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OBBLIGO ETICHETTA ORIGINE
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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ALIMENTARE: MARINI (COLDIRETTI), BENE DDL SU OBBLIGO ETICHETTA ORIGINE META' DELLA SPESA DEGLI ITALIANI E' ANCORA ANONIMA
Lo scandalo del latte alla melamina e quello della carne di maiale irlandese alla diossina avrebbero fatto meno paura se in Italia fosse già entrato in vigore l'obbligo di indicare il luogo di origine e provenienza della materia prima agricola utilizzata per tutti gli alimenti. E' quanto afferma il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nell'esprimere apprezzamento per il disegno di legge presentato dal presidente della Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora. L'obiettivo - sottolinea la Coldiretti - è di per far uscire dall'anonimato oltre l a metà della spesa alimentare degli italiani per la quale non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato nazionale ed estero il falso Made in Italy a danno degli imprenditori e dei consumatori.
Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva nonostante le resistenze delle lobbies in Italia ed in Europa. Ma l'etichetta - sottolinea la Coldiretti - resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. E' importante che - precisa la Coldiretti - l'Italia, leader nella qualità alimentare si faccia promotrice in Europa di una nuova normativa piu' attenta alla trasparenza degli alimenti per favorire i controlli e consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli.
Si tratta di una difesa anche nei confronti degli inganni a tavola dove vengono spacciati come Made in Italy cibi ottenuti da allevamenti e coltivazioni realizzate migliaia di chilometri di distanza dal Belpaese come nel caso del concentrato di pomodoro cinese rilavorato in Italia o in quello dei prosciutti: quattro su cinque di quelli venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta e con l'uso di indicazioni fuorvianti come “di montagna” e “nostrano” che ingannano il consumatore sulla reale origine.
Secondo l'indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti. Colmare questo ritardo - conclude Marini - consentirà alle nostre imprese, cooperative e consorzi agrari di valorizzare concretamente il prodotto agricolo nazionale con filiere agroalimentari Made in Italy dal campo alla tavola che potranno avvalersi dei sostegni alla promozione all'estero attraverso lo strumento del credito di imposta.
L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI
Cibi con l'indicazione di provenienza
Carne di pollo e derivati Carne bovina Frutta e verdura fresche Uova Miele Passata di pomodoro Latte fresco Pesce Extravergine di oliva
E quelli senza
Pasta Carne di maiale e salumi Carne di coniglio Frutta e verdura trasformata Derivati del pomodoro diversi da passata Latte a lunga conservazione Formaggi non dop Derivati dei cereali (pane, pasta) Carne di pecora e agnello
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
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24/01/2009, 0:10 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Cita: caso del concentrato di pomodoro cinese rilavorato in Italia o in quello dei prosciutti: quattro su cinque di quelli venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna Io leggo e mi incazzo perchè importiamo maiali anche dalla spagna per fare i ns prosciutti mente in spagna ne hanno a sufficienza per farsi anche i loro prosciutti vedi Jambon Serrano e Ibérico che sono fiori all'ochiello e venduti a caro prezzo.Riguardo al concentrato di pomodoro rilavorato in Italia è storia vecchia e basterebbe una volta sdoganato apporre dei codici ai fusti in modo da poterne seguire l'itinerario lavorativo ed applicare sanzioni severissime(chiusura impianto e multe salate) a chi utilizza questi prodotti spacciandoli x italiani.
