Far entrare l'educazione al vino nelle scuoleOgni assaggiatore - sostiene il neo presidente Onav Giorgio Calabrese - deve essere “arbiter vinorum”: deve esaminare e studiare il vino per giudicarlo in modo imparziale, senza perdere la poesia della degustazione. Occorre insistere anche con l'educare la classe medica
di Luigi Caricato
L'occasione di questa intervista al professor Giorgio Calabrese è stata la sua elezione alla presidenza dell'Onav, l'Organizzazione nazionale assaggiatori di vino. E' stata una scelta in qualche modo insolita, un segno di discontinuità che guarda al futuro, in vista di una nuova visione della cultura del bere, cui questa volta occorre aggiungere del bere consapevole.
La nomina ufficiale del rinnovato Consiglio dell'Onav è avvenuta lo scorso 15 novembre. L'elezione di calabrese è stata plebiscitaria. Il suo curriculum di nutrizionista, docente universitario, ricercatore e medico, segna sicuramente un punto a favore per il mondo del vino, circondato com'è dagli agguerriti talebani del proibizionismo.
Oltre alla nomina di Calabrese, sono stati inoltre eletti, per il periodo 2010-2013, nele cariche di Pro presidente Vito Intini, di VicePresidenti Gianni Gardina, Lorenzo Marinello e Roberto Rampone, di Tesoriere Giancarlo Mirone, e di Consiglieri Ezio Alini, Simonetta Carminati, Walter Polese, Fabio Finazzi, Enzo Biondo, Pasquale Porcelli, Giuseppe Meglioli, Pierino Grigolato e Mario Sacco.
La nuova presidenza succede a quella di Bruno Rivella, per molti anni alla guida dell'Associazione.
Professor Calabrese, una curiosità, tanto per iniziare: l'idea di nominarla presidente dell'Onav è stato solo un segno di stima e apprezzamento nei suoi confronti - anche per via delle sue conoscenze e della sua nota passione per il vino - o c'è dietro un disegno strategico nel tentativo di fronteggiare in qualche modo il dilagante neoproibizionismo che si sta respirando nell'aria da qualche anno a questa parte?
Proporrei una terza ipotesi: mettere alla presidenza Onav uno scienziato che parla del bere moderato. Uno scienziato offre infatti un punto di vista completamente diverso rispetto a un addetto ai lavori o a una persona che non ha nessun legame con il mondo del vino: un punto di vista super partes, che non esageri né in un senso né nell'altro.
Perché tutta questa battaglia contro il vino, proprio ora che se ne beve meno e che è andata pure maturando tra la gente, e un po' ovunque, la cultura del bere bene?
Probabilmente se fossimo in Finlandia la battaglia sarebbe contro la birra... La battaglia infatti è contro l'alcol, quindi contro tutte le bevande alcoliche in generale. In Italia si parla di vino perché è la bevanda alcolica che più fa parte della nostra tradizione. Se si tratta di difendere il vino sono comunque perfettamente d'accordo, perché in questo caso parliamo di un vero e proprio alimento. Il mio motto è infatti Si beve l’acqua, si gusta il vino. Con la birra i giovani sostituiscono l’acqua, il vino non è invece mai un sostituto dell’acqua ma un’integrazione.
Che cosa si propone di fare di qui in avanti, ora che ha assunto la presidenza di un'organizzazione storica, fondata nel 1951, e oramai più che consolidata, come l'Onav?
Casualità vuole che sia nato anch'io nel '51, ho solo due mesi più di Onav, e ciò che mi propongo di fare per questa associazione è una cosa estremamente interessante: intendo partire dall'educazione della classe medica e dall'educazione alimentare nelle scuole.
In Italia abbiamo la migliore classe medica del mondo; all’Università, però, l’alimentazione è una materia complementare. Questo non ha senso e mi batterò perché il Ministero la renda disciplina obbligatoria. E se da un lato bisogna istruire meglio il medico di famiglia, vero punto di riferimento, dall’altro bisogna portare nelle scuole l’educazione al vino. Ovviamente questo insegnamento dovrà essere limitato all’ultimo anno di studi, quindi a studenti maggiorenni. La nostra idea è creare una delegazione Onav Junior per far sì che il vino diventi cultura.
Quali sono i pregiudizi legati al vino ancora da abbattere?
Coloro che in genere non bevono pensano che il vino sia una bevanda inutile e si difendono da chi li sollecita ad assaggiare e degustare dicendo che il vino è dannoso. Noi dobbiamo invece lasciare la libertà a chi non beve di non bere, e a chi invece beve di farlo sapendo che il vino è parte importante dell’alimentazione e del piacere dello stare insieme.
Ogni assaggiatore Onav deve essere “arbiter vinorum”, ovvero colui che esamina e studia il vino per giudicarlo in modo imparziale, senza perdere la poesia della degustazione.
E quali sono invece le leve sulle quali insistere nel fare una comunicazione efficace e credibile, con l'obiettivo di favorire una più solida cultura del vino?
La prima cosa è essere chiari, soprattutto con i media. Mi spiego meglio: se trovo un giovane che ha fatto un incidente stradale perché ha bevuto e il suo tasso alcolico é superiore a quello consentito, sarò il primo a scagliarmi contro di lui. Se lo stesso giovane ha un incidente e dalle analisi risulta che ha bevuto e il suo tasso alcolico é uguale o di poco superiore al consentito ma anche che ha utilizzato sostanze stupefacenti alla ricerca dello "sballo", dobbiamo essere chiari ed evidenziare che quasi certamente l'incidente è causato dall'abuso di droga e non dal consumo di alcol.
E ora una domanda insidiosa. Quando è giusto far iniziare il primo approccio al mondo del vino ai più giovani? Ora, la risposta sarebbe scontata: al compimento della maggiore età- così, più che altro per non incorrere in critiche cattive da parte di persone malevoli. Io, però, provenendo da una famiglia che il vino lo ha sempre prodotto, l'ho bevuto sin da bambino (anche se in maniera occasionale), non ricordo più l'età della prima volta, ma ero sicuramente molto piccolo. Ne ho apprezzato profumi e gusto, senza mai ubriacarmi fino ad oggi, e nemmeno ho mai cercato la sfida a restare appena sul limite. Le chiederei una risposta sincera, senza ipocrisia. Mettendosi nei panni di un padre, quando è il momento giusto per imparare a confrontarsi con il vino?
Molto sinceramente, e basandomi solo sulle conoscenze mediche, le bevande alcoliche (birra, vino, ecc) non devono essere assolutamente consumate prima dei 17-18 anni, perché il nostro organismo solo a quell'età produce gli enzimi adatti ad assimilare l'alcol. A 16 anni, e non prima, si può cominciare ad assaggiare il vino ma iniziare prima un approccio alle bevande alcoliche è certamente dannoso, poiché il nostro organismo non sarebbe in grado di elaborare determinate sostanze, con gravi conseguenze per la salute.
di Luigi Caricato
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21 Novembre 2009 Teatro Naturale n. 41 Anno 7