Questp è il terzo anno di produzione, e devo dire che otteniamo buoni risultati. L'anno scorso abbiamo usato l'attivante e il lievito della Vebi, ottenendo un vino chiaro e "pulito" ancora oggi dentro la botte. Nel nostro vitigno abbiamo impiantato tre qualità di uve: sangiovese, nero d'avola e inzolia, che piagiamo assieme... No me ne vogliano u cultori del mono-vitigno!!!
l'uso di un kit di vinificazione non è a mio avviso una pratica sbagliata. è come quando si usano i kit per la produzione della birra. Onestamente non ho idea di quali siano i prodotti presenti nel kit oltre al lievito. Sul sito che hai riportato non sono specificati. Per curiosità potresti indicarci di che si tratta? Probabilmente ci sarà del lievito, del metabisdolfito, dell'attivante di fermentazione , probabilmente dei coadiuvanti per la chiarifica.... Quale kit hai preso quello da 4 o da 6 prodotti?
CMnq tornando alla validità del kit,è molto probabile che seguendo le indicazioni riportate sulla scatola e lavorando correttamente si riesce ad ottenere un vino privo di difetti, pulito e stabile come tu stesso hai testato.
Il problema si ha quando si hanno a disposizione delle uve fuori dagli schemi, ovvero eccessivamente mature(con grado zuccherino molto elevato e suscettibili di arresti fermentativi) o poco mature (dove sarà l'acidità a prevalere e i caratteri verdi tipici di una stentata maturazione). è in questi casi che c'è il rischio che il kit non dia il risultato aspettato. mentre nella birra oltre ai prodotti del kit è l'acqua l'unico prodotto ad essere aggiunto esogenamente, nel caso della produzione di vino l'uva è una variabile fondamentale e incide moltissimo sul risultato finale.
per concludere, oltre alle considerazioni di tipo tecnico sopra riportate bisogna ricordare un concetto molto importante;
il vino, per come la vedo io, è "un'opera d'arte" e l'enologo/produttore ne è l'artista. quindi, usando un kit di vinificazione si otterrà un prodotto commerciale e standardizzato mentre nel caso di un vino scaturito dalla "fantasia" dell'enologo/produttore avremo di fronte un prodotto unico e di ben altro valore.
Per quanto riguarda la scelta di vinificare in uvaggio piuttosto che separatamente in molti lo fanno, l'importante è che le varietà non siano differenti dal punto di vista del periodo di maturazione. Nel tuo caso l'inzolia e il nero d'avola non hanno necessità molto differenti, il sangiovese è un pò più precoce ma dipende anche dall'ambiente in cui ti trovi.
Buongiorno, per iniziare ringrazio per la risposta. Tornando al discorso del kit, di preciso non so cosa contenga, oltre al lievito e l'attivante, per altro già provato con successo. Ad ogni modo penso che contenga, come già descritto da te, prodotti che aiutano dalla vendemmia fino all'imbottigliamento, e quindi prodotti, per la solfitazione, lievito e attivante, prodotti per la chiarificazione e prodotti per la conservazione e su quest'ultimi sinceramente ho alcuni dubbio, come fra l'altro sul metabisolfito che non abbiamo usato l'anno scorso. Sono dell' idea che un vino senza solfiti sia tutta un altra storia. O sbaglio?
Mentre per quanto riguarda l'uvaggio, in effetti il sangiovese è più precoce rispetto al nero d'avola, che potremmo vendemmiare già a fine agosto con circa 15 giorno di anticipo rispetto al nero d'avola, e quindi posticipiamo la vendemmia di 15 giorni per attendere la maturazione del nero d'avola e inzolia.
NOTA: Effettivamente è stato un errore impiantare sangiovese e nero d'avola, ma come si dice: "si impara dagli errori".
Ad ogni modo, "monitoriamo" il grado di zuccheri del mosto delle tre uve, con mostimetro. Pertanto iniziamo la vendemmia con un grado di zuccheri intorno a 22. E' corretto?
L'anidride solforosa, in tutte le forme in cui viene commercializzata per fini enologici è un prodotto di cui ancora oggi non riusciamo a fare a meno. In effetti ci sono metodi di vinificazione che non contemplano l'uso di solfiti ma il risultato è l'ottenimento di vini particolari, li definirei "speciali".
Nella maggior parte dei casi, se non si utilizzano solfiti il rischio è quello di ottenere vini con spunto acetico, ossidati, poco colorati nel caso di vini derivati da uve rosse, non stabili da un punto di vista microbilogico e molto altro ancora...
Secondo il mio parere l'anidride solforosa è un prodotto valido e va utilizzato pur rispettando le quantità e le pratiche per il suo corretto uso. Ovvio, eccedere non è una cosa positiva, farne a meno....come già detto, dipende dal tipo di vino che si vuole ottenere. Poi bisogna ricordare che gli stessi lieviti producono naturalmente anidride solforosa nel corso della fermentazione alcolica, quindi, anche senza aggiungerne direttamente, la ritroviamo nel vino finito.
Sono abbastanza certa che nel kit di vinificazione sia presente del metabisolfito, quindi non è necessario aggiungerne dell'altro.
