Un diciottenne obeso costa 100.000 euro in piu' di un coetaneo magro
Un diciottenne obeso, rispetto a un coetaneo normopeso, ha un costo sociale totale aggiuntivo stimabile in circa 100.000 euro. Questo dato indica come anche l'Italia si trovi a dover gestire un fenomeno allarmante, un'epidemia inarrestabile per proporzioni e dimensioni. Di questo si è discusso martedì mattina in Senato durante il il dibattito "Globesità: strategia e interventi".
Uno scenario complesso rispetto al quale è necessaria un'azione comune tra Istituzioni, mondo scientifico e accademico. Primo step in tale direzione è la nascita dell'Obesity Expert Group, costituito su iniziativa di Renato Lauro, rettore dell'università degli studi di Roma Tor Vergata, per sottoporre proprio alle Istituzioni, proposte, progetti e idee trasformandole in call to action. Secondo i recenti dati Istat, inoltre, l'obesità infantile è sempre più diffusa anche nel nostro Paese dove, tra i 6 e i 17 anni, un bambino su 3 è sovrappeso e uno su 4 è obeso.
Obesità e sovrappeso devono peraltro essere analizzate anche sulla base delle diverse complicanze di cui sono responsabili, tra le quali il diabete di tipo 2, l'ipertensione arteriosa e altre patologie dell'apparato cardiovascolare, con ulteriori ricadute negative sui sistemi sanitari nazionali dal punto di vista economico e sociale. Bisogna considerare, poi, che secondo recenti stime, circa 1 milione e 100 mila bambini italiani ha problemi di peso e che, senza un intervento radicale, più di 1 milione di giovani con problemi di peso potrebbe vivere dai 10 ai 20 anni in meno rispetto ai coetanei normopeso. Per queste ragioni diventano decisive anche leve come la formazione specifica della classe medica.
"Esistono attualmente - spiega Lauro - numerose attività di formazione, ma per poter creare figure professionali in grado di valutare in maniera corretta il paziente obeso e individuare la cura più appropriata, si dovranno predisporre percorsi universitari e post-universitari di alta specializzazione. Obiettivo comune deve essere quello di agire secondo un approccio multidisciplinare che si basi sul potenziamento dei centri di eccellenza esistenti e sulla nascita di nuove strutture capaci di operare in stretto collegamento con la medicina del territorio, favorendo una maggiore omogeneità a livello nazionale".
"L'adozione di questo approccio - aggiunge Lauro - soprattutto quando ci si trova di fronte all'obesità grave, richiede l'impegno di una vera e propria equipe integrata che comprenda l'internista o l'endocrinologo, il nutrizionista, lo psicologo e il chirurgo, sempre in contatto con il medico di medicina generale, che resta il primo punto di contatto con il paziente". Per poter intervenire in modo efficace rispetto all'obesità grave, sempre più diffusa, è necessario inoltre raccogliere le indicazioni provenienti dai ricercatori che dimostrano come in questi casi l'unica soluzione sia il ricorso al bisturi.
"La chirurgia bariatrica è la tecnica utilizzata per curare in modo specifico l'obesità grave - spiega Gianluigi Melotti, presidente eletto della Società italiana di chirurgia (Sic) - Esistono interventi di diversa natura tarati sulle caratteristiche del paziente. E' opinione ormai consolidata in tutta la comunità scientifica internazionale che i risultati più concreti e duraturi nel trattamento dell'obesità patologica si ottengano attraverso la chirurgia bariatrica con effetti sia sul conseguimento della perdita di peso, sia su una serie di complicanze associate all'obesità, come l'ipertensione e il diabete di tipo 2".
"La prevenzione rappresenta senza dubbio, per una malattia a diffusione epidemica, l'intervento più appropriato e più efficace - continua Roberto Vettor, presidente della Società italiana dell'obesità (Sio) - La famiglia, la scuola, il Ssn e i media devono essere gli attori principali di questa azione. A livello individuale è importante il costante monitoraggio del proprio peso. È necessario adottare uno stile di vita più sano, con una alimentazione corretta. Naturalmente - aggiunge - anche la terapia farmacologica può offrire buoni risultati se accompagnata alla dieta, eccetto che nei casi di obesità grave, per i quali la chirurgia rappresenta un'opzione terapeutica ottimale".
Fonte:
www.iltempo.it