Ciao, una riflessione: saranno mica troppi i marchi? E per altro tutti quasi uguali con colori che differenziano e/o scritte impercettibili a prima vista! Il consumatore medio effettua una scelta in un secondo: riuscirà a distinguerli? Un prodotto può essere Biologico, ma anche DOP e appartenere ad un Consorzio...come il Suino Cinto Toscano, per esempio...totale: 2 marchi e una fascetta con altrettanti loghi...AIUTO! ...se poi ci mettiamo una - possibile - futura certificazione sul benessere animale... Mah??!!?? Jacopo
Vero anche questo. Però questo nuovo regolamento è utile perchè differenzia due loghi che effettivamente sembravano uguali. In questo modo il consumatore incomincerà a imparare la differenza che c'è tra una DOP e una IGP, che è notevole! Ciao, Marco
Concordo, anch'io ho scoperto, mio malgrado, che la differenza tra DOP e IGP è praticamente sconosciuta ai più... Speriamo che accanto al regolamento ci sia anche una campagna informativa - e non pubblicitaria - adeguata ed esaustiva. Ciao, Jacopo
L’Italia è leader in Europa per i prodotti di qualità riconosciuta; un primato che nasce dallo stretto legame fra la produzione e la storia dei territori italiani. Il nostro patrimonio agroalimentare si prepara a rafforzare la propria leadership, grazie alla richiesta di riconoscimento avanzata per altri due prodotti, la Pesca di Leonforte e la Melanzana Rossa di Rotonda, che fanno parte della storia e dell’identità della nostra agricoltura. In questi giorni è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della domanda di riconoscimento DOP per la “Melanzana Rossa di Rotonda” e IGP per la “Pesca di Leonforte”. La zona di produzione della IGP «Pesca di Leonforte» interessa i comuni di Leonforte, Enna, Calascibetta, Assoro e Agira, in provincia di Enna, nel cuore della Sicilia. La zona di produzione e condizionamento della D.O.P. «Melanzana Rossa di Rotonda», invece, comprende l'intero territorio di alcuni comuni della provincia di Potenza: Rotonda, Viggianello, Castelluccio Superiore, Castelluccio Inferiore. Sono state approvate e pubblicate inoltre sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea anche le modifiche al disciplinare di produzione della DOP “La Bella della Daunia”, denominazione registrata nel 2000. Le modifiche, finalizzate ad assicurare al consumatore una informazione corretta e precisa, riguardano la descrizione del prodotto e il metodo di ottenimento. Più precisamente sono stati cambiati la data di raccolta delle olive nere, il peso delle due tipologie di oliva, la produzione massima per ettaro, nonché è stata introdotta per le olive nere la metodica del sistema californiano e, per venire incontro alle esigenze di mercato, sono stati aggiunti altri tipi di contenitori. Fonte MiPAF Atlante dei prodotti tipici: http://www.agraria.org/prodottitipici.htm
La Commissione Europea ha iscritto nel registro delle DOP e delle IGP la denominazione “Riso del Delta del Po IGP”. Questo riso è coltivato in circa 950 ettari di terreno, tra i comuni di Rovigo, in Veneto, e di Ferrara, in Emilia Romagna, per un fatturato di 1.800.000 euro. E’ stato fin dal 1400 una presenza costante nel paesaggio agrario del Delta del Po, dove si impose come coltura di bonifica per il dilavamento dalla salinità. Le caratteristiche dei terreni, il clima temperato e la vicinanza del mare sono i fattori principali che condizionano e caratterizzano la produzione nel territorio d’origine del Riso del Delta del Po. Esso trova infatti in questa zona un terreno di coltivazione ideale. Questa IGP, proposta da 13 aziende, si presenta con un chicco grande, cristallino, compatto, con un elevato tenore proteico e può essere bianco o integrale. Il Riso del delta del Po si caratterizza per l’elevata capacità di assorbimento, per una bassa perdita di amido e per la buona resistenza durante la cottura. Presenta, inoltre, una particolare sapidità e un aroma che permette di distinguerlo da quello prodotto in zone non salmastre.
Farro di Monteleone di Spoleto DOP La caratteristica che rende unico il Farro di Monteleone di Spoleto è la cariosside di colore marrone ambrato che alla frattura si presenta vitrea e compatta con residui farinosi. La spiga piatta, corta, affusolata, con ariste non troppo lunghe e leggermente divaricate completa il quadro caratteristico di questo prodotto, che fin dal XVI secolo veniva largamente coltivato a Monteleone di Spoleto, in Umbria. L’area di coltivazione comprende i comuni di Monteleone di Spoleto e Poggiodomo e parte dei comuni di Cascia, Sant’Anatolia di Narco, Vallo di Nera e Scheggino, di altitudine maggiore o uguale a 700 m s.l.m.
Limone Interdonato Messina IGP La IGP Limone Interdonato Messina è riservata alla cultivar “Interdonato”, ibrido naturale tra un clone di cedro e un clone di limone, ed è prodotta nel territorio Jonico-Messinese, in alcuni comuni della provincia di Messina. Le aziende del Consorzio del Limone Interdonato Messina sono 50 e producono 800mila chili all’anno, con un fatturato alla produzione annuo di 500mila euro e un fatturato al consumo di un miliardo e 200mila euro.
Modifica del disciplinare di produzione del Prosciutto di Norcia DOP Le modifiche al disciplinare di questo prodotto riguardano la descrizione puntuale delle caratteristiche del suino pesante adulto, che costituisce la materia prima della IGP, e l’inserimento degli elementi inerenti la tracciabilità del prodotto. Tali precisazioni sono state introdotte per fornire dati certi e più precisi al consumatore sull’origine della materia prima utilizzata.
