono grazie al fondamentale contributo delle api avrebbero molto più rispetto
riporto anche io un pezzo di articolo:
L’APAT si preoccupa di quantificare il danno economico dato dalla morte delle api. La preoccupazione maggiore credo sia invece un’altra, e cioè, quanto potremmo vivere senza le api?
Wikipedia riporta una lista di 120 piante alimentari o da foraggio che vengono in tutto o in parte impollinate dalle api. Veniamo così a sapere che
* l’impollinazione è essenziale per il kiwi, le noci brasiliane, le angurie, le zucche, gli zucchini, le noci di macadamia, i maracuja, il cacao e la vaniglia
* l’impollinazione è di grande importanza per i mirtilli, le more, i lamponi, le pere, le pesche, le mandorle, le ciliegie, le amarene, le albicocche, gli avocado, i mango, le mele, il cardamomo, i cetrioli, il coriandolo, le noci di cola, le rape e gli anacardi
* negli altri casi il contributo è più modesto, oppure non conosciuto.
Chi ci assicura poi che i danni alle api domestiche non si diffondano anche ad altri insetti impollinatori selvatici?
Il punto quindi non è tanto valutare il danno economico, ma comprendere, che in molti casi non esiste alternativa all’impollinazione degli insetti: non credo proprio che potremmo mandare gli economisti, i businnes managers e i pianificatori dello sviluppo a saltare da una pianta all’altra per trasportare il polline…
Purtroppo l’idea dell’impollinazione manuale è qualcosa di più di una amara battuta, come ci racconta Naturalnews:
«Se le api scompaiono saremmo costretti ad impollinare a mano molte coltivazioni, come già accade in certe zone della Cina in cui le api sono estinte – afferma l’entomologo Giorgio Celli -. Ogni giorno migliaia di braccianti agricoli si armano di pennelli e salgono sugli alberi per fare il lavoro delle api.» (<----- eugenio, se lo farai dimmelo che vengo a fotografarti
)
Ma quali sono le ragioni di questa scomparsa? Sono state fatte diverse ipotesi in merito, come scrive Lorenzo Cairoli:
Ogni giorno in America è un 11 settembre per le api. Colony Collapse Disorder è l’Osama Bin Laden che le sta sterminando. Ma cos’è di preciso? Un fungo? un virus? gli effetti di un pesticida? Sono le api australiane che hanno infettato le api americane? O dobbiamo credere alla teoria delle radiazioni dei telefonini che alterano il sistema d’orientamento delle api e non gli fanno ritrovare la via del ritorno alle arnie?
Tuttavia qualche sospetto comincia ad andare in una direzione precisa
L’ allarme è stato lanciato dall’Apat e sottoscritto da Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori, il quale sostiene che la colpa risiede nei cambiamenti climatici ma soprattutto nell’inasprimento delle infezioni da virus e dall’inquinamento da fitofarmaci.
Pare siano proprio i pesticidi i principali responsabili di questa catastrofe
Sono i pesticidi a far diminuire la produzione di miele perché una quantità eccessiva di queste sostanze si accumula nel polline di cui le api si nutrono. Lo ha scoperto un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania che ha presentato i dati raccolti al convegno della Società Americana di Chimica in corso a Philadelphia. Oltre al polline, gli scienziati hanno analizzato larve, api adulte e la cera dell’alveare, riscontrando la presenza di 70 tipi di pesticidi: in media il polline ne conteneva di sei tipi diversi, ma in un campione ne sono stati individuati ben 31.
Digital Worlds definisce le api una community davvero riuscita, vecchia di 40.000 anni e che è sopravvissuta a ben 3 glaciazioni. Speriamo che di non essere proprio noi a portarla all’estinzione.
Tag Correlate: Api
Post pubblicato da: Tostoini il 22 settembre 2008 - 153 posts su Liquida magazine.