jgoracci
Iscritto il: 17/07/2009, 18:35 Messaggi: 1302 Località: Paganico GR
Formazione: Produttore animale
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Ciao a tutti, ho appena letto un interessantissimo “botta e risposta” tra il Prof. Bertoni ed i responsabili della rivista on-line Teatro Naturale sui temi tanto trattati in questo Forum dell’autarchia, km 0, stagionalità prodotti, etc… Spero che stimoli in tutti voi riflessioni e commenti… Jacopo
Ci ha scritto il professor Giuseppe Bertoni: è possibile che io sia rincitrullito, ma ciò che vedo è troppo spesso acritica avversione a tutto ciò che il progresso ha portato
Caro Direttore,
da un po’ di tempo leggo con interesse il Suo Teatro Naturale (ovviamente solo un qualche argomento – intervento); mi piacciono soprattutto – oltre alla tempestività dell’informazione – il sostanziale equilibrio e buon senso…coi tempi che corrono non è poco!
Ho visto nei giorni scorsi un articolo del Dr. Daniele Bordoni sulle etichette per molti versi convengo con Lui, ivi compresi gli eccessi ed i costi spesso inutili. Posso anche condividere una qualche ironia sul livello di consapevolezza del consumatore circa i prodotti naturali ed i loro sapori. Mi rimane invece difficile comprendere vari luoghi comuni ormai in voga (quindi non esclusivi del predetto articolo): chilometri zero (persino per l’abete del Papa si usa questo “fariseismo”), la stagionalità “stretta” delle produzioni, l’orto di Michelle, l’acquisto giornaliero, l’insalata sfusa ecc. ecc.
Sono da tempi non sospetti, cioè da almeno 40-50 anni, dedito all’uso sobrio di tutto (scarpe e vestiti che durano anni e vengono riparati quando serve, personale capacità di riparare mobili, elettrodomestici, rubinetti ecc. la moglie per sua scelta casalinga e con 5 figli); confesso tuttavia che vedo molta ipocrisia nei predetti luoghi comuni:
- spostamenti inutili sono da evitare, ma ci si rende conto che qualcuno pensa all’autarchia? Si è fatto un minimo di riflessione sulle conseguenze? E cosa si mangerebbe a Milano a Km zero?
- così per i prodotti destagionalizzati, ma l’uomo ha sempre tentato in tutti i modi la via della destagionalizzazione. Io sono uno zootecnico e ricordo le marcite, oltre alla colza che consentivano il “verde” alle vacche (non mucche) anche in inverno, ma ricordo anche le varietà di piante precoci e le tardive ecc. ecc. L’alternativa sarebbe restare senza latte per qualche mese, mangiare solo alimenti conservati per periodi più o meno lunghi e così di seguito.
Non capisco, ma queste conseguenze non le valuta nessuno? E sono di costi per conservare quantità maggiori, di tipo nutrizionale per le inevitabili carenze, ma anche di tipo sociale per gli inevitabili periodi di attività intensa ed altri di forte allentamento a tutti i livelli, dalle campagne, ai mercati ecc. Come sempre sono gli eccessi da evitare, senza cioè “buttare il bambino con…”.
E’ possibile che io sia rincitrullito, ma ciò che vedo è troppo spesso acritica avversione a tutto ciò che il progresso ha portato senza saper fare una giusta e opportuna cernita (come sta scritto nel Vangelo, fra “pesci da tenere e pesci da buttare”)
Cordiali saluti e Buon lavoro.
Giuseppe Bertoni Istituto di Zootecnica, Facoltà di Agraria Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza
Risposta di Teatro Naturale
Il Direttore mi ha girato la sua email e devo dire che mi ha fatto molto piacere che lei abbia sollevato la questione di un ritorno al passato che francamente non mi sognerei mai di proporre. Il mio intendimento è quello di aprire un dibattito. Per farlo talvolta occorrono piccole provocazioni e l’ironia ritengo ne sia un’arma efficace.
Preciso un paio di punti. Non pretendo che si vada a cercare i prodotti agricoli alla periferia di Milano, ma il senso del mio “chilometro zero” non è così stretto. Certo è che andare a recuperare la frutta in Sud Africa, perché la è estate mentre da noi è ancora inverno, mi sembra un po’ eccessivo.
Nessuno può dimenticare che siamo nella società del benessere, che la vita si è allungata considerevolmente e non si nega neppure che si stia tutti economicamente meglio. Occorre però avere un occhio al futuro e quindi rendersi conto che non tutto va conservato.
La crisi economica grave di questo periodo ci costringe ad interrogarci su direzioni alternative di sviluppo che coniughino benessere con migliori rapporti tra la gente, maggiore rispetto per l’ambiente, maggiore consapevolezza delle nostre azioni.
Non si vuole buttare via il bambino, ma solo pulire l’acqua sporca, perché divenga acqua pulita.
Daniele Bordoni di Teatro Naturale 12 Dicembre 2009 Teatro Naturale n. 44 Anno 7
_________________ Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità. Vandana Shiva
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