11/11/2015, 9:00
11/11/2015, 11:58
Gallocedrone ha scritto:Ciao a tutti mi chiamo Pasquale Di Cuia.
Insieme a mio fratello abbiamo avviato un'attività di lombricoltura prima per un'esigenza aziendale (essendo azienda biologica) ed il nostro intento è quello di sviluppare una coscienza ecologica e ambientalista nella odierna società, diffondendo metodi biologici ecosostenibili in agricoltura e promuovendo l'utilizzo di corrette pratiche agricole.
Perché non cerchiamo di organizzare un qualcosa (associazione, consorzio o altra forma) di produttori dove poterci incontrare e parlare, confrontarci, su come diffondere i nostri metodi su tutto il territorio nazionale?
Rimango in attesa delle vostre opinioni.
"Ripuliamo il mondo con i lombrichi", deve essere il nostro slogan.
Ciao a tutti, a presto.
12/11/2015, 8:01
ingenuus ha scritto:Gallocedrone ha scritto:Ciao a tutti mi chiamo Pasquale Di Cuia.
Insieme a mio fratello abbiamo avviato un'attività di lombricoltura prima per un'esigenza aziendale (essendo azienda biologica) ed il nostro intento è quello di sviluppare una coscienza ecologica e ambientalista nella odierna società, diffondendo metodi biologici ecosostenibili in agricoltura e promuovendo l'utilizzo di corrette pratiche agricole.
Perché non cerchiamo di organizzare un qualcosa (associazione, consorzio o altra forma) di produttori dove poterci incontrare e parlare, confrontarci, su come diffondere i nostri metodi su tutto il territorio nazionale?
Rimango in attesa delle vostre opinioni.
"Ripuliamo il mondo con i lombrichi", deve essere il nostro slogan.
Ciao a tutti, a presto.
Buona l'idea Pasquale, il regolamento del Forum vieta di pubblicizzare siti internet, se puoi modifica il testo così da eliminare il link, altrimenti dovremmo intervenire noi
12/11/2015, 11:59
Gallocedrone ha scritto:ingenuus ha scritto:Gallocedrone ha scritto:Ciao a tutti mi chiamo Pasquale Di Cuia.
Insieme a mio fratello abbiamo avviato un'attività di lombricoltura prima per un'esigenza aziendale (essendo azienda biologica) ed il nostro intento è quello di sviluppare una coscienza ecologica e ambientalista nella odierna società, diffondendo metodi biologici ecosostenibili in agricoltura e promuovendo l'utilizzo di corrette pratiche agricole.
Perché non cerchiamo di organizzare un qualcosa (associazione, consorzio o altra forma) di produttori dove poterci incontrare e parlare, confrontarci, su come diffondere i nostri metodi su tutto il territorio nazionale?
Rimango in attesa delle vostre opinioni.
"Ripuliamo il mondo con i lombrichi", deve essere il nostro slogan.
Ciao a tutti, a presto.
Buona l'idea Pasquale, il regolamento del Forum vieta di pubblicizzare siti internet, se puoi modifica il testo così da eliminare il link, altrimenti dovremmo intervenire noi
chiedo scusa , la mia intenzione non è la pubblicità ma creare una rete fra produttori di humus (vermicompost) ed incoraggiare le persone nell'utilizzo dei lombrichi per lo smaltimento dei propri rifiuti organici.
Ciao.
16/11/2015, 21:57
17/11/2015, 12:19
17/11/2015, 21:26
ingenuus ha scritto:L’idea di fare un cartello con un listino unico, oltre a essere contraria alla logica di un’economia di mercato, è in contrasto con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il lavoro degli allevatori. E’ bene che il prezzo lo faccia il mercato, e che questo funzioni da stimolo per le imprese “costrette” così a fare sempre di più e meglio. Un’associazione di rappresentanza semmai dovrebbe avere il compito di intervenire nel caso vi siano storture da parte della domanda con una distribuzione asimmetrica del potere contrattuale.
