Ciao a tutti ragazzi, vi posto la lavorazione che faccio io per produrre le robiole.
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Come detto qualche post addietro, in questi prodotti freschi e così conosciuti, è molto determinante le razze da cui proviene il latte, i pascoli e, a mio avviso, la perfetta miscelazione dei vari tipi di latti utilizzati.
Nel mio caso, ho prodotto in precedenza delle robiole con solo latte di capra ed altre miscelando in proporzione variabile capra e vaccino. Quest’ultimo tipo di robiola, è molto buona a mio avviso;
devo provare e sperimentare quella con i tre latti e quella caprina/ovina.
Passo alla lavorazione che ho seguito.
Parto da 2.5 litri di latte in totale, di cui 1.5 litri di latte di capra (60%) e 1.0 litro di latte vaccino (40%).
Ho filtrato con un colino il latte e mescolato con un cucchiaio.
Ho portato il latte a 25 gradi ed ho aggiunto dei fermenti mesofili lio, mescolato ed incoperchiato.
Per i fermenti, ovviamente va benissimo anche un siero innesto della lavorazione precedente o di una lavorazione similare, io avevo i mesofili lio ed ho utilizzato questi. A questo punto, prima di inserire una quantità infinitesimale di caglio liquido (2/3 ml per 100 litri di latte), aspetto che il processo di acidificazione del latte dovuto ai fermenti inseriti e ai batteri presenti naturalmente nel latte sia in corso ed in fase avanzata.
Ho lasciato la pentola a temperatura ambiente (24 gradi). Dopo due ore, il latte ha raggiunto il ph di 6,4 e, a questo punto inserisco una goccia di caglio, mescolo e lascio di nuovo a temperatura ambiente per tutta la notte.
L’indomani mattina, a 11 ore dall’aggiunta dei fermenti e a 9 dall’aggiunta del caglio, la cagliata è pronta, si presenta con circa 1 centimetro di siero sopra la sua superficie; misuro il ph che è perfetto 4.4 e metto la cagliata in due fuscelle rotonde senza far spappolare troppo la cagliata stessa.
Lascio a sgrondare a temperatura ambiente (26 gradi) sul lavello.
Dopo due ore faccio il primo rivoltamento;
dopo due ore dal primo faccio latro rivoltamento;
a sei ore dalla messa in fuscella, faccio terzo rivoltamento e salo il primo piatto;
dopo altre 4 ore faccio ultimo rivoltamento e salo l’altro piatto, dopodiché lascio cosi tutta la notte.
La salatura nella robiola deve essere molto blanda per non andare troppo ad alterare il sapore organolettico che una lattica ha già di suo, sfaccettature di sapori intrinsechi del latte utilizzato.
Ho utilizzato 2 grammi di sale per entrambe le robiole.
Dopo 24 ore lasciate a temperature ambiente, tolgo le robiole dalle fuscelle e le passo in frigo a circa 10/11 gradi e 75/80% U.R..
Oggi a pranzo (quindi a circa 52 ore dalla messa in fuscella), le abbiamo consumate.
Da 2,5 litri di latte ho ottenuto 410 grammi di robiola.
L’odore è molto buono e fresco, inconfondibile di una lattica.
La robiola si presenta come un involucro con all’interno una pasta morbidissima, quasi cremosa, infatti dentro è morbidissima, spalmabile.
Al palato, il sapore è intenso, acidulo e molto fresco; sentori di panna e sapore ircino diverso dal solito meno marcato, dovuto sicuramente all’utilizzo di latte vaccino.
La pasta è perfettamente bianca sia esternamente che internamente.
Favolosa spalmata sul pane con un filino d’olio EVO.
Questa è la mia lavorazione per le robiole (a livello casalingo ovviamente), sarebbe bello che tutti noi, testassimo varie miscelazioni di latte per cercare di capire quale sia la robiola più buona da realizzare. Una robiola si intende fresca quando non va oltre il nono giorno dalla messa in fuscella; si intende stagionata oltre il decimo giorno e si dice secca oltre il trentesimo giorno di stagionatura.
Vi allego le foto di tutto il processo.
Un saluto e sotto con le robiole
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