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Produzione, qualità e valorizzazione dei prodotti agroalimentari
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In Italia l’87% dei mangimi composti per animali è GM

12/05/2015, 22:48

In Italia l’87% dei mangimi composti per animali è GM. Secondo uno studio californiano il genoma modificato non ha ripercussioni su carni, latte e uova. Restano gli altri problemi oltre al glifosato
http://www.ilfattoalimentare.it/ogm-man ... menti.html

Re: In Italia l’87% dei mangimi composti per animali è GM

13/05/2015, 21:00

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Restano da chiarire ancora alcuni punti relativi alla sostenibilità ambientale, in particolare alla tutela della biodiversità, secondo alcuni a rischio in caso di sistemi intensivi. C’è poi il problema dell’impiego di diserbanti, come il glifosato , dichiarato nelle scorse settimane “probabile cancerogeno” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Non è ancora risolta la questione della contaminazione accidentale: tra mais geneticamente modificato, tradizionale e/o biologico. Occorre infine considerare che il sistema delle coltivazioni gm ha fatto di recente registrare le prime crepe negli Stati Uniti. Secondo l’Agenzia per la protezione ambientale alcuni insetti – tra cui la diabrotica – hanno iniziato a manifestare la resistenza al bacillus thuringensis, di cui un gene viene inserito nel mais gm – pari all’80% del totale coltivato in Usa – per evitarne l’attacco da parte degli insetti. Se il fenomeno dovesse propagarsi, l’impiego delle biotecnologie non basterebbe a evitare il ricorso alla chimica dei pesticidi.

Re: In Italia l’87% dei mangimi composti per animali è GM

14/05/2015, 18:54

La questione mi tocca direttamente visto il mio settore.
Bisogna chiedersi perchè si importa tanta materia prima dall'estero?
Quali sono i problemi del mais non gm italiano?
( io conosco le risposte, ma la maggior parte delle persone no)
Dal basso del mio settore il problema non è gm o no gm , ma come riuscire a produrre una materia prima utilizzabile, cioè non distrutta da insetti o muffe ( micotossine) nel contempo senza residui di pesticidi, per produrre un cibo per animali riproduttori che dovranno partorire tanti cuccioli sani, non malformati o immunodepressi o peggio finire abortiti.
Il problema evidenziato da Marco è vero, probabilmente si dovrà riconsiderare non solo cosa si sparge sui campi, ma il metodo stesso di coltivazione, introdurre rotazioni colturali (non so come si comportano a tal proposito negli Usa) e metodi meno intensivi che potrebbero richiedere una diminuzione della produzione complessiva ( e cosa ne sarà dei prezzi?)
La questione è difficile.
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