E' di pochi giorni fa la notizia che COOP abbia inaugurato il primo reparto Halal in un ipermercato di Roma. Sul sito istituzionale si spiega che "Halal è un termine arabo che significa "lecito" e definisce ciò che è permesso secondo la tradizione islamica in tutti i campi della vita del credente". Il nuovo reparto quindi venderà carne prodotta, e soprattutto macellata, secondo le regole imposte dalla religione islamica. Sin qui è facile capire si tratti di una normalissima iniziativa strategica per occupare una nicchia di mercato di chiaro interesse ed evidentemente in crescita. Tuttavia la scelta rischia di diventare un'arma a doppio taglio per il marchio. Le associazioni animaliste hanno infatti iniziato una forte campagna di informazione e boicottaggio. Difatti, la macellazione secondo le regole islamiche prevede "un taglio netto della vena giugulare lasciando tuttavia la corda spinale intatta e assicurando il totale deflusso di sangue", come spiega in maniera edulcorata il sito di COOP, o più precisamente come viene spiegato su wikipedia "Gli animali devono essere coscienti al momento dell'uccisione; l'uccisione deve avvenire recidendo la trachea e l'esofago[...] L'uccisione deve essere fatta in una sola volta[...]Non è permesso un altro taglio[...]Il dissanguamento deve essere spontaneo e completo. " Le obiezioni sollevate dagli animalisti sono comprensibili. Ma soprattutto la notizia rappresenta il pretesto per una complessa riflessione sul rapporto tra cultura, etica, impresa e mercato. Coop si presenta nel proprio documento "COOP, LE IMPRESE, IL SOCIALE" come una rete di imprese che appartiene a quasi 7 milioni di soci, che ha svolto diverse iniziative sociali tra cui è stato profuso un forte impegno per l'attività di educazione al consumo consapevole, che significa sensibilizzare i consumatori nel scegliere, quando fanno la spesa, tra i vari prodotti quelli che più rispecchiano i valori del singolo individuo: appare abbastanza chiaro che in questo senso, chi non è d'accordo a una pratica di macellazione cruenta decisa da una grande catena di distrivuizione potrebbe comportare il boicottaggio non di un solo prodotto ma dell'intera catena distributiva. Non solo: coop è una cooperativa, o meglio un'insieme di cooperative di consumatori, che pone a fondamento della propria stessa esistenza l'identificazione con i propri soci e la democraticità della propria organizzazione. In questo senso, appare un mezzo autogol introdurre un'iniziativa commerciale di cui non si sentiva l'esigenza allo scopo di anticipare i concorrenti nell'ingresso in un mercato sicuramente importante. Non può valere, probabilmente, il principio che "tanto se non lo faccio io lo fa qualcun'altro", in quanto le stesse persone acquistano in macellerie islamiche il medesimo prodotto venduto da coop: o si rispettano principi etici o non lo si fa. Se la scelta è quella di identificare l'azienda con i propri soci/consumatori (si veda il cartello di promozione del reparto Halal con la scritta "la coop sei anche tu"), occorre mettere sul piatto della bilancia il peso che possono avere le diverse identità cultural. E' impensabile di soprassedere a un aspetto etico così delicato, con la pretesa di introdurre una pratica inconcepibile per la cultura occidentale giustificandola dietro la volontà di fare integrazione anche nel fare la spesa: l'effetto potrebbe essere esattamente l'opposto. Coop, cosciente del rischio cui va incontro per una scelta simile, con un comunicato ha precisato che "L'Imam che presiede alla macellazione ha dichiarato conforme al rito islamico la procedura di stordimento preventivo che abbiamo posto come requisito Coop". Rimane da capire quanto i consumatori di coop siano disposti ad accomodare questa scelta. Ogni consumatore è chiaramente libero di interrogarsi e trasmettere, con le proprie decisioni di consumo, il proprio dissenso rispetto a questa iniziativa commerciale. Certamente, il rischio di dimenticar si i "soci da sempre" in favore di un'apertura a nuovi business è quanto meno rischioso, soprattutto per un marchio leader che ha elettol'etica di impresa a fondamento della propria stessa identità aziendale.
Dario Muzzarini per GreenPlanet.net
Personalmente non mi trovo in accordo con la politica di Coop, che dovrebbe interessarsi a qualità ed etica più di ogni altra GDO... Jacopo
Io sono daccordo con la scelta di Coop. Mi sembra un modo, oltre che di fare il proprio interesse, di favorire l'integrazione della comunità islamica. Ciao, Marco
Marco, per me permettere barbarie, perchè di questo per me si tratta, in nome del profitto (e non dell'integrazione...sei troppo ottimista!) non è certo da considerarsi una scelta etica. Per me integrazione è scambio reciproco di cultura e saperi per arrivare ad una soluzione comune, non certo accettazione a priori di dogmi. Jacopo
Caro Jacopo, capisco perfettamente la tua posizione e mi rendo conto che la questione è molto delicata. Mi piace sentire il parere degli altri, specie se la pensano diversamente da me e se sono persone degne di grande stima come sei tu. Ciao, Marco
Io sono fortemente contrariato, a questo punto mi domando come sarà modificato il codice Sa8000 sulle carni???? Tralasciando le parte integralista del diritto di reciprocità, cioè, se noi andiamo in Arabia non possiamo vivere democraticamente la nostra cultura, mi sorge un dubbio etico, è possibile fare queste cose in nome dell'integrazione?? perchè poi i controlli fatti sulla filiera normale, quella che destina gli alimenti per il resto degli acquirenti (non islamici) sono ferrei??? L'etica è uguale non si possono usare misure diverse a seconda di dove pende il portafoglio. Coop è stata pioniera sull'etica , con questa scelta torna dietro e compie discriminazioni sulle filiere.
Nelle scienze sociali, il termine integrazione indica l'insieme di processi sociali e culturali che rendono l'individuo membro di una società.(wikipedia) Questa è uno dei tanti significati che si può dare alla parola integrazione,ma siamo propio sicuri che i mussulmani vogliano far parte della nostra società? noi non siamo per loro gli "infedeli" di cui non hanno alcun rispetto? allora mi domando perchè noi dobbiamo sempre essere rispettosi delle culture altrui quando queste portano alla barbarie? integrare non significa avvalorare pratiche barbare per la nostra cultura, ma far conoscere e rispettare anche il nostro punto di vista; ultimamente staiamo mettendo da parte la nostra fede la nostra cultura il nostro essere in nome di un rispetto per gli altri,che spesso rasenta il servilismo e non il reciproco rispetto delle culture. Per quanto riguarda COOP, penso propio che sia solo una mossa economica,tra le altre cose non molto ponderata..........se poi l'etica sta solo nel guadagno..........possono pure continuare a considerarsi una società "etica",ma penso che molti cosumatori non si riconoscerranno in questa etica. saluti miria