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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Aglio di Voghiera DOPRiconoscimento comunitario: Maggio 2010 L’Aglio di Voghiera DOP è prodotto in alcuni comuni dell’Emilia Romagna: Voghiera, Masi, Torello, Portomaggiore, Argenta e Ferrara, situati in provincia di Ferrara. Le caratteristiche peculiari sono il colore bianco luminoso, il bulbo di grandi dimensioni, rotondeggiante, regolare, composto da bulbilli perfettamente uniti tra loro e la grande serbevolezza. Presenta una composizione chimica contraddistinta da un perfetto equilibrio di olii volatili con composti solforati, enzimi, vitamine B, sali minerali e flavonoidi. http://www.agraria.org/prodottitipici/a ... ghiera.htm
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21/05/2010, 18:28 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Canestrato di Moliterno IGPRiconoscimento comunitario: Maggio 2010 L’IGP Canestrato di Moliterno è prodotto, infine, nella regione Basilicata, in alcuni comuni della provincia di Potenza e Matera. Si tratta di un tipico formaggio lucano ovi-caprino a pasta dura, da consumare dopo almeno 60 giorni di stagionatura e da utilizzare sia come formaggio da tavola che da grattugia. Presenta una crosta di colore giallo più o meno intenso nella tipologia primitivo fino al bruno nella tipologia stagionato; al taglio il colore è bianco o leggermente paglierino per la tipologia primitivo, diventando più o meno intenso col proseguire della stagionatura. Il sapore è dolce e delicato, raggiungendo note più accentuate e piccanti con il protrarsi della stagionatura. http://www.agraria.org/prodottitipici/c ... iterno.htm
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21/05/2010, 18:30 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Intervengo in questa discussione per segnalare che, dopo un lungo e meticoloso lavoro che mi ha impegnato per alcuni mesi, ho completato l'aggiornamento dell'atlante dei prodotti tipici di Agraria.org: http://www.agraria.org/prodottitipici.htmOra sono presenti anche i disciplinari di produzione di quasi tutte le Dop, Igp e Stg italiane, oltre alle schede (e relativi disciplinari) di tutti i vini Docg. Marco
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25/02/2011, 16:45 |
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jgoracci
Iscritto il: 17/07/2009, 18:35 Messaggi: 1302 Località: Paganico GR
Formazione: Produttore animale
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Che gran lavoro! Bravo Marco, grazie! Jacopo
_________________ Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità. Vandana Shiva
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25/02/2011, 18:20 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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“Condividiamo pienamente le considerazioni della Corte dei Conti europea sul regime delle denominazioni di origine che è ritenuto non del tutto incisivo e risolutivo”. Lo sottolinea Confagricoltura che ricorda come il settore delle Dop e Igp sia economicamente e produttivamente strategico, anche per il suo valore complessivo stimato in 15 miliardi di euro l’anno.
“Nonostante l’importanza, il sistema delle denominazioni di origine non è ancora pienamente decollato ed i produttori agricoli – commenta Confagricoltura - ne sono consapevoli. Troppo spesso la tipicità non è sufficientemente remunerata e molti prodotti dalle Dop o Igp non ricevono un adeguato valore aggiunto.”
La Corte dei Conti europea – ricorda Confagricoltura - ha formulato una serie di raccomandazioni per migliorare l’efficacia del sistema delle denominazioni ed in particolare ha invitato la Commissione Ue a fissare norme chiare per un sistema di controllo più efficace con verifiche regolari e metodi più incisivi di promozione nei confronti dei consumatori.
“Il sistema delle denominazioni rappresenta, specialmente nel nostro Paese, - conclude l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - una concreta opportunità economica per gli agricoltori e per i trasformatori di prodotti alimentari. Vanno quindi poste in essere tutte le misure necessarie a far sì che Dop e Igp abbiano un migliore impatto sulle economie rurali”. Fonte Confagricoltura
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17/11/2011, 19:11 |
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Colombard
Iscritto il: 25/10/2011, 19:49 Messaggi: 149 Località: Appennino Ligure (GE)
Formazione: Laurea
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Marco ha scritto: Il sistema delle denominazioni rappresenta, specialmente nel nostro Paese [...] una concreta opportunità economica per gli agricoltori e per i trasformatori di prodotti alimentari. C'è tuttavia un problema: l'informazione. Se agli addetti ai lavori è ben chiaro il quadro della situazione, molto si deve ancora fare per informare gli utenti finali, cioè i consumatori. Quest'anno ho l'immenso privilegio di poter basare tutte le mie lezioni su argomenti relativi alla Storia dell'Alimentazione, e mi rendo conto che sigle come DOP (o DOC), IGP, STG, sono totalmente sconosciute alla maggior parte degli studenti. O meglio, sono talvolta conosciute come "nome" ma non come "significato". Ho provato anche a parlare di denominazioni di origine agli studenti della secondaria di 1° grado (insomma, la scuola Media), e semplificando ho cercato di fargli capire che una DOP rispetta una filiera produttiva locale, mentre ad esempio una IGP rispetta tale filiera solo per quanto riguarda la parte relativa alla trasformazione. E fin qui tutto bene. I problemi sono sorti quando, leggendo il disciplinare di noti salumi italiani DOP, è risultato che la provenienza delle materie prime si estendeva ben oltre i confini della denominazione di origine. Quindi, concludendo: credo che ci voglia più informazione su cosa sono "realmente" i prodotti ad origine garantita, e credo anche che tale origine dovrebbe essere più attentamente circoscritta in modo da non ingenerare comprensibile confusione.
