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Il lupo e l'allevamento di pecore 
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Ho visto ieri un servizio su RaiTre sui frequenti attacchi dei lupi alle pecore.

È il tema che sarà affrontato in un incontro in programma al monastero di Siloe, nel comune di Cinigiano (Viterbo). «L’uomo – affermano gli organizzatori -ha ricevuto un grande dono: vivere dei frutti preziosi che la nostra Madre Terra generosamente produce e dispone per noi. La terra, tuttavia, non è sempre docile, ma può presentarsi ostile, impervia, sterile. Gli animali, che pure arricchiscono il patrimonio della biodiversità, possono diventare una minaccia, quando attentano ai campi, alle colture o alle strutture realizzate con fatica dall’uomo per garantire cibo e sicurezza alla propria famiglia. I disastri provocati dalla fauna selvatica sono spesso ingenti, ma non sempre danno diritto ad un equo risarcimento. Per questo occorre agire in prevenzione, intensificando i controlli sul territorio e sostenendo gli agricoltori prima ancora di aver subito un danno. La convivenza può essere pacifica e produttiva solo se richiama ad un sacrificio condiviso e bilanciato: uomini e animali sono chiamati al reciproco rispetto, perché la vita è un dono per tutti e, come tale, chiede di essere salvaguardata».

Questo il tema che si intende affrontare, domenica prossima, a partire dalle 10, nel corso della tavola rotonda “Uomini e animali selvatici, attività di prevenzione e controllo a garanzia di una convivenza pacifica”. L’incontro, organizzato nell’ambito delle “Giornate di Siloe per la custodia del Creato”, è sostenuto da Coldiretti, Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comune di Cinigiano. Al tavolo, moderato da Stefano Masini, responsabile nazionale ambiente e territorio di Coldiretti, intervengono Padre Stefano Piva, della Comunità di Siloe, Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Monica Faenzi, membro della medesima commissione, Bernardo De Berardinis, presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e Tutio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana.

L’occasione assume particolare valenza anche alla luce degli ultimi sempre più massicci e reiterati attacchi da parte di predatori a pascoli e allevamenti ovini. Secondo Coldiretti, che pure partecipa a progetti comunitari per il contenimento dei danni causati da lupi ed altri animali selvatici, la dimensione del problema necessita ormai una profonda riflessione in merito alla normativa vigente in materia. «Non è più possibile assistere inermi – lamenta il presidente di Coldiretti Grosseto, Francesco Viaggi – alla continua mattanza che ha ormai ridotto la nostra ovinicultura ai minimi termini. Un fenomeno che ci preoccupa non poco, sia per la interruzione di una filiera di qualità, come quella dei derivati del latte (la produzione maremmana rappresenta circa il 70% della materia prima per la realizzazione di Pecorino Toscano Dop), che per il conseguente e progressivo abbandono del territorio aperto da parte dai pastori. Solo pochi giorni addietro, a meno di un anno dalla disastrosa alluvione dello scorso novembre, abbiamo nuovamente sfiorato la catastrofe… Mi domando cosa potrà accadere quando montagne e colline avranno perduto anche l’ultimo presidio garantito dai pastori, che sono ormai la prima ‘specie’ a rischio estinzione».

Nel corso della manifestazione di Siloe sarà particolarmente interessante ascoltare la posizione del presidente della commissione agricoltura della camera Luca Sani, che nei giorni scorsi, commentando l’ennesima scorribanda di predatori in un allevamento maremmano aveva sottolineato come «la gestione del fenomeno delle aggressioni alle greggi non è delegabile alle istituzioni locali, che si trovano disarmate dal punto di visto giuridico e senza possibilità d’intervenire sul piano economico».

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14/10/2013, 8:07
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Le ripercussioni economiche del problema hanno spinto l'associazione di categoria Coldiretti a chiedere in giugno un'audizione alla Camera dei Deputati.

Danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica ed inselvatichita
Audizione 5 giugno 2013
XIII Commissione Agricoltura Camera dei Deputati
Coldiretti


Danni da lupo e da cani inselvatichiti

Il lupo (Canis Lupus) è una specie protetta a livello nazionale ed europeo ed è inserita
nella così detta Lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura
(Iucn) come specie vulnerabile ad alto rischio di estinzione in natura nel medio periodo.
Protetto dalla "Direttiva habitat" 92/43 dell'Unione Europea all'allegato IV del documento:
"Specie animali e vegetali d'interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa",
in Italia la specie ha tale statuto ai sensi dell’art. 2, della Legge del 11 Febbraio 1992, n.
157.

Nel passato si pensava che i lupi potessero vivere solo in zone montane o in grandi
foreste, ma ciò era dovuto alla persecuzione che ne aveva ristretto la popolazione in aree
remote. Al giorno d’oggi è ovvio che, in assenza di una pesante azione di contenimento, i
lupi possano vivere vicino alle zone abitate.

Durante le ultime quattro decadi, le nuove politiche di conservazione, l’incremento degli
ungulati e l’estensione della vegetazione naturale, facilitati dalla migrazione di popolazioni
dalle zone rurali a quelle urbane, hanno permesso il recupero di numerosi branchi in molti
areali europei ed anche in Italia.

Ad ogni modo, il conflitto tra lupo e attività zootecniche è un problema ampiamente
conosciuto e documentato. I lupi predano ungulati vulnerabili, come il capriolo (Capreolus
capreolus), il cervo rosso (Cervus elaphus), il camoscio (Rupicapra spp.) e il cinghiale
(Sus scrofa) nell’Europa meridionale, ma si concorda che la predazione del lupo sul
bestiame domestico sia la ragione storica della persecuzione e del conseguente declino
della specie.

Il conflitto generatosi tra presenza del lupo ed attività zootecniche si è, per altro,
ulteriormente inasprito nel corso degli ultimi decenni per la mancanza di interventi incisivi
nelle aree rurali, da parte delle istituzioni competenti, rappresentando, tuttora, una delle
principali minacce per la sopravvivenza della specie come dimostrato dall’analisi della
distribuzione.

All’interno dell’areale distributivo, infatti, la maggior parte degli abbattimenti avviene
solitamente dove sia registrata una più elevata densità di allevamenti ovini.

La popolazione italiana di lupo è, comunque, passata dal suo minimo storico - raggiunto
all’inizio degli anni Settanta con circa 200 individui distribuiti in un areale discontinuo e
frammentato, agli attuali 500-600 capi, con un areale in continuo aumento.

Nel 2002 è stato pubblicato il Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo
adottato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, all’interno del
quale si dà assoluta priorità ai programmi di monitoraggio della specie ed al suo impatto
sulla zootecnia nonché all’attenuazione del conflitto con essa tramite interventi di
informazione e sensibilizzazione, prevenzione e compensazione dei danni. Tale strategia,
anche alla luce dei problemi attuali, non ha dimostrato, tuttora, reale efficacia e richiede
anche sul piano della ricerca un sostanziale aggiornamento.
D’altra parte, la competenza in materia è demandata alle Regioni, con notevoli differenze
legislative, se bene anche in presenza di dettagliate soluzioni legislative la serie di
tradizionali strumenti di intervento si è rivelata del tutto inadeguata. Ad esempio, la
Toscana con la l.r. n° 26/05 Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione ha
disposto interventi finalizzati alla tutela del patrimonio bovino, ovicaprino ed equino
soggetto a predazione da parte di predatori protetti delle specie lupo, aquila reale e gatto
selvatico. A tal fine sono previsti contributi per la realizzazione di opere di prevenzione
destinate a proteggere gli animali allevati e per la stipula di contratti assicurativi per i danni
causati dall’attacco di predatori. Nello specifico, le opere di prevenzione soggette a
contributo sono: stalle o ricoveri notturni, recinzioni metalliche o elettriche, sistemi
fotografici di allerta o di videosorveglianza. I contributi per la stipula di contratti assicurativi
sono concessi esclusivamente ad imprenditori agricoli che hanno nella propria azienda
almeno una delle opere di prevenzione elencate ed i risarcimenti vengono corrisposti
previa attestazione dell’avvenuta predazione da parte di un medico veterinario.

