Ho ricevuto questa lettera:
Gentile Direttore,
il recente scandalo di maiali, polli e uova tedesche alla diossina ripropone ormai un rituale ricorrente e costante circa la sicurezza alimentare (ricordiamo le mozzarelle campane, le pecore pugliesi, i suini irlandesi, i polli toscani) e che - proprio per queste sue caratteristiche - rischia di passare, come una notizia fra le tante, alla quale non si dedica l'attenzione dovuta. La sicurezza alimentare, specie per quanto attiene diossine e PCB è viceversa un tema non secondario per la salute pubblica, regolato da una serie di normative che recepiscono anche direttive comunitarie ( direttive - 74 del 2003 recepita col D. lvo 158/2006) che vanno sotto il nome di “Piano Nazionale Residui” . In base a questo piano ogni regione effettua un certo numero di controlli per la ricerca di diossine negli alimenti; tanto per fare un esempio in Emilia Romagna nel 2009 sono stati eseguiti per le diossine N° controlli : 8 su circa 600.000 capi bovini, 8 su circa 1.300.000 suini, 2 su circa 80.000 ovicaprini, 16 su circa 32 milioni di capi di volatili,11 su uova, 16 su molluschi, 13 su latte vaccino, 3 su latte ovicaprino e 2 campioni di latte per infanzia.
Appare evidente che la numerosità di questi controlli è davvero esigua, ma in altre regioni quali, la Toscana, nel 2009 è stato eseguito, ad es., un solo campione su bovini, suini, ovicaprini, tacchini e uova e 25 campioni su latte ovicaprino, non più previsti nel 2010. Possiamo quindi ritenerci davvero soddisfati e tranquilli per ciò che ogni giorno arriva sul nostro piatto? Certamente no, specie se pensiamo che recenti disposizioni ministeriali invitano i produttori a garantire la regolarità dei propri prodotti con autocertificazione! Ma davvero c’è da preoccuparsi per la presenza di questi contaminanti nel nostro cibo?
Purtroppo si e lo si può capire solo conoscendo meglio le caratteristiche di queste molecole. Le diossine sono prodotti involontari, persistenti e tossici delle combustioni ( specie per attività umane, acciaierie, inceneritori ecc); si formano in particolari condizioni di temperatura ed in presenza di Cloro. Delle diossine se ne conoscono oltre un centinaio, con caratteristiche differenti di persistenza, stabilità e tossicità e “capostipite” di esse è la TCDD o “diossina di Seveso”, così chiamata a causa dell’incidente occorso a Seveso nel 1976. La TCDD è pericolosa a dosi infinitesimali (miliardesimi di milligrammo) ed è stata definita la sostanza più pericolosa mai conosciuta, i suoi tempi dimezzamento sono di 100 anni nel sottosuolo e di circa 7 anni nel corpo umano; una volta che le diossine sono state emesse dai camini si depositano al suolo, contaminano i foraggi ed entrano nella catena alimentare. Non sono quindi tanto pericolose per inalazione ma perché, per oltre il 90%, vengono assunte tramite il cibo. Essendo liposolubili infatti si concentrano soprattutto nella carne e nel grasso degli animali, nonché nei loro prodotti, uova , latte, formaggi e noi, che di questi ci nutriamo, a nostra volta le accumuliamo nei nostri corpi e – cosa ancor più grave - le passiamo alla nostra discendenza. Le diossine vengono infatti trasmesse dalla madre al feto sia durante la gestazione che attraverso l'allattamento; a questo proposito risulta, dai pochissimi studi eseguiti (spesso per iniziativa spontanea dei cittadini sul latte materno) che un lattante di 5 kg, nel nostro paese, si trova ad assumere quote di diossine variabili da alcune decine fino a diverse centinaia di volte dosi di diossine superiori al limite massimo indicato dall'UE!
I rischi per la salute di queste molecole sono molteplici e complessi: la TCDD è classificata come cancerogeno certo per l’uomo e tutte le molecole simili rientrano in un grande gruppo di inquinanti denominati “interferenti endocrini”, agenti cioè che mimano l’azione degli ormoni naturali interferendo e disturbando funzioni complesse e delicatissime quali quelle immunitarie, endocrine, metaboliche e neuropsichiche. L’esposizione a diossine è pertanto correlata allo sviluppo di tumori (in particolare linfomi, sarcomi, tumori a fegato, mammella, polmone, colon) nonchè a disturbi riproduttivi, endometriosi, anomalie dello sviluppo cerebrale, diabete, malattie della tiroide, danni polmonari, metabolici, cardiovascolari, epatici, cutanei e deficit del sistema immunitario.