_________________ I
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24/01/2009, 10:42 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Prodotti senza obbligo di etichetta di origine Pasta Carne di maiale e salumi Carne di coniglio Frutta e verdura trasformata Derivati del pomodoro diversi da passata Latte a lunga conservazione Formaggi non dop Derivati dei cereali (pane, pasta) Carne di pecora e agnello Rimango quasi stupito che leggendo nessuno osa commentare questa notizia.Voglio provare a farvi capire che di questi prodotti sono pieni i supermarket ed i negozi.Pensate ai barattoli di sott'oli e sott'aceti non tanto quando sono venduti a prezzi concorrenziali ma quando invece accattivati con etichette belle di certi agriturismi o punti vendita di prodotti locali e sono venduti a prezzi scandalosi(per materiale di cui non conosciamo la provenienza).Pensate alle carni, spesso vedo macellerie che vendono carne suina a 4€ al kg oppure carni ovine a €4,5 oppure al tanto latte in offerta nei CC oppure ai biscotti e derivati dei cereali utilizzati per l'alimentazione dei bambini.Poi siamo riusciti ad avere la passata di pomodoro con obbligo di etichetta e per il triturato?il concentrato?il pelato?le salse pronte? E' veramente uno schifo!! ciao
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27/01/2009, 16:30 |
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Flavio
Sez. Tartufi
Iscritto il: 16/01/2008, 1:19 Messaggi: 6071 Località: Sesto F.no (FI)
Formazione: Perito agrario e Dott. in Tut. e Gest. delle Ris. Faunistiche
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Sono d'accordo con te Eugenio; è scandaloso che per questi prodotti non sia obbligatorio apporre l'origine del prodotto. Purtroppo è necessario uno scandalo enorme per smuovere qualcosa (vedi mucca pazza), altrimenti si propone ma non si attua. Comunque vedo che non è un male solo italiano; anche in U.K. vi sono molti prodotti dei quali non si riesce a sapere la provenienza. Nell'etichetta non è riportato o magari è scritto solo dove viene confezionato, ma non dove viene prodotto Molti altri invece vengono venduti con nomi italiani o con parole che assomigliano all'italiano ma se leggi l'etichetta scopri che sono fatti in Olanda, Spagna, Germania... ma questa è un'altra storia
_________________ Saluti, Flavio.
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29/01/2009, 21:51 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Faccio altri esempi La pasta italiana, esempio di prodotto tipico, nutrizionalmente valido ma fatta con grano proveniente da dove? o meglio siccome in Italia mi pare che non si facciano i grani di forza da dove li prendiamo per fare la pasta?eppure i media ti bombardano con messaggi tipo "prodotto italiano" ed io invece dico di adozione italiana ed oggi anche a prezzi elevati. Analogo discorso x il pane e prodotti da forno. Analogo discorso per il kamut in relazione al quale ho aperto una discussione in passato, affermando che se in Italia non si coltiva da dove fuoriescono tutti quei prodotti biologici a base di kamut presenti sul mercato?
_________________ I
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30/01/2009, 3:42 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Alimenti: 9 italiani su 10 non guardano la scadenza Il fatto che nove italiani su dieci non guardino la data di scadenza dei prodotti alimentari in vendita conferma l'importanza dell'operazione 'Setaccio' realizzata dai Nas a tutela della salute pubblica. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l'azione dei carabinieri dei Nuclei Antisofisticazione che ha portato al sequestro di mille tonnellate di cibi avariati per un valore di 8 milioni di euro. Sulla base dei dati Doxa solo il 13% degli italiani, sottolinea la Coldiretti, presta attenzione alla data di scadenza con il rischio concreto che i prodotti sequestrati potessero finire sulle tavole dei cittadini. Il 71% degli italiani si fida della qualità dei cibi che acquista, ma la percentuale è destinata a crescere con l'estensione dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti fortemente sostenuto dalla Coldiretti e annunciato dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini per tutte le carni. Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva nonostante le resistenze delle lobbies in Italia ed in Europa. Ma l'etichetta, sottolinea la Coldiretti, resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. E' importante che, precisa la Coldiretti , l'Italia, leader nella qualità alimentare si faccia promotrice in Europa di una nuova normativa piu' attenta alla trasparenza degli alimenti per favorire i controlli e consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli. La sofisticazione degli alimenti è un crimine particolarmente odioso perché si fonda soprattutto sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a rivolgersi all'acquisto di alimenti a basso costo. Le truffe alimentari incidono, sottolinea la Coldiretti, particolarmente sugli anziani e sulle famiglie numerose con le coppie con tre o piu' figli e le persone con piu' di 64 anni da sole o in coppia che destinano ben il 21,9% della spesa complessiva agli alimentari, nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 18%. Nel 2008, conclude la Coldiretti, è praticamente raddoppiato il valore dei sequestri effettuati dai Carabinieri dei Nas di cibi e bevande sofisticate, a conferma dell'accresciuto interesse della criminalità nel settore dell'alimentazione per effetto della crisi economica. Fonte:Coldiretti