Proposta di riconoscimento per l'Igp Agnello del Centro Ital
14/11/2009, 8:08
E' arrivato il tempo della pubblica audizione, il 16 novembre, dopo anni di ricerca di documentazione e vicende di modifiche normative
E’ autunno ed i pastori che allevano agnello da carne nell’Italia centrale hanno un importante incontro: il 16 novembre 2009 alle ore 11.30 presso la sala Contrattazioni della Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura, in via Fratelli Cairoli 10 a Grosseto, sono convocati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
In quella sede sarà data lettura della proposta del disciplinare di produzione per valutare la rispondenza tra quanto proposto e gli usi leali e costanti adottati, così come richiesto dal Regolamento comunitario (CE) n. 510/2006 per l’Agnello del Centro Italia IGP.
Il prodotto è a tutti noto, ma nel tempo i consumatori hanno perso le tracce della provenienza delle carni ma soprattutto il gusto di quelle carni, comprando spesso agnello nostrano che probabilmente di nostrano ha poco.
Un gruppo di produttori tenace, oltre duecento iscritti alla nascita dell’Associazione in primavera, ha mantenuto la produzione locale e ha permesso che l’Agnello del Centro Italia si differenziasse per caratteristiche qualitative precise, commercializzandolo con tale nome dagli inizi degli anni ’60, soprattutto in quei circuiti commerciali che ora diremmo di vicinato, cioè le macellerie o le gastronomie, arrivando in qualche caso alla piccola distribuzione organizzata.
L’offerta di tali carni è arrivata a rappresentare una qualificazione per le imprese agrituristiche, tante volte sorte nei numerosi parchi che caratterizzano l’areale produttivo, con servizio di ristorazione, riscuotendo un notevole successo.
L’Agnello del Centro Italia viene commercializzato come agnello leggero (Kg 8-13), pesante (oltre Kg 13) o castrato (Superiore a Kg 20) ed è ottenuto da razze da carne dell’area appenninica, come si può facilmente riscontrare dai nomi delle stesse: Fabrianese, Pomarancina, Sopravissana, Massese, Garfagnina bianca e Zerasca, o di altre razze da anni introdotte negli all’allevamenti dell’area, come la Bergamasca, la Biellese, la Pecora delle Langhe e la Gentile di Puglia, o da loro incroci.
L’area interessata da questi allevamenti, individuata dal disciplinare proposto, è quella della Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, l’area in cui la presenza della pastorizia è stata sempre molto radicata e che un tempo sfruttava le tante risorse dei pascoli attuando la transumanza.
Questa produzione si differenzia nettamente dalle altre due produzioni da carne di agnello IGP già riconosciute, in quanto è la prima produzione italiana ovina di razze da carne. In futuro il Consorzio di tutela avrà tutto lo spazio per far conoscere le caratteristiche qualitative peculiari del prodotto anche a quei consumatori di certi canali distributivi finora non raggiunti, permettendo un adeguato sviluppo della produzione e la tutela dalle imitazioni.
La sede dell'Associazione Agnello del Centro Italia è presso la Camera di Commercio di Grosseto, in via Fratelli Cairoli 10, a Grosseto.
Fonte: Angela Crescenzi
di C. S. 14 Novembre 2009 Teatro Naturale n. 40 Anno 7
Registrazione europea come IGP della denominazione “Marroni del Monfenera”, apprezzati fin dal medioevo: i prodotti italiani DOP e IGP diventano 186. La coltivazione del castagno nei comuni di Borso del Grappa, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possagno, Cavaso del Tromba, Pederobba, San Zenone degli Ezzelini, Fonte, Asolo, Maser, Castelcucco, Monfumo, Cornuda, Montebelluna, Caerano di San Marco, Crocetta del Montello, Volpago del Montello, Giavera del Montello, Nervesa della Battaglia (provincia di Treviso), è sempre stata un’attività di rilevante importanza sia sotto l’aspetto energetico e alimentare, sia per la costruzione di manufatti utili all’attività agricola.
Il sapore molto dolce della polpa, la struttura omogenea e compatta del frutto e la sua consistenza pastoso farinosa rendono unici i “Marroni del Monfenera”. Le loro proprietà, strettamente legate alle caratteristiche pedoclimatiche della zona di coltivazione, derivano dalla composizione chimica media dei Marroni, in cui si evidenzia una maggiore quantità di carboidrati, di lipidi e di potassio, e una minore presenza di sodio.
Iscrizione ufficiale da parte della Commissione Europea nel registro delle DOP e IGP della denominazione “Insalata di Lusia”. L’Insalata di Lusia IGP si coltiva nella regione Veneto e interessa i comuni di Lusia, Badia Polesine, Lendinara, Costa di Rovigo, Fratta Polesine, Villanova del Ghebbo e Rovigo, nonché di Barbona, Vescovana e Sant’Urbano in provincia di Padova. È apprezzata dal consumatore per la leggerezza del cespo, per la sua buona conservazione, per l’assenza di fibrosità, per la croccantezza delle foglie giovani, fresche e turgide e per il suo gusto dovuto ad una naturale sapidità. Caratteristiche che derivano direttamente dalla zona di produzione grazie alla presenza di terreni fertili sciolti ricchi di sali minerali, all’umidità atmosferica e alla presenza di acqua costante lungo i canali. Fonte MiPAF
Una semplice domanda. Per richiedere il marchio DOP o IGP, a chi bisogna rivolgersi? E solitamente dopo quanto tempo e quante analisi si riesce ad ottenerlo?