Appare ovvio che dovremmo evitare in ogni modo la produzione di inquinanti così pericolosi specie quando ciò è ampiamente possibile, ad esempio evitando la combustione dei rifiuti, cosa ormai ampiamente possibile e praticata. A questo proposito segnalo l'ennesimo, recentissimo, studio*che correla queste sostanze emesse da inceneritori ai linfomi Non Hodgkin. Lo studio è stato condotto in Francia su 34 pazienti affetti da linfoma residenti nell'area di ricaduta dell'inceneritore di Besancon e su 34 sani . In tutti sono stati dosati nel siero queste sostanze trovando livelli sempre più alti e statisticamente significativi nelle persone esposte. Spiace rilevare che nello studio Moniter, condotto dalla regione Emilia Romagna per valutare le ricadute degli 8 inceneritori presenti sul territorio, le diossine non siano state ricercate dove queste si accumulano, ovvero su matrici biologiche, nè tanto meno nel corpo delle persone o sul latte materno delle mamme esposte! Tuttavia, anche quando le diossine sono state ricercate e trovate, come nelle indagini eseguite in seguito allo sforamento del 2007 dell'inceneritore di Montale (Pt) , indagini -ricordo- che hanno dimostrato in ben 6 su 10 campioni di polli, livelli ben oltre i limiti di legge, nessuna ordinanza di divieto al consumo è stata emanata, prassi consolidata in situazioni analoghe.
L’attuale scandalo si presta infine ad alcune considerazioni interessanti. La causa attuale sembra essere la somministrazione di mangimi contaminati da oli industriali ed altri inquinanti ai poveri animali, ma questo tragico evento segue quanto accaduto nel 2005 (
http://lescienze.espresso.repubblica.it ... ia/1285257) nella stessa regione interessata dall'attuale scandalo: la Bassa Sassonia. Nel 2005 la contaminazione si riscontratò sul 28% di polli allevati a terra e all'aperto, quindi polli "ruspanti", quelli che consideriamo i più genuini perché allevati in modo naturale. Va ricordato che la Bassa Sassonia è caratterizzata dalla presenza diffusa di acciaierie ed inceneritori e quindi da livelli di inquinamento certo non indifferenti. Parlare oggi solo dei polli contaminati per colpa dei mangimi e non di quelli contaminati per le conseguenze connesse ad uno "sviluppo" industriale dissennato appare riduttivo. Non credo ci voglia molto a capire che avere distrutto la civiltà contadina, avere avvelenato il territorio e le acque superficiali e profonde con pesticidi (si veda il recente rapporto ISPRA
http://www.apat.gov.it/site/it-IT/APAT/ ... _2010.html) e con le ricadute di impianti assurdi ed inquinanti come gli inceneritori, non solo arreca incalcolabili danni all’ambiente e alla salute, ma mina la possibilità stessa di sopravvivenza delle generazioni future. Reputo scandaloso il fatto che anziché chiudere gli inceneritori se ne aprano dei nuovi o si ampli la potenzialità di quelli esistenti; come di recente ha affermato il Prof D. Kriebel questi impianti: ** oltre che immettere fumi in atmosfera, produrre ceneri tossiche, contribuire al riscaldamento globale ostacolano il diffondersi di pratiche molto più virtuose quali la riduzione ed il riciclo, perché“una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti, i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”. Ed è parimenti stupefacente che nessuno si preoccupi che ciò significa compromettere senza rimedio ciò che tutto il mondo ci invidia, ossia l’eccellenza nel settore agroalimentare, settore fondamentale anche dal punto di vista economico; da recentissimi dati del Sole 24 Ore emerge che in Italia, a differenza di quasi tutti gli altri paese dell’UE, l' andamento dei redditi agrari è diminuito dal 2009 al 2010 del – 3.3%!
E’ chiaro che gli allarmi che a più riprese ci si presentano dovrebbero farci riflettere sul fatto che la sicurezza alimentare non può essere garantita da controlli più o meno numerosi né tanto meno da autocertificazioni, ma che essa è direttamente proprorzionale alla sicurezza generale dell’ambiente in cui viviamo, ovvero dalla qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo, che ne sarà dei polli e dei pandori di Verona o dei prosciutti e del parmigiano di Parma o dei vini di Trento quando gli impianti di incenerimento progettati o in via di costruzione od ampliamento spargeranno i loro veleni (assolutamente evitabili) in territori spesso già gravemente compromessi?
Mi chiedo cosa altro debba accadere perché finalmente comprendiamo che è arrivato il momento del cambiamento, è il momento di riconoscere il fallimento di una società come l’attuale che non si cura delle conseguenze delle proprie scelte e che è arrivata a compromettere risorse indispensabili alla vita quali aria, acqua e perfino a contaminare le basi stesse dell'alimentazione inquinando anche l'alimento più prezioso al mondo: il latte materno!
Preoccuparsi dell'infanzia e delle possibilità di sopravvivenza delle generazioni future dovrebbe essere al primo posto nei pensieri di una comunità civile.
Dott.ssa Patrizia Gentilini
Medico oncologo ed ematologo
Presidente Associazione Medici per l' Ambiente ISDE Forlì
*Viel J. et al Increased risk of non Hodgkin Lymphoma and serum organochlorine concentrations among neighbors of a municipal solid waste incinerator, Environ Int (2010)
** Kriebel D. Incinerators, birth defects and the legacy of Thomas Bayes Occup Environ Med 2010; 67:433-34