Essendo un amante del Salento ho sempre avuto la perversione di avere in Umbria qualcosa che lo rappresentasse. E di quelle spiagge scogliose la cosa che più mi aveva colpito erano quelle enormi piante di cappero, che sembravano trarre il loro nutrimento dalla pietra senza necessità di terra o di acqua.
Così, due anni fà, tra un bagno e l'altro mi misi a raccogliere i loro frutti, scegliendo quelli più maturi, ossia quelli tendenti al viola che presentavano una sorta di crepa longitudinale dalla quale si intravedevano i semi interni.
Tornato a Perugia ripulii quei semi marrone scuro dal resto dei frutti e non sapendo dove metterli li infilai dentro un foro in un muretto che ho vicino casa. Aggiunsi nel buco anche qualche lapillo e della semplice terra di campo. Era il mese di agosto, all'inizio in quel buco nubulizzavo acqua quasi tutti i giorni,
poi, vedendo che non cresceva nulla (pazientai a malapena un mese) cominciai ad abbandonare il mio progetto.
Passò l'inverno e più o meno nel mese di maggio, quando ricominciavo a fare giardinaggio fuori casa, notai che da quel buco fuoriuscivano delle piantine minuscole fatte di un filamento e due/tre cotiledoni. Dentro di me pensai... "su questo buco sta nascendo di tutto tranne i capperi che ho piantato". Questi filamenti divennero sempre
di più tanto da creare una sorta di cespuglietto (purtroppo non ho le foto). Capii in ultimo, cercando anche immagini su internet, che quelle erano effettivamente piantine di cappero. Quel muro però presentava delle serie problematiche, per prima cosa avevo messo troppi semi (forse un centinaio), seconda cosa le piantine non
prendevano mai un raggio di sole diretto. Ma non me ne preoccupavo.
Per fortuna avvenne quella che inizialmente considerai una botta di sfiga pazzesca: il proprietario di casa mi disse che voleva demolire quel muro vecchio per farne uno più decoroso. Dopo svariate imprecazioni pensai a cosa fare per salvare quelle piantine. L'unica soluzione era prendere quei minuscoli filamenti e metterli in un vaso.
Scelsi un terriccio per cactacee, ricco in lapilli e sabbia, pensando che in ultimo il cappero, quello che vuole, è un super drenaggio. Lo misi in un vasetto di plastica nero (quelli da vivaio), poi con una delicatezza pazzesca, sfilai quelle minuscole piantine dal buco (avevano un gambo finissimo lungo circa 4 cm bianco che terminava con minuscole radici), con un cacciavite ho fatto profondi buchi nel terreno in modo da poterci infilare le piantine con tutto il gambo lasciando fuori solo la parte delle foglie. Nel vaso misi 6 piantine. Innaffiai con delicatezza e notai che le piante, bene o male, non si ammosciavano. Dopo un giorno provai a metterle al sole diretto. Si ammosciarono in
un istante. Così per dieci giorni le ho tenute all'ombra e restarono vitali. I gambi restarono sottili, ma da bianchi divennero viola. Poi ho cominciato ad esporle progressivamente al sole che progressivamente hanno tollerato senza problemi. Visto che l'esperimento era riuscito un altro vaso di terracotta usando la stessa tecnica, aggiungendo anche dei semplici sassi al terreno. Essendo passato del tempo però, le piantine nate sul buco erano un po' cresciute (avevano tutte 6 foglie). Notai che quelle più grandi erano ancora più vulnerabili al sole, e che volevano sempre molta acqua per poter attecchire. Le piante crebbero, misero nuove foglie e da filamenti iniziarono
a trasformarsi in piccoli tronchetti. Volevano tanta acqua. Appena il terreno si seccava le foglie si ammosciavano. Erano belle, ma non misero neanche un fiore quell'anno. Le piante rimaste nel buco invece si seccarono tutte nel giro di un mese, molte vennero mangiate dalle limacce. Quindi se non le avessi messe
nei vasi il mio progetto sarebbe stato un totale fallimento.
Verso settembre le foglie si imbruttirono e cominciarono a cadere. Durante l'inverno le sistemai dentro un locale abbandonato comunicante con l'esterno vicino ad una finestra. Non avevo molta speranza di rivederle vive.
Praticamente di quelle piante era rimasto un tronchetto di 3 cm, che si continuava con dei rametti viola. Foglie zero. In quel locale ricevevano il sole e non venivano mai annaffiate. Durante la primavera di quest'anno mi accorsi che, con il rialzo delle temperature, da quei tronchetti stavano spuntando delle minuscole foglioline rosse. Ricominciai
ad annaffiarle, fino a rimetterle all'esterno nelle giornate più belle. Purtroppo quei boccioli di foglioline rosse subirono un bell'attacco da parte degli afidi. Essendo piante piccole è stato sufficiente nebulizzarle con un bel decotto di aglio. Il giorno dopo gli afidi c'erano tutti ma erano immobili... stecchiti.
Tutto sembrava andare alla grande, le piante erano vive e si stavano risvegliando. Poi sopraggiunse nella storia quel pirla del mio gatto che, col suo sedere ingombrante fece cadere uno dei vasi che si spaccò in mille pezzi. Me ne accorsi la mattina dopo. Le piante erano sparse nel giardino. Dopo alcune imprecazioni indicibili, andrai subito a comprare un vaso nuovo. Scelsi un vaso molto alto e stretto di un materiale simil cemento. Misi un bello strato di argilla espansa ed altro terriccio per cactacee. Alla fine riuscii a salvarle. Il risultato finale mi sembrava accattivante così travasai anche le altre in un vaso identico ma scuro. Ora le piante stanno mettendo foglie sempre più simili a quelle delle piante adulte. E stanno pure mettendo i boccioli!.
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In conclusione, da completo ignorante in materia credo di aver capito alcune cose, con l'esperienza e cercando informazioni in giro:
1. Il cappero è una pianta estremamente rustica. Rustica non significa semplice. In natura sceglie lei dove nascere e crescere. Se si vuole seminare vanno rispettate alcune regole fondamentali,
2. Dal seme al fiore mi ci sono voluti più di due anni. Durante il primo le piante si sono preoccupate di crearsi un tronco lignificato e a fare foglie.
3. Il cappero vuole terreni alcalini e iper drenanti (tecnincamente è l'opposto di un'acidofila). Vuole il calcare (carbonato di calcio) che può ricevere dall'acqua, da sassi calcarei messi nel terreno o dai gusci di uovo. I terricci per cactacee si sono dimostrati ottimi per la coltura in vaso.
4. Il cappero in vaso vuole tanta acqua (che il vaso rapidamente fa defluire) a differenza delle piante spontanee che hanno un estesissimo apparato radicale. Se la terra drena poco (per mancanza di sabbia e inerti) si fradicia in due secondi.
5. Nelle regioni con inverni freddi vanno assolutamente riparate.
6. Sono piante resistenti, le mie non hanno mai avuto malattie salvo l'attacco degli afidi nella fase di ripresa vegetativa.
7. La concimazione di queste piante credo sia del tutto inutile.
8. Nella scelta dei vasi preferire i vasi alti a quelli larghi.
Ora un po' di foto:
- Allegati
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- Il muro dove sono nate (P.S. come si può dedurre non è mai stato demolito)
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- La ripresa vegetativa dopo l'inverno
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- Le piante dopo l'intervento del mio gatto
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- Il rinvaso d'emergenza