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Orf
Iscritto il: 02/03/2011, 23:22 Messaggi: 970 Località: Trento
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Specifico: non voglio sostenere che il bio sia il paradiso o la soluzione di tutti i mali. Semplicemente, sarebbe carino che chi ne (s)parla ci avesse messo mano seriamente. In ambito viticolo, le recenti varietà resistenti danno risultati ottimi sia in vigneto che in cantina. Uso del rame: è un discorso lungo....mi limito a ricordare che fino a pochi anni fa, TUTTI, usavano dosi di rame da cavallo, che non hanno niente a che fare con le dosi attuali: l'accumulo di rame nel terreno è dovuto a quegli anni, in cui in campo era tutto azzurro. Numero trattamenti: è vero, tendenzialmente se ne fanno di più. Ma le cose vanno guardate nel loro complesso: preferisco 3 trattamenti a dosi bassissime che uno a dosi spaventose. Qui quasi tutti i vignaioli (trasformatori) privati sono bio e la cosa si sta muovendo anche per le cantine sociali. Semplicemente perchè è possibile farlo senza troppi problemi! Vinificazione bio: i vincoli, rispetto al "tradizionale", non sono così tanti: sta alla sensibilità e capacità dei singoli cercare di operare in un certo modo
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26/12/2013, 10:00 |
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BluSnake
Sez. Industria Enologica
Iscritto il: 05/12/2009, 22:37 Messaggi: 3371 Località: Mildura (Australia)
Formazione: Enologo
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Orf ho una grande stima della regione del trentino. Lì le cose vengono fatte seriamente e con qualità. La legislazione è ancora carente sul biologico sulla produzione da uva da vino e così anche sul processo di trasformazione sul vino (uva biologica e "vino biologico"). Mi auguro che prossimamente possono colmare questa grande lacuna. L'utilizzo di varietà resistenti può essere uno dei possibili approcci per il biologico, attualmente la ricerca sta sempre investendo di più in merito. Ci sono ancora dei punti critici che passano in secondo piano ma che meriterrebero un'attenzione particolare: la distribuzione degli agrofarmaci. L'Italia è uno dei Paesi maggiori che possiede delle macchine agricole obsolete per la distribuzione dei prodotti fitoiatrici e spesse volte i tecnici non hanno la preparazione adeguata per ottimizzare gli agrofarmaci sul vigneto. I volumi che vengono distribuiti spesso sono eccedenti rispetto all'effettiva utilità dei prodotti (limiti concessi da legge). Grande stima per chi cerca realmente di cambiare e non per chi ha nascosto il magazzino B dove tenere i prodotti abusivi . Sarei seriamente interessato a conoscere qualche bella realtà orientata sul biologico.
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26/12/2013, 11:21 |
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Orf
Iscritto il: 02/03/2011, 23:22 Messaggi: 970 Località: Trento
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Ciao, apprezzo molto la tua apertura e capacità di confronto. Vedo che troppo spesso si va al "muro contro muro", diciamo così ideologico, che secondo me non porta da nessuna parte. Ognuno ha le sue ragioni, ma spesso non ci rendiamo conto che scontrarsi è una lotta tra poveri. Guarda, non per dire che da me le cose vadano meglio che altrove, ma ti assicuro che qui le realtà interessanti sono molte da quel punto di vista. C'è ad esempio l'associazione "I dolomitici", composta da 10 cantine private di piccole dimensioni che puntano sulla massima qualità in vigneto e in cantina e mi pare siano tutti bio. Poi c'è la cantina di Toblino ad esempio, che ha intrapreso la strada del bio da qualche anno con risultati a mio avviso molto buoni. Un altro esempio è rappresentato dalle cantine Ferrari, quelle dello spumante, che gestiscono alcuni vigneti di proprietà in quel modo e credo stiano programmando una linea di vinificazione bio. Tutto è partito da iniziative private molto volenterose e di nicchia, poi a ruota hanno iniziato ad accodarsi le cantine sociali....che si tratti di filosofia aziendale o convenienza commerciale poi non sta a me stabilirlo. In ogni caso, i vigneti certificati nella mia provincia hanno subito negli ultimi 4-5 anni un aumento vertiginoso. Come ricordavo in altri messaggi, non sostengo che il bio sia un punto massimo di arrivo, o che tutti gli altri siano degli incapaci, o inferiori: semplicemente, conoscendo quel mondo dall'interno, rivendico rispetto verso chi ogni giorno vi si dedica con passione. Ci sono infatti un sacco di luoghi comuni e pregiudizi in materia, che in larga parte sono stati negli anni smentiti dai fatti
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26/12/2013, 11:43 |
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BluSnake
Sez. Industria Enologica
Iscritto il: 05/12/2009, 22:37 Messaggi: 3371 Località: Mildura (Australia)
Formazione: Enologo
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Credo che attualmente per realizzare un buon prodotto biologico, almeno per l'uva da vino, operare in piccolo è sempre meglio perchè ci sono più alte probabilità di riuscita e spesse volte c'è una maggiore attenzione che manca nelle grandi produzioni di massa. Nelle grandi realtà dove ho lavorato non ho trovato le condizioni di base per realizzare un buon vino biologico, ma anche lì si potrebbe operare: occorrebbe un personale altamente qualificato che sappia lavorare in vigneto e in cantina: riservare delle macchine e delle attrezzature solamente per il bio, avere un controllo maniacale di ciò che si usa, avere un'attenzione riservata eslusivamente al biologico. Non oso immaginare i costi, ma si potrebbe fare .. Comunque penso che grandi realtà sono ancora lontante da realizzare un prodotto bio con degli standard qualitativi alti, non tanto per la tecnologia, ma per i costi che spesse volte sono troppo onerosi per giustificare un prodotto biologico. Marco
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26/12/2013, 22:43 |
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Cician
Iscritto il: 11/01/2014, 11:32 Messaggi: 60 Località: Verona
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Ciao...ho letto quasi tutti i vostri post...sono molto interessanti...e il biologico è un mondo molto affascinante...pero mi presenta molti dubbi e perplessità...ad esempio in annate molto piovose in cui con l'agricoltura tradizionale è molto difficile difendersi da attacchi fungini i quali compromettono la raccolta...nelle medesime situazioni in agricoltura biologica o biodinamica come è possibile difendersi da tali attacchi cosi potenti...???