Come azienda agricola negli ultimi anni abbiamo introdotto alcune innovazioni di processo che ci hanno consentito di far crescere la produttività dei nostri allevamenti. Se abbiamo fatto investimenti è perché confidavamo nella bontà dei progetti e nella possibilità che la loro realizzazione ci permettesse di produrre di più a costi inferiori potendo così proporre al mercato un prodotto di maggiore qualità a un prezzo inferiore. Il listino unico sarebbe stato un deterrente frenando così lo sviluppo delle nostre attività e il miglioramento continuo del nostro lavoro.
C’è un aspetto meno tangibile ma non per questo meno rilevante: perché un’azienda dovrebbe accettare una così ampia limitazione della propria libertà di impresa? A fronte di quali vantaggi?
Altra cosa è invece favorire la concentrazione dell’offerta dando vita a un soggetto unitario a cui sia affidato il compito di interfacciarsi con il mercato. Ma in questo caso servono strutture fisiche e risorse economiche considerevoli.
18/11/2015, 6:59
redcif ha scritto:ingenuus ha scritto:L’idea di fare un cartello con un listino unico, oltre a essere contraria alla logica di un’economia di mercato, è in contrasto con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il lavoro degli allevatori. E’ bene che il prezzo lo faccia il mercato, e che questo funzioni da stimolo per le imprese “costrette” così a fare sempre di più e meglio. Un’associazione di rappresentanza semmai dovrebbe avere il compito di intervenire nel caso vi siano storture da parte della domanda con una distribuzione asimmetrica del potere contrattuale.
Come azienda agricola negli ultimi anni abbiamo introdotto alcune innovazioni di processo che ci hanno consentito di far crescere la produttività dei nostri allevamenti. Se abbiamo fatto investimenti è perché confidavamo nella bontà dei progetti e nella possibilità che la loro realizzazione ci permettesse di produrre di più a costi inferiori potendo così proporre al mercato un prodotto di maggiore qualità a un prezzo inferiore. Il listino unico sarebbe stato un deterrente frenando così lo sviluppo delle nostre attività e il miglioramento continuo del nostro lavoro.
C’è un aspetto meno tangibile ma non per questo meno rilevante: perché un’azienda dovrebbe accettare una così ampia limitazione della propria libertà di impresa? A fronte di quali vantaggi?
Altra cosa è invece favorire la concentrazione dell’offerta dando vita a un soggetto unitario a cui sia affidato il compito di interfacciarsi con il mercato. Ma in questo caso servono strutture fisiche e risorse economiche considerevoli.
La mia intenzione non è quella di far cartello, ma solo di rendere credibile l'allevamento dei lombrichi, innanzi tutto vogliamo aggregare persone che ci credono in questo progetto e hanno dei saldi principi morali. Mi spiego meglio, avere 10 o 100 o 1000 aziende che producono vermicompost e lombrichi a me sta bene ma devono rispettare tutte delle regole per poter stare nel consorzio o nell'associazione. Devono tutti accettare un regolamento o uno statuto che sarà concordato in modo democratico, quello statuto deve diventare il punto di riferimento di ogni azienda.
Come azienda noi abbiamo deciso di vendere e spedire lombrichi solo per uso compostiera o da immettere nei giardini, mentre se li richiede una azienda per avviare un allevamento vogliamo valutare direttamente sul posto che abbia i requisiti e le potenzialità giuste altrimenti non facciamo la vendita. Questo per evitare persone che non riuscirebbero a portare avanti un allevamento di lombrichi e quindi potenziali fallimenti con ripercursioni negative nella pubblicità degli allevamenti. Da questo si deduce che con i propri partners bisogna instaurare un rapporto di fiducia e considerarli alla stregua di appendici delle nostre aziende. Anche noi abbiamo preso delle fregature dettate dall'inesperienza, che dovremmo evitare ai nostri partners. La convenienza delle aziende dipende dal fatto che nessuna fino ad ora ha raggiunto quantitativi tali da poter andare sui mercati della G.D.O., mentre se c'è un consorzio che riunisce i soci di tutta Italia si possono mettere i miei 2000 mc più i tuoi 2000 mc più i 2000 mc di altri 100 soci e dire a pinco pallo noi consorzio tal de tali possiamo rifornire tutti i tuoi punti vendita in Italia per il mercato Green vendendo ad un prezzo molto più alto che non se fosse venduto in confezioni big o addirittura alla rinfusa.
