31.08.2009 Corriere della Sera
VERONA. NAS NELL'AZIENDA BIOLOGICA, SEQUESTRATI ERBICIDI ALL'ATRAZINA
Quando si dice che l'erba cattiva non muore mai. E come erba muore, eccome, soprattutto se «aiutata» da sostanze chimiche proibite. E invece prolifera quando la s'intende nella sua eccezione morale. In quella del malcostume. Si fregia di uno slogan che - alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi e delle indagini finora condotte dai carabinieri del Nas di Padova - risulta, se non altro, poco veritiero la Bozzola spa, azienda di Casaleone (
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Atrazina e slogan Uno slogan, «Naturalmente… con te» che è tutt'altro che un programma. Già, perché stando a quanto emerso dall'inchiesta del nucleo antisofisticazioni dell'Arma, quella che si autoproclama come azienda «da oltre 25 anni leader nel biologico», una falla e neanche tanto piccola - nel sistema«naturale» ce l'aveva. Eccome. E' stato dal controllo di un magazzino non autorizzato a qualche chilometro dalla sede centrale, che sono iniziati i guai. Perché in quei locali a Cerea i carabinieri hanno trovato quello che non doveva esserci. Oltre dieci tonnellate di prodotti fitosanitari contenenti un principio che in Italia è assolutamente vietato. Un'erbicida che, prodotto in Spagna e per nulla «naturalmente », ha come «ingrediente» base l'atrazina. I più giovani lo spauracchio di quel principio attivo neanche se lo ricordano. Perchè in Italia l’uso dell’atrazina è vietato dal 1992. Da 17 anni.
Il motivo è quello che accomuna molte sostanze chimiche: essere un fattore cancerogeno. «Accusa » che, al di là dell’essere provata, all’atrazina è costata la messa al bando dal mercato nazionale anche per la sua difficile dispersione nella falda acquifera e per le sue interferenze sugli equilibri ormonali dei pesi. Tant’è. La cosa non ha mai creato eccessive preoccupazioni a quegli agricoltori che alla natura hanno chiesto una cosa sola: quella di produrre il massimo al minimo. Quindi l’atrazina è rimasta la reginetta degli erbicidi e continua, assolutamente illegalmente, ad essere utilizzata. E venduta. In quel capannone che fa capo alla Bozzola spa ne sono stati rinvenuti, stando al Nas, diecimila chili. Roba da desertificare la pianura padana e far cambiare sesso a tutte le trote dell’Adige.
Il biologico e la chimica «Da oltre 25 anni - recita il profilo dell’azienda - la Bozzola spa coltiva con amore terreni nelle valli veronesi, una delle terre più fertili e incontaminate della pianura padana. Dalla coltivazione con sistemi tradizionali l’azienda ha rapidamente trasformato il metodo in biologico». Che, stando a quanto emerso dalle indagini del Nas, evidentemente però non riguarda il settore della disinfestazione. Dove la chimica la fa da padrona. Ma alla Bozzola non si sbilanciano solo sul biologico e poi stoccano in capannone l’erbicida all’atrazina. Dicono anche, sempre sul profilo aziendale, che «la trasparenza e la ricerca costante della sicurezza dei prodotti è uno degli imperativi della Bozzola spa per garantire, nel pieno rispetto delle norme di certificazione, il massimo della qualità». Dichiarazione che cozza alquanto con l’indagine in corso.
I prodotti nocivi I carabinieri, infatti, nella stessa operazione non hanno trovato «solo» quelle tonnellate di erbicida proveniente dalla Spagna, ma anche 820 litri di prodotti fitosanitari classificati come nocivi, che non erano stati dichiarati negli appositi registri, come invece è previsto dalla legge. Alla Bozzola nessuno parla. Sono le segretarie a comunicare che l’azienda «non rilascia dichiarazioni», sul sequestro di tutta quella merce che ha un valore di oltre 350mila euro. Tant’è.
L’ira del sottosegretario Le dichiarazioni, alla Bozzola, dovranno rilasciarle se non altro agli organi inquirenti. E pure al ministero della Salute. Quello di cui ha la delega il sottosegretario Francesca Martini. Lei, veronese doc, è andata su tutte le furie quando ha saputo di quel sequestro avvenuto... in casa. «Esprimo la massima soddisfazione per l’operazione del Nas - ha detto - e lo stesso dolore nel constatare che è avvenuta in provincia di Verona, che è considerata un centro di eccellenza per il settore agroalimentare». A far imbestialire il sottosegretario è un ragionamento che non fa una piega. «Sto lavorando sia in Italia che in Europa con il massimo rigore per quanto riguarda le sostanze vietate e le patologie legate agli stili alimentari, pretendendo un’attenzione sempre maggiore sui prodotti utilizzati in agricoltura. Sull’altro fronte sto promuovendo l’uso di frutta e verdura come fattore fondamentale per la salute, come regola d’oro sia nella prevenzione che anche nella cura... E poi mi tocca vedere cose come queste, l’uso di sostanze come l’atrazina che si insidiano nelle falde acquifere e inquinano i campi...».
Autorizzazioni e indagini L’azienda di Casaleone a quanto pare non se la caverà con una sfuriata del sottosegretario. Perchè sulle certificazioni di cui la Bozzola spa è in possesso - comprese quelle sulle commercializzazioni biologiche - sono al lavoro i tecnici del ministero, che stanno vagliando la possibilità di ritirare le autorizzazioni. Non solo. Non sono finite neanche le indagini del Nas di Padova. Rimane da chiarire come quelle dieci tonnellate di atrazina siano arrivate a Casaleone dalla Spagna, senza essere individuate. E soprattutto se si è trattato di un carico «isolato» o se il «rifornimento» era costante.
...E POI UNA SUCCESSIVA PRECISAZIONE...
In relazione alla scoperta di 10 tonnellate di prodotti fitosanitari a base di atrazina in un magazzino della società Bozzola SpA di Casaleone a Verona, che sul suo sito internet si presenta come azienda biologica, la società di certificazione svizzera Bio Suisse precisa di avere sospeso "già mesi fa, la certificazione della ditta" in questione.
Questo scandalo è passato, a mio avviso, direi inosservato e senza destare scalpore, nè clamore...chissà...
Jacopo