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cibo ' poco' genuino molto poco genuino 
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più passa il tempo e più mi accorgo di come ci fanno mangiare merda...proprio l'atra sera ho sentito un dossier sui conservanti additivi emulsionanti,coloranti acidificanti addensanti e porcate varie...c'era un prodotto E586 ke mettevano nei crostacei appena pescati ke provocava ipofertilità oppure il solfito ke noi tutti usiamo ke generea intolleranze e tanto altro ankora...ma tutte stè skifezze sono davvero necessarie?l'importazione dei prodotti dall estero è davvero necessario?potremmo esser autosufficenti? :cry:

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18/05/2012, 1:32
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Le domande sono due.
Per quanto riguarda la prima osservazione sono in gran parte daccordo con te, se ne potrebbero usare meno e controllare di piu' (vedi ad esempio anche il caso aspartame).

Per la seconda domanda non sono daccordo. Un conto e' richiedere piu' controlli sui prodotti importati, altro e' vietare, come sta facendo l'argentina con i prosciutti italiani e spagnoli creando un grave danno economico alla nostra filiera suinicola.
Ciao
Marco

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18/05/2012, 8:34
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si a proposito di carne suina sai ke l'italia importa prosciutti dall'irlanda? :lol:

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18/05/2012, 8:39
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Concordo con Marco, anche perchè il non acquistare a priori dall'estero non va bene.
Io che lavoro nel settore ittico, ti posso dire che l'aggiunta di questi conservanti serve soprattutto per mantere freschezza nel prodotto; perchè il mercato, fatto per lo più da consumatori inconsapevoli (o guidati dalla pubblicità), vogliono e chiedono sempre gli stessi prodotti che, ovviamente essendo per la maggior parte risorse non infinite, creano problemi di approvvigionamento, da qui l'uso di conservanti, metodi di cattura non consentiti, messa in commercio di prodotti sotto taglia, prodotto decongelato (per lo più atlantico) venduto per fresco, ecc..
Soluzioni smplici non ve ne sono, però personalmente condivido la battaglia di slow food con slow fish: meglio consumare pesce locale anche non conosciuto che sempre il solito branzino, polpo atlantico, spada... senza nulla togliere a questi prodotti, però anche il pesce azzurro locale è ottimo anche se meno noto e pubblicizzato ;)
Buona domenica

P.S.: per i suini, incrocia i dati di maiali che utilizziamo per produrre crudo di Parma e cosce commercializzate, ne scoprirai delle belle.... :o

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18/05/2012, 18:00
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maurob concordo con il consumo di pesce locale...però mi confermi l'uso di questo conservante?cmq credo ke l'importare nn giovi all economia italiana, meglio esportare no!!! con l'import ci siamo rovinati... :?

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18/05/2012, 18:33
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Buonasera Massimo,
E 586, Esilresorcinolo: si trova nei crostacei freschi, congelati e surgelati. Può provocare reazioni allergiche o d’intolleranza. Studi hanno dimostrato che nelle cavie, provoca danni ai reni, alopecia, disturbi della fertilità, interferenza con gli estrogeni.
L’impiego degli additivi negli alimenti in Italia è disciplinato dal Decr. MINISAN n. 209 del 27/02/1996 e seguenti modifiche ed integrazioni,pertanto l'utilizzo di questo conservante, utilizzato prettamente per evitare l'imbrunimento della carne, dev'essere indicato in etichetta. Per maggiori informazioni su questo argomento guarda questo link:http://www.ssica.it/index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=320&Itemid=133.
Detto quanto sopra, se il pesce è veramente fresco e conservato in modo appropriato, non necessita di alcun conservante o additivo, per maggiori info guarda questo articolo: http://www.rivistadiagraria.org/riviste ... cat_id=234
Buona settimana