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11/01/2014, 15:29 |
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Maddmax1
Iscritto il: 26/11/2011, 18:47 Messaggi: 1945 Località: SouthWest Montana
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Se non si accettano le perdite, parlare di "biologico" non ha nessunissimo senso, se non nei manifesti radical-ecologisti secondo i quali si dovrebbe far funzionare Milano o Roma con l' eolico ... Il concetto di agricoltura "biologica" ha senso solo nel contesto di accettazione delle perdite causate dalle avversita' e in quello della selezione delle varieta' e degli individui. Maddmax
_________________ Termopili 480 AC Poitiers AD 732 Vienna AD 1683
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11/01/2014, 16:20 |
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Cician
Iscritto il: 11/01/2014, 11:32 Messaggi: 60 Località: Verona
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Capito...ma le perdite che intendi tu dovranno stare in un certo range anche perchè poi mi compromettono anche la futura vinificazione...
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11/01/2014, 16:26 |
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Orf
Iscritto il: 02/03/2011, 23:22 Messaggi: 970 Località: Trento
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E' tutta questione di buon senso. C'è chi dice "solo il bio va bene" e chi dice "il bio ti dimezza la produzione e fai prodotti orrendi". Balle in un caso e balle nell'altro. Io, da produttore bio, ti dico che è possibile fare viticoltura biologica senza problemi particolari (ad esempio la frutticoltura è molto più problematica). Certo, in annate problematiche serve maggior attenzione e possibilità di intervenire in qualsiasi momento....essere coltivatori professionali è senz'altro un vantaggio. Si usano, ad esempio nel caso del rame, dosi minime ma serve un maggior numero di trattamenti. In certe zone è particolarmente facile, in altre particolarmente difficile. Serve grande consapevolezza da parte dell'agricoltore e molta più conoscenza....deve sapere quello che sta facendo in quel momento, e le esigenze delle sue coltivazioni in modo molto preciso. Poi, se uno ha i vigneti a 3m da un fiume o in una buca in cui l'aria non circola manco per sogno, gli dico di pensarci ancora di più prima di intraprendere questa strada. Negli ultimi anni nella mia regione, le cantine Ferrari (non esattamente una minuscola cantina di nicchia ) sta imponendo ai conferitori una linea di difesa molto molto simile al bio...e ti assicuro che si parla di quantitativi molto importanti. Poi certo c'è tutto un lavoro a monte, fatto di vocazionalità delle zone, di varietà più o meno adatte, e di una marea di scelte agronomiche da fare sia prima che durante. Ciao!
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11/01/2014, 17:18 |
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Maddmax1
Iscritto il: 26/11/2011, 18:47 Messaggi: 1945 Località: SouthWest Montana
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Cerchiamo di non navigare troppo nella Terra di Mezzo! Se stiamo parlando di PROVARE a coltivare "bio" ma, se poi sorgono problemi, si spruzza quello che serve, e' un discorso! Se invece stiamo parlando di coltivare "bio-bio", il discorso cambia. La diminuita produzione/tempo dovuta all' uso esclusivo di concime organico si attesta intorno al 20-40% in meno. Le ulteriori perdite dovute ai predatori, parassiti, patogeni variano dallo 0% al 100% a seconda di fattori intrinseci (vocazione della zona, cultivar etc. etc.) e fattori stocastici (una brutta annata, un' infestazione insolita etc. etc). Maddmax
_________________ Termopili 480 AC Poitiers AD 732 Vienna AD 1683
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11/01/2014, 18:54 |
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Orf
Iscritto il: 02/03/2011, 23:22 Messaggi: 970 Località: Trento
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Mi sento di dover mettere dei puntini sulle i.......non è che tutti quelli che fanno bio certificato (centinaia solo nella mia provincia) sono degli idioti che vivono di aria e amore e idee ambientaliste. Perchè il messaggio che implicitamente passa è questo. E non lo ritengo affatto rispettoso. Tanto per fare un esempio nel concreto, quest'anno qui avevano più problemi di ticchiolatura con la lotta integrata che con il bio, perchè i curativi necessitavano di ore di asciutto che in realtà non si manifestavano, e i meli finivano talvolta per perdere le foglie!!! Tanto per dire che non è mai tutto bianco o tutto nero.
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11/01/2014, 19:09 |
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