In medicina veterinaria, l'utilizzo dei corticosteroidi di sintesi (prednisolone, betametasone, desametasone e metilprednisolone), negli animali da reddito, è ammesso solo per usi terapeutici; il loro impiego è disciplinato dal Regolamento (Ue) N. 37/2010, che stabilisce i limiti massimi di residuo (LMR) negli alimenti di origine animale. Per queste sostanze, è previsto un periodo di sospensione tra il trattamento e la macellazione in quanto, la loro forte attività farmacologica rende i residui potenzialmente dannosi per l'uomo (Ferranti C. et al., 2011). Per il prednisolone, nel bovino, i limiti massimi di residuo fissati sono di 4 µg/kg per muscoli e grasso, 6 µg/kg per il latte e 10 µg/kg per fegato e reni.
I corticosteroidi possono essere utilizzati in modo illecito come promotori di crescita nei bovini perché, anche a basse concentrazioni, sono ritenuti in grado di aumentare l'accumulo di peso, ridurre l'indice di conversione alimentare ed avere un effetto sinergico con altre molecole, come i β-agonisti o gli steroidi anabolizzanti (Ferranti C. et al., 2011). Il loro impiego come promotori di crescita negli animali da reddito è proibito in Europa dalla Direttiva 96/22/Ce “concernente il divieto di utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze β-agoniste nelle produzioni animali”, modificata successivamente dalla Direttiva 2003/74/Ce.
In Italia il controllo sull’uso dei corticosteroidi è inserito nel Piano nazionale residui (Pnr) e viene effettuato sia al macello che in allevamento. Nel primo caso, le matrici campionate sono il fegato, per il quale sono fissati limiti massimi di residuo, o le urine; in allevamento invece la sola matrice campionata è l’urina, per la quale la legge non ha fissato limiti massimi di residuo, non essendo quest’ultima un alimento..
Proprio in merito al limite di prednisolone nelle urine, in data 22 maggio 2012 il Consiglio Superiore di Sanità, sulla base dei riscontri scientifici ad oggi disponibili, ha espresso un parere fissando un nuovo limite di 5,0 µg/l, al di sopra del quale emettere un giudizio di non conformità e di conseguenza indicando la possibilità che questa molecola possa essere di secrezione endogena.
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