Mi permetto di inserirmi nella discussione che trovo molto interessante.
Da appassionato di vini Naturali quale sono, ho avuto (ed ho) modo di assaggiare molti Vini "Orange".
Mi limiterò a parlare dei Vini Italiani (Naturali...appunto), e di come questa tecnica sia estesa nella maggior parte delle province dello Stivale.
In Friuli Venezia Giulia (come nella vicina Slovenia) sovente si trovano vini di questo tipo, e a differenza della pessima esperienza di Mortotacci, io ho avuto modo di assaggiare vini meravigliosi.
La Solforosa è un tema sensibile per chi fa vino Naturale, poichè si tende a ridurla (magari aggiungendone solo piccole parti all'imbottigliamento) o ad eliminarla totalmente: se avrete voglia di cercare in Internet, o meglio ancora di visitare una delle tante fiere di Vini Naturali che si tengono in Italia, troverete modo di colmare la vostra curiosità sull'argomento e di godere di vini che certamente non vi faranno girare la testa (se non magari perchè vi stupiranno).
Ritengo, ma per carità quello che vado a dire è solo frutto di una mia personalissima opinione, che sin troppo sia stato bistrattato il Vino Bianco ottenuto in rosso (con macerazione sulle bucce quindi), e che finalmente anche i più blasonati sommelier si stiano "aprendo" a questa tecnica che è veramente antica e tradizionale per la maggior parte dei produttori che la utilizzano.
I tempi di macerazione variano, ed in effetti si può andare dalle 48 ore sino alle settimane: sempre nel nord est troverete numerosi produttori che utilizzano questa tecnica puntando a realizzare prodotti sempre più estremi e radicali.
Questo viene percepito con shock dai "puristi" che vedono il vino bianco come chiaro e trasparente (o aggettivi simili...per intenderci), e certamente la gestione dei polifenoli non è una cosa così ovvia, ma...
...voi accennate a temperature controllate, ed io vi parlo di vasche aperte (talvolta tini di legno) nei quali l'uva in macerazione viene ricolmata ogni 12 ore o dove si effettuano semplici follature, e dove si lascia "bollire" l'uva per molte giornate.
Ci sono tecniche diverse, come diverse sono le zone d'appartenenza, ma generalmente i vignaioli non hanno uno standard: è l'uva che nella sua evoluzione comunica quando è il momento di torchiare.
Non credo sia giusto fare elenchi di produttori...o di associazioni di produttori che utilizzano queste tecniche, ma ripeto che il modo migliore per capire è..provare, e quindi andare in enoteche fornite di vini Naturali, o di andare a fiere (ce ne sono di famose in concomitanza con il VinItaly che certamente tutti conoscerete), o meglio ancora (se ce n'è il piacere e la possibilità) di visitare queste cantine che custodiscono questo modo antico di fare il vino bianco.
Vorrei anche aggiungere che i vitigni utilizzati sono i più disparati, e che certamente già questo costituisce una differenza nel "grado di colorazione" del vino bianco: una malvasia di candia colorerà molto di più di un vermentino, e via dicendo.
Quindi: scelta dell'uva, scelta del contenitore/recipiente di questa, tecnica di bagnatura delle bucce, tempo di macerazione, interpretazione del vignaiolo... Sono solo alcuni dei fattori che danno colore diverso al vino bianco.
Per concludere (e scusate se sono apparso prolisso) posso portare anche l'esempio della mia zona: l'Alta Maremma Toscana.
I pochi agricoltori che continuano a fare il bianco (generalmente usando uve di Trebbiano, o Vermentino o Malvasia del Chianti) per uso familiare o per venderlo sfuso (parlo di piccoli produttori amanti dei metodi tradizionali) tendono a fare il bianco "sulle bucce", e sovente si trovano i vini arancioni.
Sapori decisamente corposi, magari spesso considerati (a mio avviso con errore) aggressivi per i palati fini e delicati abituati a vini chiarissimi, esprimono grandi ed estesi profumi, sono accompagnati da notevoli acidità che li rendono particolarmente bevibili (appunto), freschi (e non certo caustici come spesso si crede) e fortemente "digeribili" (mi sia concessa questa ennesima considerazione che potrebbe apparire infausta per molti di voi).
Il miglior modo di giudicare una cosa è provarla, e se avete avuto sfortuna in un bar di Trieste
, non fate di tutta l'erba un fascio e siate curiosi di riprovare altrove e con altri prodotti.
Mi zitto.
Ciao
Tosco