Il prezzo da bloccare è quello della vendita dei lombrichi decidendo una volta per tutte come avviene la vendita, se per peso vivo come avviene in molti stati esteri o a lettiere e quindi a densità (misura molto approsimata). Questo per evitare che qualcuno approfitti della buona fede della gente e rifila solo sole (come dicono a Roma). Un esempio per far capire alla gente che leggera i post, mi è capitato di leggere alcune tabelle di pesi dei lombrichi e produzioni annuali, premetto che forse sono un cattivo allevatore, ma io personalmente non mi sono neanche avvicinato a quelle produzioni che ho letto. Eppure gli allevamenti che portiamo avanti sono tutti al coperto, al sud Italia e trovo uova e piccoli anche nei mesi di febbraio e marzo.
Non voglio tediarvi quindi se ci saranno allevatori che vorranno confrontarsi come azienda saremo sempre a vostra disposizione.
19/11/2015, 21:19
ingenuus ha scritto:L’idea di fare un cartello con un listino unico, oltre a essere contraria alla logica di un’economia di mercato, è in contrasto con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il lavoro degli allevatori. E’ bene che il prezzo lo faccia il mercato, e che questo funzioni da stimolo per le imprese “costrette” così a fare sempre di più e meglio. Un’associazione di rappresentanza semmai dovrebbe avere il compito di intervenire nel caso vi siano storture da parte della domanda con una distribuzione asimmetrica del potere contrattuale.
Come azienda agricola negli ultimi anni abbiamo introdotto alcune innovazioni di processo che ci hanno consentito di far crescere la produttività dei nostri allevamenti. Se abbiamo fatto investimenti è perché confidavamo nella bontà dei progetti e nella possibilità che la loro realizzazione ci permettesse di produrre di più a costi inferiori potendo così proporre al mercato un prodotto di maggiore qualità a un prezzo inferiore. Il listino unico sarebbe stato un deterrente frenando così lo sviluppo delle nostre attività e il miglioramento continuo del nostro lavoro.
C’è un aspetto meno tangibile ma non per questo meno rilevante: perché un’azienda dovrebbe accettare una così ampia limitazione della propria libertà di impresa? A fronte di quali vantaggi?
Altra cosa è invece favorire la concentrazione dell’offerta dando vita a un soggetto unitario a cui sia affidato il compito di interfacciarsi con il mercato. Ma in questo caso servono strutture fisiche e risorse economiche considerevoli.
20/11/2015, 12:27
redcif ha scritto:ingenuus ha scritto:L’idea di fare un cartello con un listino unico, oltre a essere contraria alla logica di un’economia di mercato, è in contrasto con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il lavoro degli allevatori. E’ bene che il prezzo lo faccia il mercato, e che questo funzioni da stimolo per le imprese “costrette” così a fare sempre di più e meglio. Un’associazione di rappresentanza semmai dovrebbe avere il compito di intervenire nel caso vi siano storture da parte della domanda con una distribuzione asimmetrica del potere contrattuale.
Come azienda agricola negli ultimi anni abbiamo introdotto alcune innovazioni di processo che ci hanno consentito di far crescere la produttività dei nostri allevamenti. Se abbiamo fatto investimenti è perché confidavamo nella bontà dei progetti e nella possibilità che la loro realizzazione ci permettesse di produrre di più a costi inferiori potendo così proporre al mercato un prodotto di maggiore qualità a un prezzo inferiore. Il listino unico sarebbe stato un deterrente frenando così lo sviluppo delle nostre attività e il miglioramento continuo del nostro lavoro.
C’è un aspetto meno tangibile ma non per questo meno rilevante: perché un’azienda dovrebbe accettare una così ampia limitazione della propria libertà di impresa? A fronte di quali vantaggi?
Altra cosa è invece favorire la concentrazione dell’offerta dando vita a un soggetto unitario a cui sia affidato il compito di interfacciarsi con il mercato. Ma in questo caso servono strutture fisiche e risorse economiche considerevoli.