_________________ Post hoc, ergo propter hoc...
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17/11/2011, 20:14 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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X Colombard Per quali noti salumi italiani DOP è possibile, per disciplinare, la provenienza della materia prima dall'estero? Ciao, Marco
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18/11/2011, 17:39 |
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Colombard
Iscritto il: 25/10/2011, 19:49 Messaggi: 149 Località: Appennino Ligure (GE)
Formazione: Laurea
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Marco ha scritto: X Colombard Per quali noti salumi italiani DOP è possibile, per disciplinare, la provenienza della materia prima dall'estero? Comprendo benissimo la natura di questa domanda, e la risposta è (ovviamente) che i salumi italiani DOP devono essere prodotti con carni provenienti da animali allevati sul territorio nazionale. Spesso, anzi, da specifiche Regioni. Ma questa filiera "allargata", seppur garantendo una verosimile salubrità e un certo controllo sul processo produttivo, non garantisce affatto la "qualità" del prodotto. Un prosciutto crudo di Parma può essere una delle migliori cose degustabili nel campo dei salumi, ma anche un prodotto appena ai limiti della decenza venduto in offerta speciale sui banchi della GDO. Allora, che significa "prosciutto di Parma"? L'eccellenza oppure no? Io vorrei disciplinari estremamente più restrittivi, in modo che il consumatore sia in grado di identificare immediatamente l'eccellenza, oppure di potersi orientare consapevolmente su prodotti più economici ma comunque realizzati in modo corretto. Non mi interessa gustare una fetta di prosciutto crudo di Parma (o di Culatello di Zibello, o anche di Spalla Cotta di San Secondo) prodotta con una coscia (o spalla) di LW allevato in provincia di Torino, o in Lombardia, o nelle Marche. Io pretendo che il maiale che viene utilizzato per produrre una delle eccellenze italiane venga allevato "a vista" del trasformatore, e che sia possibilmente di razze autoctone allevate in modo non-intensivo. Certo, è difficile, e i costi pruduttivi aumenterebbero a dismisura. Ma, al confine tra Spagna e Portogallo, ci sono luoghi nei quali vengono allevati suini, e prodotti prosciutti, che sicuramente non conoscono crisi e che altrettanto sicuramente non temono confronti con i prosciutti parmigiani. Perchè i disciplinari sono ferrei, ed è molto facile (per il consumatore) distinguere un jamon "de bellota" da uno "de recebo". A un consumatore di prosciutto di Parma non è dato sapere, se non a costo di una risalita di filiera degna di un salmone, la natura delle carni utilizzate per produrre il "suo" prosciutto, e soprattutto le tecniche, i luoghi e gli ambienti di produzione. E anche spostandosi dalle DOP alle IGP, è drammatica la differenza tra prodotti che possono fregiarsi della denominazione, ad esempio, di "Bresaola della Valtellina". Si va da prodotti sublimi, creati solo con carne bovina e tempo, a bustacce di preaffettati ripiene di fette di carne molle addizionata di tutti gli additivi consentiti. Insomma, le nostre DOP, IGP, STG e quant'altro, non identificano niente. Offrono indicazioni, probabilmente, sulla salubrità (o almeno, sulla non-tossicità) di un prodotto. Ma non ne garantiscono l'Eccellenza, nè sui mercati nazionali nè, (soprattutto, e purtroppo) sui mercati esteri.
_________________ Post hoc, ergo propter hoc...
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19/11/2011, 23:02 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Il discorso è lungo e complesso. E' meglio ribadire che tutte le DOP salumi italiane sono ottenute con carne di maiali provenienti dall'Italia (diverso il discorso delle IGP, come lo Speck Alto Adige e la Bresaola della Valtellina). Tutto si può migliorare ma il sistema attuale delle denominazioni di origine da una garanzia al consumatore e tutela il produttore. Marco
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19/11/2011, 23:46 |
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Colombard
Iscritto il: 25/10/2011, 19:49 Messaggi: 149 Località: Appennino Ligure (GE)
Formazione: Laurea
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Marco ha scritto: Il discorso è lungo e complesso. Certo, è per questo che sarebbe un discorso da affrontare... Cita: E' meglio ribadire che tutte le DOP salumi italiane sono ottenute con carne di maiali provenienti dall'Italia Il che, di per sè, non significa nulla. Non necessariamente, se non per mero protezionismo, le produzioni suinicole italiane possono essere ritenute "superiori" ad altre. Forse, talvolta, potrebbero essere preferibili a livello sanitario. Ma la tendenza attuale di allevare LW X Duroc o Landrace, relegando i "veri" suini nazionali a produzioni locali e circoscritte, ha dell'incredibile. Soprattutto se riferito alle produzioni di salumi nazionali, che buona parte del mondo ci invidia: non esagero, so di cosa sto parlando. Se poi l'interesse degli allevatori e dei produttori è del tutto orientato a produrre San Daniele o Parma con quella strana (e non meglio identificata) cosa che passa sotto il nome di "Grande Suino Padano", bene, Auguri a tutti.
_________________ Post hoc, ergo propter hoc...
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20/11/2011, 0:43 |
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