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20/05/2012, 21:45
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Aggiungo ai post precedenti, questo comunicato del Ministero:
Palamita, alaccia, pesce serra, ala lunga sono solo alcuni dei pesci presenti nei nostri mari che vengono trascurati dal mercato perché poco conosciuti dal consumatore e quindi quasi privi di valore commerciale. Per tre sabati di seguito, cominciando dal 19 maggio, a Sestri Levante, all’interno della Manifestazione“Passeggia e assaggia”, avrà luogo una nuova serie di “Mare che vai, pesce che…ritrovi!”, laboratori di cucina. L'intento dell'iniziativa, nata all'acquario di Genova, è la salvaguardia della biodiversità marina.
Forse non tutti sanno che in mare esistono moltissime specie di pesce commestibili, ma poco conosciute. Secondo il rapporto della Fao, presentato nel 2010: il 28 % delle specie marine sono sovra sfruttate, il 3% sono esaurite, il 12 % sono moderatamente sfruttate, il 3% sono sotto sfruttate, 1% sono in recupero da esaurimento e il 53 % sono pienamente sfruttate. Delle oltre 700 specie marine commestibili solo il 10% circa è commercializzato. La conseguenza di questa "ignoranza" è un sovrasfruttamento degli stock delle specie più conosciute, che tendono col tempo a scarseggiare nei nostri mari. Un problema questo messo sotto la lente di ingrandimento dal progetto europeo "Pesce ritrovato".
Da oltre un anno, con una passione pari solo alla loro testardaggine, un gruppo di biologi dell'acquario di Genova è impegnato nella divulgazione delle specie dimenticate dei nostri mari, ed hanno quindi ideato il progetto "Pesce ritrovato", partito nell'ottobre 2010 e finanziato fino alla fine del settembre 2013: e visto il successo che sta riscuotendo, anche tra ristoratori, coop e soprattutto gli utenti finali sulle loro tavole, potrebbe continuare ancora a lungo.
Si tratta di un progetto di sensibilizzazione sul consumo ittico consapevole cofinanziato dalla Commissione europea, all'interno del programma Life+ e dalla regione Liguria. L’obiettivo di questi laboratori è quello di farli conoscere al grosso pubblico, di diffondere il concetto di stagionalità del pescato, che consente di comprare, in certi periodi dell’anno, il pesce migliore ai prezzi migliori ed infine incentivare il consumo di pesce proveniente dall’area geografica ligure, promuovendo così sia la pesca locale sia i punti di prima vendita sul territorio.
Il progetto prevede la creazione di una rete nazionale che raggruppi gli operatori di settore, le istituzioni locali, i consumatori, la piccola e grande distribuzione e gli operatori turistici.
"Pesce ritrovato" promuove 18 specie poco note e di solito trascurate dai consumatori, seppur altrettanto buone e versatili per le preparazioni culinarie, rispetto alle specie più conosciute e consumate: Aguglia, Alaccia,Alalunga, Barracuda, Boga, Cefalo, Lampuga, Leccia Stella, Menola, Mostella, Palamita, Pesce Sciabola, Pesce Serra, Potassolo, Sardina, Sugarello, Tombarello, Tonnetto Alletterato.
Il team del progetto ha individuato queste specie che sono, tra l’altro, non a rischio, meno conosciute e che quindi hanno un valore di mercato basso. Che siano poco conosciute lo si è evinto dai sondaggi: il team ha distribuito 800 questionari al pubblico, durante degli eventi o degustazioni, mostrando i pesci e chiedendo se per caso li conoscessero Si sono accorti che la maggior parte dei consumatori non li conosceva: l'ignoranza diffusa dipende anche dal fatto che quelle specie particolari non arrivano sui banchi del mercato. I ricercatori hanno allora pensato di coinvolgere anche i distributori per rompere questo circolo vizioso". L’idea era di coinvolgere pescatori e rivenditori nei punti di prima vendita: di fatto, lungo le banchine dei porti pescherecci. Le risposte non sono tardate ad arrivare, soprattutto da parte dei pescatori: loro sono felici, conoscendo bene il pesce, di venderlo invece di ributtarlo a mare (ogni anno, stima la Fao, lo scarto a livello mondiale è del 25%, pari a oltre 40 tonnellate), e si sono convinti subito che con una maggiore richiesta sarebbe per loro un vantaggio economico non indifferente, anche se il pesce non noto non spunta prezzi alti. Dalla banchina al ristorante il passo è breve, e ricercatori hanno poi coinvolto nel progetto una sessantina di ristoratori liguri e un gruppetto di pescherie, per ora solo in Liguria Inoltre, le Coop locali dedicano per un mese all'anno una parte del reparto pescheria ai "pesci ritrovati", con tanto di hostess che spiegano ai clienti di cosa si tratta anche mettendo gentilmente l'accento su una parola magica: risparmio. Infine, non va mai perso di vista l'utente finale: adesso stanno realizzando dei video su come si prepara il pesce. Uno dei problemi che si incontra, infatti, è come cucinare questi pesci: per ogni specie si preparano informazioni e ricette, e persino immagini di come si fa.
Il progetto quindi rispecchia pienamente l’obiettivo di Mare in Italy, associazione che difende e promuove la cultura del mare. E salvaguardare significa far conoscere varietà di pesce ormai poco utilizzate in cucina, anche riscoprendo straordinarie ricette tradizionali. Salvaguardare significa far sì che la diversità del nostro mare non si perda nel ristretto e angusto mare di una moda, che privilegia solo alcune specie, la cui pesca è ormai insostenibile.

