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biologico 
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Maddmax1 ha scritto:
enochris ha scritto:
... Fortunatamente in italia non sono permessi


Pensi di nutrire 7 miliardi di esseri umani (in aumento) meta' dei quali puo' spendere da 10centesimi ad 1 dollaro al giorno, con il biologico? L' alternativa non e' tra il diserbo con la zappa del nonno ed il glyphosate. L' alternativa e' tra il glyphosate (che viene biodegradato in 48 ore) e l' atrazina che no viene biodegradata inquina le falde. Questa e' la vera alternativa che abbiamo.
Maddmax


Non è NO OGM signica biologico.
Io sono contro gli OGM perchè sono organismi mutati e potrebbero , a mio parere, essere nocivi per la salute.
Ma sono daccordo che sarebbe impossibile (per adesso) sfamare il mondo con il biologico. E comunque qua si parla di vigne e di vino.
Non ho mai detto di essere contrario alla lotta chimica e sopratutto alla lotta integrata.
Penso che dove via sia la possibilità, è meglio utilizzare il biologico. E magari invece di diserbare senza pudore, pensare ad un inerbimento controllato che puo essere a favore del coltivatore. Sempre dove è possibile.
Anche il numero di trattamenti molte volte si puo abbassare.
Insomma se uso meno roba é meglio . No??
Ripeto, parliamo di vino, non di grano.. se un anno c'è meno vino non muore nessuno


05/11/2013, 22:20
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Buonasera,
mi chiedevo:I vini Biodinamici sono effettivamente più buoni dei Vini prodotti
con metodi tradizionali(con l'aiuto di diserbo,concimazione "chimica"...)?
Chiedo ha chi ha più esperienza di me anche nella degustazione soggettiva
dei prodotti derivanti dalle agricolture suddette.
Vedo che tante aziende vinicole anche con prodotti eccellenti usano
la biodinamica oppure si stanno convertendo a questo tipo di approccio..

Quindi al di la' del marketing che viene fatto il risultato qual'è?
Nella stessa Borgogna/bordeaux vanno di bio...
Maikol


09/11/2013, 16:26
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Difficilmente si può assaggiare il vino di una stessa vigna con i normali trattamenti e con quelli bio (perché ci sono diversi anni di conversione da un metodo ad un altro), per cui fare un confronto secondo me è quasi impossibile (fare il confronto tra due vini, uno bio e uno no, non provenienti dallo stesso vigneto non ha senso per stabilire quale è il metodo per un vino migliore).
Teoricamente non dovrebbe cambiare nulla perché i trattamenti non dovrebbero impattare sulle qualità organolettiche delle uve, ma il discorso è appunto puramente teorico...
Penso quindi che sia più un discorso legato al rispetto per l'ambiente e quindi indirettamente molto legato al marketing (la dicitura bio attualmente vende di più, a prescindere dal fatto che il consumatore sia al corrente di cosa è bio e cosa no).
Detto questo bisogna guardare i gusti personali: ho assaggiato barbera biologici ottimi e altri che non mi piacevano per nulla...


09/11/2013, 20:28
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Credo che bisogna approcciarsi a questi prodotti in maniera diversa. Non si può pensare di avere il medesimo risultato con una difesa tradizionale e una "biologica". Se gli imprenditori riescono ad essere competitivi nel mercato (non per forza economici) e i clienti soddisfatti dei prodotti tanto riguadagnato! :-)

Poi non vorrei rovinare le uova nel paniere: ma il rame, essendo un metallo pesante, che rimane nel terreno? Ne vogliamo parlare?! :-\

Ciao Marco

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Marco Sollazzo

"L'acqua di un fiume si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare."

La Fermentazione alcolica: http://issuu.com/associazionediagraria.org/docs/terramica_num_1_2014_issuu/47?e=10353070/8586664
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09/11/2013, 20:55
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Hai ragione marco, in certi luoghi scavi un metro sotto la vigna e trovi una miniera di rame.. infatti se devo fare biologico per "inquinare meno" e poi faccio 20 trattamenti a base di rame, allora è meglio una lotta integrata.
Ovviamente per alcuni la dicitura bio è solo una facciata.
Ed è proprio per questo motivo che molti produttori bio non abbiano nessuna dicitura in etichetta. Loro se ne vogliono tirare fuori, per non essere scambiati per imbroglioni o ciarlatani.

Secondo me la cosa più importante è ridurre il numero di trattamenti integrandoli con tecniche biologiche, che non significa usare rame a manetta, ma tecniche come la confusione sessuale e il controllo della popolazione del parassita, in modo da combatterlo con la metà dei trattamenti.

Io ho notato che le cantine bio , almeno quelle che ho visto, lavorano moltissimo in vigna, e pochissimo in cantina. Lavorano in vigna tante ore per avere uve sane e di alto livello qualitativo.
Fanno sfogliature, scacchiature, diradamento dei grappoli, inerbimenti controllati o sovesci, legano i germogli invece di tagliarli, potature conservative e particolari (tipo simmonit e sirch), fertilizzazioni del terreno con prodotti naturali ecc ecc ecc.
Riescono quindi a modificare la composizione dell'uva in base al vino che vogliono ottenere. (Nei limiti del possibile)
Partendo da uve perfette, hanno meno lavoro da fare in cantina, senza correzioni, senza filtrazioni, senza additivi o enzimi vari. Al massimo sbattono il vino dentro un'anfora e lo lasciano macerare sulle bucce per 4 mesi. Sono però soggetti a maggior variabilità.
Questo vale per qualsisi tipo di viticoltura, ma per quella biologica è ancora più importante se si vuole caratterizzare un vino.
Poi anche qui bisognerebbe distinguere. Biologico in campo e chimico in cantina mi sembra una grande cazzata, se ti butti nel biologico cerchi di fare tutto in modo coerente.
Generalmente biodinamico e biologico non è solo il modo di controllare le malattie, ma un'insieme di tecniche agronomiche ed enologiche che hanno l'obbiettivo di rendere il vino piu buono e salutare

Il risultato è un vino buono e genuino, ma a volte difficile da capire. Massima espressione del terroir. A volte sono difficili da apprezzare li per li.. sono vini duri , diversi dai vini "moderni", tutti curve legno e desing.
Appena fatta la bocca sono molto piacevoli.

