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Cuore a rischio per troppo sale 
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Cuore a rischio per troppo sale

La relazione tra le abitudini alimentari nel consumo di sale e la pressione sanguigna è stata confermata da studi epidemiologici e sperimentali. Ora la validazione degli effetti a lungo termine arriva da una metanalisi su studi randomizzati e controllati, pubblicata sul Bmj

Le raccomandazioni internazionali suggeriscono che, a livello di popolazione generale, il consumo medio di sale con l'alimentazione dovrebbe rientrare nei 5-6 grammi al giorno. Inoltre, da studi randomizzati e controllati, è stato osservato che una riduzione del consumo di 6 grammi al giorno, comporta un potenziale calo della pressione massima e minima di 7 e 4 mmHG nei soggetti ipertesi e di 4 e 2 mmHg nei normotesi. Tali variazioni si traducono in una riduzione del 24% del tasso di ictus e del 18% del tasso di patologie coronariche. Il dato è stato recentemente confermato da una metanalisi, condotta presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università Federico II di Napoli, che ha validato gli effetti a lungo termine coprendo un periodo di osservazione che va dal 1966 al 2008, includendo studi della durata compresa tra 3,5 e 19 anni. Nel complesso dei 13 studi selezionati, sono stati inclusi 117.025 soggetti e registrati 11 mila eventi vascolari ed è emerso inequivocabilmente che un maggior consumo di sale è associato a una maggiore incidenza degli eventi. Inoltre, è stata riconosciuta una relazione causale diretta tra i livelli di sale nella dieta e la pressione sanguigna e, dato che la relazione causale tra la pressione e la patologia cardiovascolare inizia quando la massima è già attorno a 115 mmHg, è ragionevole aspettarsi considerevoli benefici da una riduzione del consumo di sale. In particolare, per ogni incremento di 5 grammi nell'assunzione giornaliera di sale, è stato stimato un aumento del rischio di ictus pari al 23%. Risultati simili sono stati osservati per gli esiti di patologie cardiovascolari per i quali il rischio aumentava del 17%.

E' stato anche notato che più lungo era il follow-up e maggiore era l'effetto del consumo di sale sul rischio di ictus, ma non di eventi cardiovascolari. Circostanza che, gli autori hanno spiegato con l'avanzamento dell'età del campione nel corso dei rilievi e quindi con una maggiore probabilità di incorrere in un ictus e con una relazione più stretta tra pressione alta e ictus rispetto ad altri eventi vascolari. E infine, aggiungono gli autori, per inevitabili imprecisioni nella misura della quantità di sale consumate, le conseguenze sulla salute sono state probabilmente sottovalutate. "I nostri risultati - conclude Pasquale Strazzullo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università Federico II di Napoli, autore della metanalisi - sottolineano la necessità di un consumo adeguato di questo ingrediente, durante la giornata, per una corretta prevenzione dei problemi cardiovascolari".

BMJ 2009;339:b4567

Fonte: Nutrizione33

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03/12/2009, 16:01
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Ci mancava anche il sale! :)
Marco

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03/12/2009, 19:37
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Come diceva la mia nonna: "Tutto quello che è buono fa male!"...
...inguaribile ottimista!
Jacopo

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04/12/2009, 8:04
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