Fonte MIPAAF

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21/05/2012, 12:59
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Leggo spesso e volentieri di argomenti simili a questo (ed è per questo che mi sto orientando solo verso il biologico E "Fatto DAVVERO in Italia") e sinceramente trovo sia una vergogna.
Penso che principalmente dipenda dall'ignoranza del consumatore: che in ogni caso dovrebbe sapere cosa compra (per non parlare poi di cosa beve e mangia!).
Però c'è anche da dire che questa ignoranza diffusa non viene disincentivata, o ci sono iniziative reali per fare reale educazione alimentare.
L'iniziativa postata da Maurob è ovviamente da lodare, ma quanto spesso si ripeterà la cosa? In tutta Italia? Anche su altri prodotti? Conosciamo già le risposte.
Basti pensare al "monopolio dei carboidrati" (io lo chiamo così) che si è generato nel secondo Dopoguerra (per ovvi motivi di povertà economica degli Italiani) ma che sussiste ancora oggi. Viene propinato per Dieta Mediterranea: pasta, pane e pizza. Ma scherziamo? La Dieta Mediterranea è preponderantemente vegetale! Certo, servono anche i carboidrati, ma i macronutrienti sono completamente sfasati. E qui tocchiamo nozioni basilari...figuriamoci poi la gente se si mette problemi per conservanti, coloranti, additivi e chissà che altro.
Trovo anche che i mercati al dettaglio di carne\pesce e frutta\verdura siano sempre più "industriali" (o comunque, seguano questa tendenza); ricordo ancora i sapori della frutta che mangiavo da piccolo: imparagonabili a quelli di oggi. Anche per colori, consistenza. Certo, qualche volta aveva il vermetto, o era un po' pestata, raggrinzita. E' così che funziona la natura. Oggi invece...mele che luccicano più di scarpe tirate a nuovo. Non manchi il cellophane attorno. Bollino "Made in *paese sconosciuto qui*". Sapore...zero. E i prodotti italiani svenduti o nemmeno più raccolti.
Dulcis in fundo: Gualtiero Marchesi che fa panini per i fast food americani in Italia... (menomale in casa tengo Il Carnacina, tiè Marchesi... :lol: )
Chissà perchè gli Italiani sono sempre più obesi, soffrono di malattie cardiovascolari, stress e depressione e\o problemi di entità più grave. Non c'è da stupirsi.
L'export dovrebbe essere servito sulle nostre tavole, e invece facciamo import, ignorando qualità e freschezza dei prodotti.
Scusate un po' lo sfogo, però sono le classiche cose che mi fanno alterare. :evil:


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Approvo al 1000/1000 DiesIrae....

e la merda che ci propinano è minimo 100 volte di quella che il consumatore conosce....

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"Gli esseri umani nascono con capacità diverse. Se sono liberi, non sono uguali. E se sono uguali, non sono liberi."
Aleksandr Solženicyn


27/05/2012, 22:09
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