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Diossina nelle carni! 
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Una riflessione dell'Aspa sull'inquinamento da diossina delle uova in Germania
Le recenti notizie provvenienti dalla Germania sull'inquinamento di prodotti di origine animale con diossine hanno profondamente colpito l'opinione pubblica europea e quella italiana. L'Associazione per la Scienza e le Produzioni animali é direttamente interessata a mettere a disposizione dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori il supporto scientifico per comprendere meglio il fenomeno, valutarlo in termini reali e per prevenirlo.

Le diossinie e diossine-simili sono una vasta famiglia di prodotti originati da processi di combustione di vario genere. Esse sono pervasive e si accumulano nei grassi degli animali che ingeriscono alimenti inquinati. Si accumulano anche nel terreno e sulle piante per fallout di fumi da combustione.

La chimica delle diossine è ben conosciuta, ma l'applicazione routinaria di sistemi di analisi continua non è attualmente fattibile a causa degli elevati costi analitici. L'analisi del rischio di contaminazione con diossine necessita di conoscenze appropriate sulle fonti generali e, soprattuto, puntuali di inquinamento per la gestione di piani di monitoraggio affidabili e quindi per una corretta gestione del rischio.

La corretta tecnica di alimentazione, che implica il continuo controllo degli alimenti e dei mangimi, associata ad una buona prassi zootecnica che impedisca il rilascio anche di piccole quantità di diossine nell'ambiente di allevamento, sono le precauzioni di base per garantire la filiera degli alimenti di origine animale.

In Italia, l'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con gli Istituti Zooprofilattici e altri centri di ricerca universitari, sulla base anche delle ricerche condotte dai ricercatori dell'Aspa, studiano in continuità l'ambiente e gli alimenti per abbattere il rischio di contaminazione, anche da altre sostanze tossiche oltre le diossine, e renderlo trascurabile.

Fonte: Aspa - Associazione per la Scienza e le Produzioni animali

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


12/01/2011, 9:33
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Non ho capito se lo scandalo è scoppiato perchè gli allevatori utilizzavano mangime contenente diossine o per altro motivo.
Grazie,
Marco

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12/01/2011, 14:09
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credo sia il mangime ad essere contaminato


12/01/2011, 14:17
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Si, mangime contaminato con diossina passata nelle carni di suini e polli!
Jaopo

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Vandana Shiva


12/01/2011, 16:20
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Si il mangme è contaminato per colpa della grassatura, effettuata con prodotti che derivano da uno stabilimento che lavora grassi
anche di recupero olii derivati dalla frittura di cucina , mense, patatine, ecc... così mi ha detto un amico che vive a dresda, chissà
quante volte vengono usati questi olii prima di essere smaltiti, pare che sia simile alla vicenda capitata qualche anno fa in belgio
ma allora usarono anche olii minerali. Mi sembra che sia ora che le autorità competenti comincino a guardare dove vanno a finire
certe materie riciclate in nome del dio denaro tra scarti di qua e scarti di la quali altre schifezze metteranno?


12/01/2011, 16:54
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sbaglio o e' capitato non piu' tardi di 3 anni fa in irlanda di uova o pollame con tassi di diossina inaccettabili


sempre per gli oli delle friggitrici delle cucine delle patatine, e degli hamburgher (nel nord europa, se nn sbaglio non li cuocono alla piastra, ma fanno come negli states che li buttano in olio bollente)

in genere questi oli vengono riciclati e usati x fare biodiesel

e non come detto da un esponente della coldiretti gg fa su uno mattina, che hanno messo il biodiesel nei mangimi....

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Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.


