Un contributo dal sito
National Geographic ItaliaUna definizione di specie ombrello è: "specie che occupa un grande areale e la cui protezione garantisce quella di altre specie che ne condividono l'habitat". Insomma, proteggi uno per salvarne cento.
Questa definizione si adatta magistralmente al più grande carnivoro presente in Europa, l'orso bruno, presente addirittura con due sottospecie in Italia: l'orso bruno europeo (Ursus arctos arctos), sulle Alpi del Nord-Est in un'area compresa tra il Trentino la Carinzia e la Slovenia e l'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) in Centro Italia, in Abruzzo, Lazio e Molise. La popolazione del nord-est, grazie ad un sapiente programma di reintroduzione a opera del Parco dell'Adamello-Brenta, è oggi in ripresa e mostra un marcato aumento demografico, al punto di sollevare qualche perplessità tra i residenti della zona; la popolazione dell'Italia centrale invece è in stasi, con un numero di individui stimato intorno alla quarantina di individui che non varia da alcune decadi.
Nel tentativo di scuotere questo status quo, all'inizio di gennaio 2013 Corradino Guacci, presidente della Società di Storia della Fauna "Giuseppe Altobello", ha lanciato un appello in rete per spingere le autorità del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ad iniziare un programma di "captive breeding", ossia riproduzione in cattività: "Riteniamo siano maturi i tempi per valutare e porre concretamente in essere un progetto di allevamento, in condizioni controllate, dell'orso marsicano", recita il comunicato della Società. "Avvalendosi anche della rete internazionale dei giardini zoologici, e delle specifiche competenze lì esistenti, si potrà costituire uno stock genetico utile sia per favorire la diffusione della specie che per interventi di reintroduzione nel caso si verificasse un crollo attuale della popolazione".
Il captive breeding è un intervento molto diffuso negli zoo di tutto il mondo per salvare specie sull'orlo dell'estinzione: basti ricordare il salvataggio di specie quali l'orice del deserto o il cavallo di Przewalski, solo per citare due tra i grandi mammiferi salvati in questo modo e attualmente in ripresa nel loro ambiente naturale, dopo interventi di risanamento sull'habitat e sulla popolazione per garantire che gli animali non vengano più cacciati. "Con tutti gli orsi che sono passati in questi anni per il giardino zoologico del Parco a Pescasseroli, perché non si è provato a farli riprodurre?", si chiede Guacci. "Mi risulta che la riproduzione degli orsi in cattività non presenta alcun tipo di problema. Ma, ripeto, sono domande che rivolgo agli esperti e dai quali mi piacerebbe avere delle risposte".
La risposta degli esperti, ovvero delle autorità del PNALM, arriva qualche giorno dopo tramite un comunicato stampa, ed è negativa: "L'Ente Parco, prendendo atto dello spirito positivo che anima l'iniziativa e ringraziando la Società Altobello per l'attenzione che dimostra per l'orso marsicano e i suoi problemi, ritiene per ora non praticabile quanto proposto, per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione".
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