Rimangono, tuttavia, a carico dell’allevatore le spese per lo smaltimento delle carcasse,
sicché a seguito dell’emergenza sanitaria delle encefalopatie spongiformi trasmissibili è,
oggi, in vigore l’obbligo della termodistruzione delle carcasse di ovicaprini, bovini e bufalini
(Reg. CE 1774/2002), che comporta costi elevati, spesso superiori ai rimborsi erogati per
la perdita dell’animale. Ne consegue che molti allevatori non effettuano più la denuncia
alla A.S.L. degli episodi di predazione, limitandosi ad interrare i resti degli animali nei
terreni aziendali.

Il problema dei danni da lupo dagli allevamenti è stato segnalato anche all’UE. Nel 2009,
la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, nell’ambito del Gruppo di
coordinamento sulla biodiversità e la natura, ha deciso di insediare una sessione di lavoro
sul lupo con l’obiettivo di creare un momento di discussione e di condivisione delle
esperienze sull’applicazione pratica delle Linee guida sui piani di gestione dei grandi
carnivori, su cui Coldiretti ha presentato le proprie valutazioni in merito ai danni provocati
alle imprese zootecniche posto che, se il ritorno della presenza del lupo negli areali italiani
è un fenomeno positivo sul piano della tutela della biodiversità, d’altro canto, l’assenza
della messa in atto di adeguate misure di prevenzione in molte Regioni, ha determinato un
incremento nei danni, mettendo a rischio la continuità delle attività zootecniche.

In ogni caso, appare decisivo accertare, in presenza di danni agli allevamenti se la
responsabilità sia imputabile al lupo o alla presenza di cani inselvatichiti, che in alcune
aree rurali, sono diventati sempre più numerosi e la relativa presenza non sostenibile: di
solito accade che l’allevatore perda alcuni capi di bestiame, si rivolga alle autorità
competenti senza ottenere alcun risarcimento in quanto ufficialmente la presenza del lupo
non é accertata con sicurezza, essendo nota anche la presenza dei cani inselvatichiti ai
quali potrebbe essere imputato il danno.
Invece, i veterinari che vengono interpellati in caso di danno non possono distinguere la
causa della morte degli animali in quanto non si è in grado di distinguere se l'aggressione
sia imputabile al lupo od al cane (entrambi mordono nello stesso modo e per lo più la
tecnica di caccia è la stessa). Risultato: l'allevatore rimane insoddisfatto e aumentano gli
abbattimenti illegali.

Secondo Coldiretti, le soluzioni possibili sono sostanzialmente le seguenti da impiegare
congiuntamente:
1) prevedere misure che permettano di censire gli esemplari per localizzare gli habitat
e i popolamenti, ristabilendo una presenza sostenibile per il territorio e le attività
agricole;
2) rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a
garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti
non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti;
3) prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando
finanziariamente le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno;
4) risolvere il problema dello smaltimento delle carcasse degli animali da
allevamento con oneri a carico della Pubblica Amministrazione o ammettere il
sotterramento in azienda;
5) costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella
sorveglianza.

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14/10/2013, 8:09
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Il tema è sicuramente molto caldo e coinvolge numerose persone. La cosa più difficile è accontentare tutte le parti, però credo che ci siano dei punti cardine per limitare tale problema come l'abbattimento dei cani inselvatichiti e degli ibridi e la sesibilizzazione oltre che l'incentivazione alla costruzione di elementi protettivi o di dissuasione per il lupo; per esempio l'utilizzo di dissuasori acustici o l'utilizzo di recinzioni elettrificate, senza dimenticarsi l'utilizzo dei cani pastori.


