Riciclare fa bene al pianeta ma fa anche bene alla salute umana. Un prodotto di scarto della lavorazione della soia può essere usato per opporsi alla leucemia e difendere dagli effetti di vari disturbi: diabete, malattie cardiache e ictus.
Lo affermano due studi dell'Università dell'Illinois (USA), pubblicati da "Molecular Nutrition and Food Research" e "Food Chemistry".
Come spiega la dottoressa Elvira de Mejia (uno degli studiosi coinvolti), il peptide osservato è il Lunasin, portatore di una sequenza chiave di aminoacidi, la sequenza RGD: l'arginina, la glicina e l'acido aspartico. Tale sequenza, attivando la proteina detta Capasi-3, è in grado di distruggere le cellule leucemiche. A sostegno del Lunasin, de Mejia cita un altro studio, in cui sono stati somministrati 50 g di proteine della soia a volontari umani, per cinque giorni. Le successive analisi del sangue avevano mostrato poi alti livelli del peptide, prova della sua biodisponibilità.
Un'ulteriore ricerca aveva già evidenziato la capacità del Lunasin nel ridurre (se non stoppare totalmente) l'attivazione di un maker chiave (NF-kappa-B) nella catena di eventi biochimici che causano le infiammazioni. Vi è anche stata una riduzione statisticamente significativa dell'interleuchina-1 e l'interleuchina-6, che giocano entrambe ruoli importanti nel processo infiammatorio. In particolare, la riduzione dell'interleuchina-6 è stata molto alta.
Infine, un altro team di ricerca scientifica aveva individuato la potenzialità del Lunasin nell'assorbire la topoisomerasi II, un enzima che evidenzia lo sviluppo del cancro.
Conclude perciò la dottoressa de Mejia: "Sappiamo che l'infiammazione cronica è associata a un aumentato rischio di neoplasie maligne, che essa è un fattore critico nella progressione tumorale. E possiamo vedere che il consumo giornaliero di proteine della soia ricche di Lunasin può contribuire a ridurre l'infiammazione cronica. Studi futuri dovrebbero aiutarci a formulare raccomandazioni dietetiche".
L'introduzione nella dieta di prodotti alimentari a base di soia ridurrebbe il rischio di morte e recidive in donne affette da carcinoma mammario. La conferma arriva da Shanghai Breast Cancer Survival Study, un ampio studio pubblicato su Jama che ha finalmente fatto chiarezza sulle proprietà anticancerogene degli isoflavonoidi, una classe di fitoestrogeni, oggetto di precedente controversia. L'indagine, conclusasi in giungo 2009, ha previsto il reclutamento di oltre 5.000 donne, di età compresa tra 20 e 74 anni, a cui tra marzo 2002 e aprile 2006 era stato diagnosticato un tumore alla mammella. In sintesi, elevati consumi di soia sono apparsi associati a una minore incidenza di mortalità e di recidive, rispetto a consumi più bassi (hazard ratio = 0,71 e 0,68, rispettivamente). In aggiunta, il tasso di mortalità e di recidive a quattro anni è risultato di 10,3% e 7,4% e di 11,2% e 8,0%, per assunzioni elevate e basse di soia, rispettivamente. Questa correlazione inversa è evidente per tumori con recettori estrogeno-positivi ed estrogeno-negativi e si riscontra sia nelle donne trattate sia in quelle non trattate con tamoxifene. Bibliografia: Jama 2009;302(22):2437-2443