Curioso il fatto che dalle tue parti il sangiovese maturi alla fine di agosto, nella mia zona si raccoglie i primi di ottobre, se non a metà mese.
La maturazione delle uve è un argomento molto complesso. Sono molteplici i paramentri da considerare per la raccolta. Il metodo più rapido ed economico è misurare il grado zuccherino e l'acidità totale.
Si potrebbe considerare poi il pH, l'estribilità degli antociani delle bucce (uve rosse), la concentrazione e il tipo di aromi presenti, fare un analisi sensoriale delle uve, ecc..
ci sono laboratori attrezzati per questo tipo di analisi, volendo.
Purtroppo non riesco a dirti se, nelle tue condizioni, raccogliere a 22 babo è corretto, dipende dal prodotto che vuoi ottenere.
Se posso chiedere, produci delle bottiglie o fai del vino sfuso?
In effetti mi accorgo sempre più che la vinificazione non è una scienza perfetta (a mio parere). Confermo che il san giovese dalle mie parti, cioè Sicilia centrale, matura fine agosto.
Se posso chiedere, produci delle bottiglie o fai del vino sfuso?
Produco vino per uso familiare, nelle botti di legno, e quando è il momento imbottiglio
Anche io conosco i prodotti Vebi, ma solo per averli letti. Io non uso nulla in nessuna fase della vinificazione, nonostante abbia letto di molteplici prodotti, e mi chiedo, ma questi prodotti fanno male? sono sintetici? se io voglio produrre vino per mio conto, posso riuscirlo a proteggere per quanto tempo? e se un giorno volessi produrlo per venderlo, cosa che spero di riuscire a fare, come posso garantire la suaqualità una volta imbottigliato senza aggiunta di nessun prodotto? si può fare? La questione è una e semplice, se devo produrre vino sano per consumo personale, ma uso sostanze "artificiali = dannose" , a questo punto non è più sano!!! che mi dite?
Partendo dal presupposto che questi prodotti sono commercializzabili, puoi ben capire che il loro livello potenziale di pericolosità è basso. Parliamo di potenziale di pericolosità perchè come ogni cosa, gli eccessi sono sempre deleteri per la nostra salute. Ricordo che per legge, per aiutare i consumatori sui prodotti enologici, deve essere riportata la modalità di impiego, le dosi di utilizzo, la descrizione del prodotto ed eventualmente anche il livello di tossicità.
Detto questo, io ritengo che la realizzazione di un'ottimo vino non si può pensare di farlo al "naturale" o meglio dire "come viene viene" o "lasciamo fare il corso alla natura". Questo perchè devono essere usate alcune accortezze che solo alcuni prodotti enologoci sono in grado di garantire.
MarcoDR rispondendo alle tue domande - ma questi prodotti fanno male? Si se in eccesso, come ogni cosa. - sono sintetici? Dipende dal prodotto preso in considerazione. - se io voglio produrre vino per mio conto, posso riuscirlo a proteggere per quanto tempo? Difficile dirlo, le variabili sono moltissime. Dalla qualità dell'uva, all'igiene dell'ambiente in cui vinifichi, dalla temperatura e dalle tecniche enologiche naturali che utilizzi, ecc... (alcuni prodotti chimici ti aiutano proprio a questo, a ridurre le variabili da contaminazione, ad allungare il periodo di stabilità del vino ecc..) - e se un giorno volessi produrlo per venderlo, cosa che spero di riuscire a fare, come posso garantire la suaqualità una volta imbottigliato senza aggiunta di nessun prodotto? Se vuoi vendere un vino da commercializzare devi garantire una certa stabilità chimico-fisica e microbiologica del prodotto. Non utilizzando aggiunte di prodotti, il processo risulterebbe senza dubbio molto complicato da effettuare e soprattutto poco sostenibile. - si può fare? Ogni cosa si può fare, basta avere soldi ed esperienza. Ovviamente le difficoltà, rispetto ad un vino standard, salgono a livello esponenziale.
Come già riportato da Lisa sono le dosi e la corretta modalità d'impiego che fanno la differenza. Le quantità devono essere proporzionate al volume del proprio prodotto.
Grazie Marco, sei stato esautivo. La cosa che mi preoccupa, è la paura di avere delle sostanze nocive, ad esempio l'enolievito della marca citata prima, chi me lo dice che insieme al lievito non ci sono sostanze dannose, per farti un esempio, il crodino contiene un E? non ricordo il numero che è dannoso! e come i buondì, e così via...ecco cosa mi spaventa sinceramente. e poi a chi rivolgersi? tranne voi. è una giungla.
Le aziende che producono prodotti alimentari, enologici ecc.. sono regolamentati da alcune normative comunitarie e nazionali che garantiscono la trasparenza dell'etichetta al consumatore. Normalmente dentro enolievito probabilimente ci sarà lievito, ma nulla vieta che all'interno siano presenti altre sostanze che ovviamente devono essere menzionate. Esistono degli studi scientifici che verificano la pericolosità dei prodotti su cavie in cui viene misurata la dose letale 50 (vedi solforosa).
Conviene ricadere sulla scelta di grandi aziende leader nel settore, perchè sicuramente le garanzie e i controlli sono sicuramente maggiori.