12/01/2011, 17:23
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Grazie Grinto per la spiegazione. Adesso capisco perchè parlavano di oli scadenti.
Ciao,
Marco

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12/01/2011, 17:29
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Che disastro...sbaglio o siamo veramente stupidi?!?
Jacopo

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Vandana Shiva


12/01/2011, 17:31
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Bravo Grintosauro,
ricercando in rete ho trovato che questo fatto è già accaduto nel 2005 nella stessa regione interessata dall'attuale scandalo (Bassa Sassonia), dove era stata evidenziata una contaminazione oltre i limiti consentiti dalla legge di ben il 28% di polli allevati all'aperto in quel territorio - quindi polli 'ruspanti', quelli che normalmente siamo abituati a considerare i più sicuri perché allevati in modo naturale. Tale area è caratterizzata dalla presenza diffusa di acciaierire ed inceneritori.
Questo dato deve fare molto riflettere, in quanto parlare solo dei polli contaminati per colpa dei mangimi e non anche di quelli contaminati per esposizione alle ricadute di acciaierie, inceneritori ed altri impianti produttori di diossine rischia di non mettere sufficientemente a fuoco le conseguenze che uno 'sviluppo' industriale dissennato ha comportato, quasi questo fosse meno colpevole di chi ha deliberatamente nutrito gli animali con mangimi contaminati.
(...)
Una domanda, quindi: come saranno i polli allevati all'aperto in area di ricaduta dei nostri inceneritori a Forlì? Perché a nessuno è mai venuto in mente di indagare?

Giusto no?
Jacopo

Fonte: http://www.ilcambiamento.it" target="_blank

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12/01/2011, 17:42
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Riporto un comunicato stampa della Confagricoltura
Confagricoltura chiede che comportamenti come quelli registratisi in Germania, con l’emergenza diossina, siano sanzionati con estremo rigore: “Occorrono sanzioni severissime, anche penali, per coloro che omettono di lanciare il segnale di allerta rapido come previsto dal regolamento comunitario sulla rintracciabilità 178/2002. La Commissione Europea avvii un approfondimento sull’efficacia e sul potere deterrente delle sanzioni applicate nei diversi Stati membri”. (Attualmente le sanzioni sono solo amministrative e non ingenti. In Italia, ad esempio, variano tra i 2.000 ed i 12.000 euro, mentre quelle per l’aggravante del mancato ritiro del prodotto pericoloso varia tra i 3.000 e i 18.000 euro).

In base alla normativa europea, infatti, c’è l’obbligo per tutti gli operatori del comparto alimentare e dei mangimi di garantire la rintracciabilità degli alimenti in tutte le fasi della filiera “dalla terra alla tavola” ed è previsto anche un sistema di allerta rapido, che permette di ritirare dal mercato tutti i lotti di prodotto considerati a rischio.

“In Germania - fa presente la Confagricoltura - la contaminazione sarebbe stata scoperta alla fonte già ad aprile del 2010, ma comunicata solo ai primi di dicembre, ovvero ben otto mesi dopo”. Questo perché i costi per attuare la procedura di comunicazione del pericolo sono molto più forti delle sanzioni, infatti, quasi sempre l’autorità sanitaria blocca o limita la produzione aziendale per un certo tempo.

“Il risultato - commenta Confagricoltura - è che le conseguenze dell’emergenza-diossina in Germania sono ricadute prevalentemente sul settore agricolo che, come troppo spesso accade, ne fa le spese incolpevole. Per questo il sistema sanzionatorio deve colpire duramente chi non ottempera immediatamente all’obbligo di comunicazione del problema riscontrato”.

Nel frattempo, dopo Slovacchia e Corea del Sud anche la Cina ha sospeso le importazioni di carne di maiale, uova e loro derivati dalla Germania. “La vicenda tedesca – avverte Confagricoltura - rischia di incendiare le relazioni commerciali internazionali a danno di tutti i prodotti alimentari europei. E’ necessario che la Commissione europea intervenga immediatamente per evitare strumentalizzazioni che possono generare misure protezionistiche mascherate da cordone sanitario e per rassicurare i mercati internazionali che la qualità e la salubrità dei prodotti agricoli europei, Italia in primis, è garantita in modo assoluto”.

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12/01/2011, 17:49
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