Si può fare però si tratta di un metodo molto rapido e non del tutto completo nell'accuratezza nei risultati. Il metodo consiste nell’esaminare dei campioni con luce UV (365 nm) in camera oscura che possono emettere una luce fluorescente. Tuttavia la fluorescenza non è data dalle aflatossine ma da un metabolita prodotto da Aspergillus flavus (lo stesso fungo che può produrre le aflatossine), denominato acido Kojico, in presenza di un enzima (perossidasi) localizzato a livello dei tessuti freschi della granella e della pianta. Poichè il fungo può produrre l’acido Kojico, ma non le aflatossine, i campioni che presentano fluorescenza devono comunque essere analizzati per confermare l’eventuale presenza della micotossina.
Questi metodi rapidi sono di utile applicazione nelle fasi di screening dei campioni poichè consentono di velocizzare i processi di controllo, tuttavia i risultati ottenuti con tali test, soprattutto per valori vicini al limite di legge, devono comunque essere confermati successivamente con tecniche cromatografiche (HPLC).
Molto importante è la fase di campionamento che rappresenta la fonte principale di errore per analiti distribuiti in modo eterogeneo all’interno di un lotto; in questi casi l’ampiezza dell’errore dovuto al campionamento è molto più grande di quella derivante dall’analisi.
Per maggiori informarzioni guarda questa breve ma interessante pubblicazione:
http://www.venetoagricoltura.org/upload ... Cap._5.pdfBuona giornata