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31/01/2009, 0:39 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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'Dal 3 febbraio, abbiamo a disposizione uno strumento prezioso per difendere i nostri produttori di olio e per tutelare il Made in Italy. Ringrazio personalmente il commissario europeo Mariann Fischer Boel per la sensibilità dimostrata nei confronti dei produttori e per l’attenzione riservata ai diritti dei consumatori, che potranno finalmente conoscere l’origine dell’olio che acquistano'. E' il commento del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia al voto favorevole del Comitato di gestione olio di oliva della Commissione europea, che ieri a Bruxelles ha approvato, con il solo voto contrario della Grecia e l’astensione della Svezia, la modifica del reg. ce n. 1019/02 riguardante l’etichettatura dell’olio d’oliva. Il provvedimento, in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, sarà applicato già dal 1° luglio 2009. 'L’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli oli extravergini e vergini di oliva', spiega Zaia, 'è il risultato di una battaglia che l’Italia ha condotto con tenacia e convinzione. Si tratta di un passo importante nella difesa della qualità e della trasparenza, perché fornisce al consumatore la possibilità di distinguere il prodotto italiano dagli oli di oliva provenienti dagli altri Paesi comunitari e non comunitari. D’ora in poi tutti sapranno esattamente cosa stanno comprando'. 'Il provvedimento comunitario', conclude il ministro, 'è anche lo strumento di cui avevamo bisogno per combattere al meglio le contraffazioni e le truffe: nessuno potrà più spacciare impunemente per italiano l’olio proveniente da altri Paesi'. http://agricolturaonweb.imagelinenetwor ... -06953.cfm
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06/02/2009, 11:49 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Etichettatura d’origine e miscele con oli di semi. Via libera definitivo da Bruxelles Entrerà in vigore il 1 luglio 2009. In pochi mesi diverranno quindi operative le modifiche al Reg. 1019/02 che impongono l’etichettatura d’origine obbligatoria e la possibilità di produrre miscele oli d’oliva – oli di semi. La designazione d’origine obbligatoria deve comparire in etichetta e le diciture previste sono: a) nel caso degli oli di oliva originari di uno Stato membro o di un paese terzo, un riferimento allo Stato membro o alla Comunità o al paese terzo, a seconda dei casi, oppure, b) nel caso di miscele di oli di oliva originari di più di uno Stato membro o paese terzo, una delle seguenti diciture, a seconda dei casi:“miscela di oli d’oliva comunitari” oppure un riferimento alla Comunità,“miscela di oli d’oliva non comunitari” oppure un riferimento all’origine non comunitaria,“miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari”, oppure, c) una denominazione di origine protetta o un’indicazione geografica protetta ai sensi del regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, fatta salva l’applicazione del disciplinare della denominazione considerata. E’ quindi stata prevista la possibilità che “gli Stati membri possano vietare la produzione, sul loro territorio, delle miscele di oli di oliva e di altri oli vegetali per il consumo interno. Tuttavia essi non possono vietare la commercializzazione, sul loro territorio, delle suddette miscele di oli provenienti da altri paesi, né vietare la produzione, sul loro territorio, di dette miscele ai fini della commercializzazione in un altro Stato membro o dell’esportazione. ”Su “Italia Oggi” l’ex Ministro De Castro vanta la paternità dell’azione e della normativa, frutto di un lavoro sotterraneo, “un caso di scuola”, che servirà da apripista per altre battaglie. Infatti De Castro spiega che vede possibile seguire la strada già tracciata per l’olio anche per altri prodotti, primi fra tutti “passata di pomodoro e carni avicole”. Non si possono infatti fare battaglie generiche e generalizzate”. Per l’olio il baratto è sotto apertura alle miscele in cambio di etichettatura d’origine. Quale sarà lo scotto che altre filiere dovranno pagare per introdurre l’origine obbligatoria? Nel settore olivicolo, tuttavia, il provvedimento presto entrerà in vigore ed è necessaria un’analisi sulle prospettive di mercato e sulle possibili dinamiche che la normativa può innescare. Ne abbiamo parlato col Direttore Assitol, Claudio Ranzani. - L’etichetta d’origine modificherà le abitudini d’acquisto del consumatore italiano? Sarei tentato di dire che non vi sarà alcuna seria influenza sul mercato della nuova normativa. L’esperienza degli Stati Uniti, dove una simile normativa è già