Sapete, ragazzi? Io devo fare una pubblica confessione...
Da una parte sono sempre incredibilmente affascinata dalla spiegazione chimica delle cose, anzi, sono proprio io a cercarla e a studiarmela, perché per carattere ho bisogno di capire quello che succede, la ragione delle cose, sia di quelle piccole che di quelle grandi.
Dall'altra, però, non riesco a separarmi dalla mia essenzialità, dalla semplicità, dalla tradizione più aderente all'istinto e all'esperienza che ai tecnicismi del progresso. Non so come dire... mi ammazzano la poesia.
Lo so, prevedere ogni passaggio di una lavorazione, correggerlo in itinere con tutti i mezzi a disposizione, adeguarsi con certezza alle variabili che sopraggiungono da una materia prima differente, da condizioni ambientali diverse è parte integrante dell'arte di ogni artigiano e gli permette, insieme alla sua conoscenza, di ottenere prodotti perfetti e rese ottimali a beneficio della propria soddisfazione e del proprio guadagno.
Ma noi che facciamo le cose in casa per il solo piacere di gustarcele, noi che non abbiamo vincoli di standardizzazione, noi che non dobbiamo render conto a nessuno di ciò che produciamo, credo che possiamo ottenere il massimo da ciò che facciamo rendendolo il più semplice possibile, il più possibile libero da ciò che ci farebbe andare magari più sul sicuro, ma a mio avviso ci allontanerebbe un po' dalla vera sostanza del nostro fare.
Non è una campagna di sensibilizzazione, la mia: è solo l'espressione del mio pensiero. Io faccio così tutto: conoscere -> sfrondare -> recuperare. Voglio sapere tutto, ma poi preferisco metter da parte ciò che per me è superfluo e tornare il più indietro possibile, a quando nessuno si sarebbe mai sognato, per esempio, che per fare le mozzarelle servisse l'acido citrico.
A me non serve la perfezione di ciò che faccio, la possibilità di clonare esattamente una forma o un sapore. Mi serve la perfezione del mio impegno, sapere che non avrei potuto far meglio, poter essere sicura che con i mezzi che ho scelto di usare e la mia capacità che pian piano cresce, ho fatto tutto ciò che potevo fare. E se ho questo, viva l'imperfezione.
In realtà per me ogni azione non è mai un lavoro su qualcosa, ma su me stessa. Lo è l'orto, lo è il mio lavoro, lo è mettere ancora la cenere della stufa nel detersivo che mi faccio in casa. Non c'è liofilizzato, soluzione, incantesimo che possa farmelo fare meglio. Posso sembrare anacronistica e integralista, ma in realtà sono solo un'inguaribile romantica nata un secolo troppo tardi...
E se è OT, mi scuso, ma quando ho una cosa per me importante da dire, le conseguenze passano inesorabilmente in secondo piano.