Marco ha scritto:X Colombard
Per quali noti salumi italiani DOP è possibile, per disciplinare, la provenienza della materia prima dall'estero?
Comprendo benissimo la natura di questa domanda, e la risposta è (ovviamente) che i salumi italiani DOP devono essere prodotti con carni provenienti da animali allevati sul territorio nazionale. Spesso, anzi, da specifiche Regioni.
Ma questa filiera "allargata", seppur garantendo una verosimile salubrità e un certo controllo sul processo produttivo, non garantisce affatto la "qualità" del prodotto.
Un prosciutto crudo di Parma può essere una delle migliori cose degustabili nel campo dei salumi, ma anche un prodotto appena ai limiti della decenza venduto in offerta speciale sui banchi della GDO.
Allora, che significa "prosciutto di Parma"? L'eccellenza oppure no?
Io vorrei disciplinari estremamente più restrittivi, in modo che il consumatore sia in grado di identificare immediatamente l'eccellenza, oppure di potersi orientare consapevolmente su prodotti più economici ma comunque realizzati in modo corretto.
Non mi interessa gustare una fetta di prosciutto crudo di Parma (o di Culatello di Zibello, o anche di Spalla Cotta di San Secondo) prodotta con una coscia (o spalla) di LW allevato in provincia di Torino, o in Lombardia, o nelle Marche. Io pretendo che il maiale che viene utilizzato per produrre una delle eccellenze italiane venga allevato "a vista" del trasformatore, e che sia possibilmente di razze autoctone allevate in modo non-intensivo.
Certo, è difficile, e i costi pruduttivi aumenterebbero a dismisura. Ma, al confine tra Spagna e Portogallo, ci sono luoghi nei quali vengono allevati suini, e prodotti prosciutti, che sicuramente non conoscono crisi e che altrettanto sicuramente non temono confronti con i prosciutti parmigiani. Perchè i disciplinari sono ferrei, ed è molto facile (per il consumatore) distinguere un jamon "de bellota" da uno "de recebo".
A un consumatore di prosciutto di Parma non è dato sapere, se non a costo di una risalita di filiera degna di un salmone, la natura delle carni utilizzate per produrre il "suo" prosciutto, e soprattutto le tecniche, i luoghi e gli ambienti di produzione.
E anche spostandosi dalle DOP alle IGP, è drammatica
la differenza tra prodotti che possono fregiarsi della denominazione, ad esempio, di "Bresaola della Valtellina". Si va da prodotti sublimi, creati solo con carne bovina e tempo, a bustacce di preaffettati ripiene di fette di carne molle addizionata di tutti gli additivi consentiti.
Insomma, le nostre DOP, IGP, STG e quant'altro, non identificano niente. Offrono indicazioni, probabilmente, sulla salubrità (o almeno, sulla non-tossicità) di un prodotto. Ma non ne garantiscono l'Eccellenza, nè sui mercati nazionali nè, (soprattutto, e purtroppo) sui mercati esteri.