obbligatoria da una decina d’anni, ci fa supporre che l’effetto sulle vendite sarà minimo. Esiste un’affezione alle marche e se qualche ripercussione può esserci potrebbe avvenire per i private label. - Vi è interesse a introdurre sul mercato italiano miscele olio d’oliva-olio di semi? Stante le attuali quotazioni dell’extra vergine e l’attenzione e affezione degli Italiani per questo prodotto credo che le miscele non riusciranno a crearsi un mercato significativo nel nostro Paese, in ogni caso, probabilmente, non a scapito dell’olio extra vergine. - Sul fronte dell’export, vi è interesse da parte di aziende italiane a produrre miscele da esportazione? C’è interesse in quanto Parsi come Cina e India, lontani dal gusto dell’extra vergine, possono avvicinarsi a questo prodotto attraverso un percorso che passi anche dalle miscele. Si può seguire proficuamente la stessa strada, la stessa strategia di penetrazione già adattata, con successo, negli Usa qualche decennio fa. - La reazione di Assitol rispetto a questo cambio normativo è quindi positiva?. Se ben applicato, il nuovo regolamento sull’indicazione d’origine non dovrebbe costituire un ulteriore aggravio burocratico ed introduce elementi di trasparenza. L’unico aspetto che preoccupa è la brevità dei tempi di smaltimento delle scorte di vecchie confezioni che potrebbe comportare costi gravosi per le imprese, soprattutto quelle più piccole. Alberto Grimelli - www.teatronaturale
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09/02/2009, 0:22 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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La decisione dell'Unione Europea di rendere obbligatoria l' indicazione dell'origine dell'olio di oliva apre la strada all'etichettatura trasparente per tutti i prodotti alimentari che sono ancora anonimi, dalla carne di maiale a quella di coniglio ed agnello, dai succhi di frutta alle conserve vegetali, dal latte a lunga conservazione a tutti i formaggi. E' quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che con la storica svolta dell'Unione Europea cadono gli ostacoli alle norme già esistenti in Italia e alle iniziative del Governo e del Parlamento a sostegno dell'obbligo di indicare il luogo di origine e provenienza della materia prima agricola utilizzata per tutti gli alimenti. E' significativo che - sottolinea Marini - l'Italia, leader nella qualità alimentare, sia promotrice in Europa di una nuova normativa più attenta alla trasparenza degli alimenti per favorire i controlli e consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli anche dopo i recenti allarmi sanitari, dalla carne di maiale alla diossina al latte alla melamina. Secondo l'indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti. Colmare questo ritardo - precisa Marini - consentirà alle nostre imprese, cooperative e consorzi agrari di valorizzare concretamente il prodotto agricolo nazionale con filiere agroalimentari Made in Italy dal campo alla tavola che potranno avvalersi dei sostegni alla promozione all'estero attraverso lo strumento del credito di imposta. Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, pollo, passata di pomodoro e olio extravergine di oliva. Ma l'etichetta - sottolinea la Coldiretti - resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. Si tratta - conclude la Coldiretti - di una difesa anche nei confronti degli inganni a tavola dove vengono spacciati come Made in Italy cibi ottenuti da allevamenti e coltivazioni realizzati migliaia di chilometri di distanza dal Bel Paese come nel caso del concentrato di pomodoro cinese rilavorato in Italia o in quello dei prosciutti: quattro su cinque di quelli venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta e con l'uso di indicazioni fuorvianti come “di montagna” e “nostrano” che ingannano il consumatore sulla reale origine. http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/ ... 097_09.htm
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09/02/2009, 0:26 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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In occasione di un incontro svoltosi presso la Fruit Logistica di Berlino il Cav. Bruni ha presentato al Ministro una richiesta per l'estensione anche alle conserve di pomodoro dell'obbligo di indicazione della provenienza della materia prima. Tale obbligo è già applicato a livello comunitario per l'olio d'oliva mentre in Italia, solo per la passata di pomodoro. "Ci auguriamo - ha dichiarato Paolo Bruni - che il Ministro Zaia possa abilmente negoziare a livello comunitario per far approvare anche la norma di commercializzazione per i derivati del pomodoro, affinché l’indicazione obbligatoria d’origine della materia prima venga estesa a tutta la produzione comunitaria di conserve di pomodoro. L'Italia contribuirebbe così al raggiungimento di un altro importante risultato per la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori". http://www1.messe-berlin.de/vip8_1/webs ... /index.jsp
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11/02/2009, 1:13 |
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