Alcuni però con la scusa di fare tutto naturale fanno delle ciofeche, ma fortunatamente non la maggior parte


09/11/2013, 21:53
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enochris ha scritto:
...A volte sono difficili da apprezzare li per li.. sono vini duri ...

Concordo pienamente.
Io sarei del parere di legalizzare l' uso dello zucchero per i vini bio.
E comunque, ribadisco, per i vini bio occorrerebbe avere vitigni dedicati, vitigni che siano stati selezionati appostamente per la produzione bio. E' lo stesso concetto delle varieta' antiche di frutta e che oggi vengono riscoperte negli orti amatoriali dai due lati dell' oceano.
Maddmax

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09/11/2013, 23:43
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Maddmax1 ha scritto:
per i vini bio occorrerebbe avere vitigni dedicati, vitigni che siano stati selezionati appostamente per la produzione bio. E' lo stesso concetto delle varieta' antiche di frutta e che oggi vengono riscoperte negli orti amatoriali dai due lati dell' oceano.
Maddmax

Certamente, ma è anche fondamentale una giusta interazione tra vitigno e zona di produzione. Non solo a livello di varietà ma di clone.
Bisognerebbe fare una selezione clonale nella zona climatica dove piantare il vigneto.
Chiaramente sono risultati che si ottengono in molti anni e con grandi conoscenze e mezzi


09/11/2013, 23:52
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Sì sono d'accordo enochris, l'idea è buona e anche l'iniziativa. Io non ho avuto la fortuna di conoscere aziende veramente "bio", credo che poche, forse 100 aziende in Italia riescono. Credo sia un obiettivo difficilmente realizzabile per il semplice motivo che l'agricoltore vicino (all'azienda bio) solitamente utilizza una difesa di lotta integrata con prodotti fitoiatrici e quant'altro. In sostanza si finirà per selezionare delle specie di microrganismi sempre più resistenti non solo agli insetticidi ma anche ai prodotti ammessi per il biologico. La produzione dell'uva sarà talmente scarsa che anche con il rincaro del prezzo del "prodotto bio" non sarà più giustificato da un consumatore attento e questo porterà al produttore bio a due scelte:
a) raccogliere dell'uva non così sana
b) utilizzare di nascosto il prodotto fitoiatrico

Le conclusioni saranno tre:
1. accettare che il prodotto bio sia in effettivamente diverso da un prodotto "integrato" (scelta a)
2. non sarà un vero "BIO" (scelta b)
3. convertirsi tutti in "bio" (?!)

Ciao Marco


Credo che non si arriverà mai ad una soluzione definitiva, anzi forse sì: la tendenza è quella di fare soldi...fate un po voi :cry:

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12/11/2013, 21:55
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Salve,
mi sto avvicinando al mondo del vino perché insieme alla mia metà ho deciso di portare avanti l'azienda agricola della sua famiglia.
Sto studiando.....
Per quanto riguarda il dichiarare un prodotto bio sul mercato è solo una questione burocratica/normativa....... una scelta che alla fine è commerciale, fate conto che fino ad ora abbiamo prodotto vino da tavola (ora vino generico.... che non ti consente nemmeno di dichiarare in etichetta l'uvaggio) dichiarandolo prodotto da uve da coltivazione biologica (come effettivamente è ed è certificato), ma non vino biologico e quindi senza la foglia di stelline.
Effettivamente di rame e zolfo se ne usa abbastanza in funzione dell'andamento stagionale ed è un argomento che vorrei approfondire adeguatamente.
Il vino bio è molto meno omologato e può disorientare il consumatore medio.
Da quante ne so nella produzione di vino con metodologia "standard" di cose se ne fanno e se ne mettono........
Non sarà il biologico a sfamare tutti, ma diminuire le calorie procapite (paesi industrializzati) ed evitare cose come: http://www.ilcambiamento.it/stili_di_vi ... _cibo.html" target="_blank potrebbe aiutare


26/11/2013, 17:29
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Iscritto il: 02/03/2011, 23:22
Messaggi: 970
Località: Trento
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Non pensavo possibile che, al giorno d'oggi, attorno al biologico vi fossero ancora così tanti luoghi comuni e pregiudizi fasulli.
Ricordiamoci che a dire se è biologico o no non è il prevenuto di turno, bensì una legge europea.
Sulle frodi e simili non parlo nemmeno perchè ci sono sempre state ovunque e sempre ci saranno.
Prima di parlare vi prego di informarvi: esistono centinaia di aziende in Italia, decine solo nella mia regione (Trentino), sia viticole che frutticole che vitivinicole. Certo, si deve stare attenti a tutto, ma le rese non hanno nulla di invidiare alle altre. Vedere per credere. Poi, certo, se uno ha poche conoscenze e scarse capacità è chiaro che i rischi sono maggiori.
Varietà resistenti: ve ne sono un'infinità, da sempre.


26/12/2013, 9:44
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