Quasi un terzo del mais italiano prodotto nel 2012 è cancerogeno e per questo è rimasto fuori dal mercato alimentare. Colpa della contaminazione da aflatossina B1, una micotossina prodotta dalla muffa Aspergillus flavus e inserita dallo Iarc (International agency for research on cancer) in Classe 1, cioè sicuramente cancerogena per l’uomo. L’anno scorso l’aflatossina B1 ha raggiunto concentrazioni superiori ai 20 ppb – questo il limite imposto dalla legge – nel 30 per cento del mais, tagliandolo fuori dalla catena alimentare: inadatto a nutrire uomini e animali. A far nascere le aflatossine è stata la grande siccità della scorsa estate, che, unita all’aumento dei costi dei carburanti fossili, ha messo in difficoltà l’agricoltura italiana, soprattutto nel nord est.
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