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Fino al 15% della carne bovina italiana con anabolizzanti...

12/06/2014, 13:41

Secondo il piano di monitoraggio commissionato dal Ministero della salute, fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. La percentuale deriva da indagini condotte con un metodo biologico (non ancora ufficialmente riconosciuto) alternativo alle metodiche chimiche, i cui risultati sono sempre molto tranquillizzanti. Con questa tecnica si individuano percentuali decisamente più elevate di bovini trattati, rispetto ai valori dei test chimici, arrivando a punte del 15%. Sono questi i risultati riportati nella relazione relativa al piano di monitoraggio compilata il 30 giugno 2014 dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che Il Fatto Alimentare è riuscito a visionare.

Dai rilevamenti effettuati in 18 Regioni (vedi tabella) risulta che 72 bovini rispetto ad un totale di 514 sono stati classificati come “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi.

La relazione conclude dicendo: “Dall’attività di controllo svolta dalle18 Regioni aderenti al piano, emerge che il superamento della soglia di positività fissata coinvolge rispettivamente tre regioni nel caso dei tireostatici, sei regioni nel caso degli steroidi sessuali e 15 regioni nel caso dei corticosteroidi”. L’ultima nota riguarda la costante crescita delle positività negli ultimi cinque anni per quanto riguarda i corticosteroidi. L’incremento di cinque volte è notevole, ma è probabilmente dovuto al progressivo miglioramento del sistema di monitoraggio. Questo concetto è importante, ma indica che quasi il 15% dei capi presenti negli allevamenti italiani ha subito trattamenti illeciti negli ultimi 5 anni, anche se probabilmente il sistema va avanti da sempre e non è mai stato interrotto.

Il Fatto Alimentare ritiene che questi controlli debbano proseguire comunicando i risultati al grande pubblico, solo così si può moralizzare il mercato. Occorre inoltre denunciare le aziende agricole abituate ad usare trattamenti illeciti, visto che nella stragrande maggioranza dei casi non vengono “pizzicate”. Solo in questo modo si valorizza il lavoro degli allevatori onesti che, avendo in fase di macellazione rese inferiori, subiscono la concorrenza sleale degli allevatori furbi. Dire no ai trattamenti illeciti salvaguarda anche il buon nome e a qualità della carne made in Italy.
www.ilfattoalimentare.it/
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Re: Fino al 15% della carne bovina italiana con anabolizzanti...

13/06/2014, 8:46

In medicina veterinaria, l'utilizzo dei corticosteroidi di sintesi (prednisolone, betametasone, desametasone e metilprednisolone), negli animali da reddito, è ammesso solo per usi terapeutici; il loro impiego è disciplinato dal Regolamento (Ue) N. 37/2010, che stabilisce i limiti massimi di residuo (LMR) negli alimenti di origine animale. Per queste sostanze, è previsto un periodo di sospensione tra il trattamento e la macellazione in quanto, la loro forte attività farmacologica rende i residui potenzialmente dannosi per l'uomo (Ferranti C. et al., 2011). Per il prednisolone, nel bovino, i limiti massimi di residuo fissati sono di 4 µg/kg per muscoli e grasso, 6 µg/kg per il latte e 10 µg/kg per fegato e reni.

I corticosteroidi possono essere utilizzati in modo illecito come promotori di crescita nei bovini perché, anche a basse concentrazioni, sono ritenuti in grado di aumentare l'accumulo di peso, ridurre l'indice di conversione alimentare ed avere un effetto sinergico con altre molecole, come i β-agonisti o gli steroidi anabolizzanti (Ferranti C. et al., 2011). Il loro impiego come promotori di crescita negli animali da reddito è proibito in Europa dalla Direttiva 96/22/Ce “concernente il divieto di utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze β-agoniste nelle produzioni animali”, modificata successivamente dalla Direttiva 2003/74/Ce.

In Italia il controllo sull’uso dei corticosteroidi è inserito nel Piano nazionale residui (Pnr) e viene effettuato sia al macello che in allevamento. Nel primo caso, le matrici campionate sono il fegato, per il quale sono fissati limiti massimi di residuo, o le urine; in allevamento invece la sola matrice campionata è l’urina, per la quale la legge non ha fissato limiti massimi di residuo, non essendo quest’ultima un alimento..

Proprio in merito al limite di prednisolone nelle urine, in data 22 maggio 2012 il Consiglio Superiore di Sanità, sulla base dei riscontri scientifici ad oggi disponibili, ha espresso un parere fissando un nuovo limite di 5,0 µg/l, al di sopra del quale emettere un giudizio di non conformità e di conseguenza indicando la possibilità che questa molecola possa essere di secrezione endogena.
http://www.agricoltura24.com/prednisolo ... 68,00.html
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