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Garanzie inequivocabili in etichetta sui prodotti bio? 
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Salve amici :P ! Chiedo venia per l'ingenuità :oops: della domanda, ma mi chiedo quali sono le garanzie inequivocabili riportate nell'etichetta dei prodotti classificati bio, affinchè l'acquirente è matematicamente garantito che il prodotto che s'accinge d'acquistare (e consumare) è stato coltivato, allevato, preparato e confezionato seguendo scrupolosamente le regole e normative sul biologico? Insomma, nel mondo dei Tarocchi (per dirla alla "Striscia la Notizia"), chiunque può scrivere in etichetta che quel determinato prodotto è bio. Ma chi mi garantisce che lo è davvero? Io povero consumatore ignorante, da quali etichette correttamente compilate e/o certificate mi rendo conto di cosa sto mangiando :?: ? Grazie per il prezioso contributo che vorrete postarmi.


27/10/2009, 15:13
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Le aziende biologiche sono sottoposte al controllo di un ente di certificazione autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Poi i disonesti ci sono ovunque, purtroppo.
Ciao,
Marco

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27/10/2009, 17:32
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Ciao Marco e grazie! Ciò che vorrei capire, è se sull'etichetta che accompagna i prodotti biologici vi son dei "marchi", "simboli" o "loghi" (tipo, ad es., il marchio che certifica il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma) che - inequivocabilmente - attestano la loro identità. E se si, quali sono?


27/10/2009, 19:18
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Si, c'è il logo Agricoltura biologica:
http://www.agraria.org/zootecnia/agrico ... logica.htm
deve essere poi indicato il Regolamento CEE 2092/91 o 1804/99 se prodotto zootecnico.
Inoltre l'ente di certificazione.
Ciao,
Marco

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27/10/2009, 19:22
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Ciao,
devo precisare che a partire dal 1 gennaio 2009 il quadro normativo comunitario relativo alle produzioni agroalimentari ottenute con metodo biologico è profondamente mutato. Il Reg. CEE 2092/91 è stato ormai abrogato dal Reg. CE 834/07, al quale si farà riferimento da questa data.

Le novità principali sono:
- certificazione biologica estesa anche ai prodotti dell'acquacoltura, lieviti e alghe marine;
- vengono definiti finalmente i requisiti per il processo di vinificazione, si potrà indicare così "Vino Biologico" e non più "Vino prodotto con uve da Agricoltura Biologica";
- stessa cosa per l'olio;
- mentre per molti anni il Reg. CEE 2092/91 aveva vietato di correlare il termine biologico al nome del prodotto ma solo al metodo di produzione, il nuovo regolamento prevede, invece, importanti cambiamenti anche per quanto attiene le indicazioni in etichetta: si potrà scrivere “PRODOTTO BIOLOGICO” (ORGANIC, ECOLOGICO o analoghi suffissi previsti nelle altre lingue ufficiali europee), nonostante nelle norme prevalgano requisiti di processo;
- l’uso del logo europeo diventa obbligatorio per tutti i prodotti bio confezionati (anche se in realtà forse cambierà a breve: viene lamentata infatti la scarsa immediatezza del messaggio e una forma grafica che si confonde con i prodotti tipici), con un contenuto in ingredienti bio superiore al 95%, prodotti e coltivati all’interno dell’UE;
- per i prodotti con un contenuto in ingredienti bio inferiore al 95% non può essere utilizzata la dicitura “Prodotto Biologico” (in prossimità della denominazione del prodotto) e continua ad essere richiesta la chiara indicazione degli ingredienti certificati e della loro incidenza percentuale. E’ stata inoltre eliminata la soglia minima del 75% (limite sotto al quale oggi non si può fare alcun riferimento al biologico);
- viene imposto l’obbligo di indicazione dell’origine UE o non UE delle materie prime che costruiscono il prodotto. Si può omettere l’indicazione «non UE» solo quando l’ingrediente interessato ha una incidenza inferiore al 2% del totale delle componenti agricole;
- conferma l’assoluto divieto di impiego di Organismi Geneticamente Modificati e loro derivati in tutte le fasi della filiera e del ciclo di produzione, includendo i concimi, gli antiparassitari, i coadiuvanti tecnologici e con la sola esclusione dei farmaci veterinari. Nonostante la proposta del Parlamento europeo in base al quale la presenza di OGM nei prodotti biologici sarebbe dovuta essere limitata esclusivamente a quantità accidentali e tecnicamente inevitabili con un valore massimo di 0,1 %, il nuovo regolamento non precisa nulla di più restrittivo rispetto alle disposizioni generali in materia di etichettatura e, quindi, si ritiene implicitamente confermata, anche per i prodotti bio, la soglia dello 0,9% quale limite di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile.

