JuQ
Iscritto il: 23/08/2010, 17:46 Messaggi: 12
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Gentili amici,
sto lavorando in Etiopia con una organizzazione umanitaria e sto cercando di valutare la richiesta di alcune cooperative di assisterle nell'elaborazione di un progetto di miglioramento della loro filiera (produzione e distribuzione) di prodotti freschi.
I prodotti in questione sono pomodori, cavoli, carote, cipolle, aglio, patate, porri e poco altro. C'e' la frutta, arance, manghi, papaye, ma non mi pare che per loro sia una priorita'. I produttori sono circa 800 piccoli agricoltori di sussistenza che stanno venendo incoraggiati a produrre per un piu' ampio mercato rispetto a quello strettamente locale e che vivono sparpagliati entro un'area di poche decine di chilometri quadrati. Ognuno di loro raramente controlla piu' di un ettaro, molto piu' spesso mezzo ettaro o meno. L'idea della cooperativa e' quella di creare un punto di raccolta per il fresco e poi cercare di utilizzare i mercati regionali o l'export verso gibuti, che si trova a trecento chilometri di distanza. Alcuni commercianti sono interessati da parte loro, perche' vi e' un effettivo potenziale per la produzione di ortaggi nell'area, ammesso che vi sia un miglioramento della qualita' della produzione, anche perche' vedono un'opportunita' nei mercati del medio oriente e europei, dato che Gibuti si trova su un passaggio strategico del mar Rosso.
Ora il problema e' naturalmente migliorare la qualita' del prodotto e garantire la sua sopravvivenza. Iniziare una catena del freddo direttamente sui terreni degli agricoltori e' abbastanza impensabile, visto come vivono sparpagliati e viste le condizioni piuttosto radicali sia delle loro fattorie, sia della rete stradale. Tuttavia non sembra cosi' impensabile poter avviare ed equipaggiare una 'packing house' in una zona piu' o meno equidistante, con al massimo un paio d'ore di strada. Li' sarebbe piu' semplice avere a disposizione delle celle e i materiali per packaging ad atmosfera controllata.
Sarei felice se qualcuno di voi potesse darmi qualche suggerimento, sia sulla validita' dell'idea, ma anche qualche riferimento (web o bibliografico) su come generalmente si imposta e si gestisce una catena del freddo, dal momento che sono assolutamente ignorante sull'argomento. Mi interessa sapere inoltre quali prodotti potrebbero resistere meglio e quali peggio, tenendo presente l'obiettivo finale.
Grazie in anticipo per le vostre opinioni e suggerimenti. Jacopo
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miche75
Iscritto il: 19/08/2009, 10:40 Messaggi: 585 Località: Torella del Sannio (CB)
Formazione: Scienze e Tecnologie Alimentari
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ciao Jacopo, non parlerei di catena del freddo, questo termine va bene per i proodotti deperibili che non possono aumentare la loro temperatura pena proliferazioni batteriche e, per i surgelati, anche cambiamenti nella struttura. Per gli ortaggi non credo ci siano di questi problemi!
cmq, in attesa che qualcuno con esperienza si faccia avanti ero curiosi di sapere qualcosa in più Quanto prodotto raccolgono giornalmente? per tutto l'anno? Ora dove vendono il prodotto? Ho capito bene... ancora non vendono nei mercati regionali? In tal caso che previsione di vendita avete?
Per stare più tranquillo potresti fare delle prove in piccolo e vedere la durata del prodotto. Immagino che il passaggio dalle celle alla vostra temperatura ambiente creerà condensa con successivo sviluppo di marciumi. Chissà se è meglio pensare ad aumenti di temperatura graduali!!? Ripeto, parlo per ipotesi perché non ne ho una conoscenza diretta.
Per quanto riguarda l'atmosfera modificata credo sia utile nei casi di taglio del vegetale, quando cioè viene alterata la barriera protettiva del prodotto (la buccia), ma potrei non essere aggiornato al riguardo. Per ora in bocca al lupo per il tuo progetto Michele
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