Non voglio fare nessuna polemica sterile, credo che abitiamo in due mondi diversi. Da quello che ho quotato deduco che non hai nessuna esperienza agricola, inteso come conduzione e problematiche di una azienda che ha stalle, colture in pieno campo, anche l'allevamento delle lumache o delle api o dei lombrichi viene definita attività agricola, ma credimi non ha nulla a che fare come problematiche di una azienda zootecnica o ortofrutticola o cerealicola. Quello che hai scritto va bene quando si studia l'economia di un mercato libero, ma la realtà non è questa. Chi tutela e valorizza i diritti dell'allevatore? Una multinazionale francese che decide che il prezzo del latte è di tot. altrimenti fanno arrivare il latte tedesco e grazie ai politici i nostri allevatori stanno tutti fallendo. Il mercato cerealicolo lo decidono in europa tre soggetti, guardacaso qualche giorno prima di iniziare la raccolta arrivano al porto di Bari navi cariche di grano pieno di muffe, questo a tutela e valorizzazione degli agricoltori italiani. Credo che per l'ortofrutticolo la trasmissione televisiva le Jene ha pubblicamente dimostrato la porcheria che avviene per la passata di pomodoro, questo a tutela e valorizzazione dell'ortofrutta italiano. Ultimamente le otto ditte che hanno venduto olio extravergine di oliva in tutta italia, era tutto all'infuori di olio extravergine, questo a tutela e valorizzazione degli agricoltori italiani. Dimenticavo le assicurazione. credi che hanno fatto cartello? Oppure gli avvocati che hanno un prezziario unitario, oltre a dimostrare di aver pagato il vecchio se vuoi cambiarlo in corso d'opera. Vedasi i progettisti che hanno una percentuale 8% - 12% sui progetti presentati. Vedi i petrolieri che la benzina va allo stesso prezzo di quando pagavano il petrolio a 150 dollari al barile, peccato che ora il petrolio si paga a 41 dollari al barile. Potrei scrivere centinaia di esempi dove decidono di non farsi concorrenza, se fai la spesa basta che vai in un mercato rionale e vedrai i commercianti (fruttaroli in romano) che hanno prezzi simili. Quando ho scritto di non farci concorrenza è perchè su internet ho visto di tutto e di più, la nostra azienda l'anno scorso ha fatto una Start Up, da 156 progetti iniziali siamo arrivati in finale. Abbiamo fatto come si usa fare ricerche di mercato, abbiamo analizzato la concorrenza, abbiamo notato tante "defaillance", prima fra tutte la produzione limitata che può offrire una azienda. Con quei numeri non esiste che la G.D.O. contatta un produttore per chiedere di vendergli il prodotto. Personalmente mi sono recato presso un paio di centri commerciali e ho chiesto ai direttori di due grosse realtà specializzate e, (non voglio far nomi) prima ancora di parlare di prezzi, mi hanno chiesto i volumi di produzione. Da premettere che noi come azienda produciamo molte centinaia di mc di prodotto vagliato.
Evidentemente non hai mai usato il vermicompost sulle tue colture per fare sperimentazioni, essendo io conduttore di una azienda biologica da alcuni lustri, ho visto e toccato per mano i benefici che le piante hanno utilizzando il vermicompost. Credimi la differenza è tanta e te lo dice uno che ha sempre usato stallatico pellettato o pollina pellettata (tre autotreni all'anno). Il vermicompost è stato sperimentato sulle piante ortiive (pomodori, melanzane, peperoni, zucchine, meloni, piante officinali, piante aromatiche e altro) sui cereali, nei vigneti, quindi se lo svendiamo risultiamo poco credibili perchè prodotti che non hanno le potenzialità del nostro humus (quello prodotto da tutti noi con i nostri lombrichi) vengono venduti a prezzi più alti di quelli che ho visto in internet. Assolutamente senza accendere nessuna polemica se ci sono persone che vogliono unirsi per cercare di tutelarci io sono sempre a vostra completa disposizione.
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