Mi rendo conto che l’argomento è vasto e rappresenta una “rivoluzione” soprattutto per le etichette, quindi mi scuso per l’eventuale poca chiarezza e rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
Jacopo

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


27/10/2009, 19:53
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Caro Jacopo,
ti ringrazio moltissimo per l'aggiornamento (ero rimasto un po' indietro :)), che, tra l'altro, mi servirà anche per l'isegnamento.
Ciao,
Marco

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27/10/2009, 20:40
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Mille grazie, amici :) ! Adesso posseggo qualche elemento in più per identificare i "bio Tarocco" dai VERI BIO :mrgreen: !!!


27/10/2009, 21:23
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Comunicato MiPAF

La Conferenza Stato Regioni ha approvato le disposizioni attuative dei regolamenti (CE) n. 834/2007, n. 889/2008 e n. 1235/2008, riguardanti la produzione vegetale e animale, l’etichettatura dei prodotti, il controllo e la certificazione.

Il provvedimento era molto atteso dal mondo produttivo e costituisce un punto di partenza importante per semplificare le normative del comparto.
Uno degli scopi del provvedimento è stato proprio quello di fornire un testo unico agli operatori del settore biologico, sulla falsa riga di quanto fatto dalla Commissione Europea che ha unificato e aggiornato i vari testi dei regolamenti di settore.

L’Italia si allinea così ad altri Paesi europei che avevano provveduto alle norme di attuazione dei regolamenti. Arriva poi una novità importante: l’istituzione, presso il Mipaaf, di banche dati contenenti le informazioni sulla disponibilità di animali allevati con metodo biologico; un’innovazione che permetterà agli allevatori di individuare, con maggiore facilità, le modalità ottimali di approvvigionamento di bestiame da introdurre in azienda, nel rispetto delle disposizioni comunitarie. Inoltre, le norme forniscono indicazioni precise sulle modalità di etichettatura dei prodotti biologici.

Nei prossimi mesi, saranno operative le misure legate al Piano d’Azione per l’agricoltura biologica 2009-2010, attraverso le quali si procederà ad una maggiore attività di comunicazione verso il consumatore e ad azioni tese a sostenere gli imprenditori del biologico, con iniziative legate all’interprofessione del settore, alla promozione e alla diffusione dei prodotti bio in Italia e nel mondo.

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31/10/2009, 14:42
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scusate ma io ero,sono e rimango scettico sul biologico.E' già difficile riuscire a fare l'integrato e nelle ultime stagioni gli agricoltori lo sanno bene.
Si possono fare tutti i database che vogliono e i registri dei trattamenti o delle pratiche eseguite ma sapete quanta roba gira nelle campagne di origine ignota e quindi nn risultante nelle fatture e nei registri?

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31/10/2009, 23:27
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Condivido - per linee generali - le perplessità di Eugenio. Ovvero, tanto i prodotti (vegetali e animali) realizzati con l'agricoltura "tradizionale", quanto quelli bio, se non vi sono seri e attenti controlli da parte delle autorità preposte e, soprattutto, l'onestà del produttore d'osservare scrupolosamente tutte le fasi inerenti l'intera filiera, credo servano a poco etichette - più o meno - dettagliate, se poi il famoso rischio "Tarocco" da me evocato all'inizio è sempre, in qualche modo, possibile farlo entrare da qualche "porticina secondaria". Mi spiego meglio. Ipotizziamo che io produca (ad es.) pere biologiche, parte per consumo fresco e parte per conserve e marmellate. Dalla pianta al vasetto di marmellata, seguo scrupolosamente tutti i disciplinari previsti, salvo (per "risparmiare" qualcosina) introdurre (durante l'intero ciclo) un concime "bio" consigliatomi da un "amico fidato" che, al posto di quello controllato e certificato che acquisto abitualmente al consorzio, costa la metà. Ed ecco l'inghippo cui - presumo - si riferisce pure l'amico Eugenio. Io, potenzialmente, ho prodotte e realizzate pere e marmellate "bio", col semplice fatto - però - che durante l'intero processo, ho introdotto (anche ammesso in "buona fede") un elemento quantomeno poco cristallino che inficia tutto. O no?


31/10/2009, 23:58
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