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Attenzione a non cadere in un equivoco che in passato ha portato il lupo sull'orlo dell'estinzione: i pastori sono portatori di un interesse soggettivo, che per quanto importante è sempre un interesse di una determinata categoria, la collettività, cioè l'interesse generali (che in una società civile deve prevalere SEMPRE sull'interesse particolare) è quello di difendere e conservare la biodiversità del mondo animale e vegetale. Quindi disponibili ad aiutare i pastori in tutti i modi possibili, ma sempre e comunque salvaguardando il lupo, che ricordo a tutti è una specie protetta.
Sono nipote di un grande uomo, che purtroppo adesso non c'e' più: mio nonno era un maremmano, minatore, contadino, ma prima ancora pastore. Spesso mi raccontava di quando da bambino badava le pecore e tante volte ha visto il lupo, con lui c'erano sempre due "veri" cani da pastore (razza maremmano-abruzzese) e fino a che c'erano loro il lupo non si avvicinava mai.
Morale; forse i nostri pastori, che erano abituati fino a qualche anno fa a lasciare i greggi indifesi, dovrebbero rassegnarsi all'idea di prendere delle precauzioni, qualche piccolo sacrificio va fatto, o forse è meglio gridare al lupo, al lupo, e addossare a questo animale tutte le colpe della crisi di un settore , che invece ha radici più profonde e lontane nel tempo.

Giuseppe

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15/10/2013, 22:11
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I pastori dovranno anche prendere delle precauzioni, ma non si possono fare le solite cose all'italiana dove lo stato lascia al privato l'onere di arrangiarsi. Il lupo sarà anche protetto, ma non c è scritto da nessuna parte che non deve essere gestito e controllato come qualsiasi altra specie. I lupi sulle alpi occidentali sono tanti, dovuti anche al boom della fauna selvatica e devono essere monitorati.


01/11/2013, 20:38
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Mi risulta che, almeno in Trentino, i danni della fauna selvatica vengano risarciti.

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02/11/2013, 11:11
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Marco ha scritto:
Mi risulta che, almeno in Trentino, i danni della fauna selvatica vengano risarciti.

Penso che ovunque siano risarcite (anche se in maniera marginale e con tempi biblici oltre che molta burocrazia), anche se da noi in Liguria fanno differenza tra danni da Cane Inselvatichito (a carico della Regione) e Lupo Italiano (pagato dalla Provincia).
In ogni caso il risarcimento danni e il finanziamento di sistemi preventivi non esclude la possibilità di fare piani di abbattimento/contenimento come prevede di fare la provincia di Imperia, nel rispetto delle normative UE, in collaborazione con il vicino dipartimento francese delle Alpi Marittime. Voglio segnalare che a Briga (che è sul confine) i pastori ad alcune condizioni sono autorizzati a cacciare e abbattere i lupi, mentre a Triora (a pochi km) si rischia la galera.
In ogni caso qui in Provincia di Imperia l'altro giorno è uscito l'articolo sul giornale che la "ricerca" del branco di Lupi che si era insediato a cavallo tra la Val Argentina e la Val Arroscia presso alcune località (Passo della Mezzaluna,ecc.), ricerca fatta con i richiami notturni (non ricordo il nome). In ogni caso, nonostante il giro della zona e i richiami, non è stato trovato il branco. C'era la voce che vi era anche un altro branco nella Val Nervia, ma non vi erano conferme. Comunque complice il confine francese vicino (con leggi molto più permissive come potere di sparare al terzo attacco) e che nessuno nelle valli a partire da cacciatori, pastori e altre categorie era felice della sua presenza, si presume sia finito sotto il piombo tutto il branco. Si parlava che l'anno scorso si era organizzata, nelle valli, anche battute al lupo da parte di cacciatori al fine di eliminare i lupi, anche perchè vi era stato qualche attacco ai cani.


06/11/2013, 21:38
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Oggi la trasmissione ‘Alle falde del Kilimangiaro’ (in onda ogni domenica su Rai 3) compie un breve viaggio nell’Appennino Emiliano sulle tracce del Lupo, il predatore delle nostre montagne che ancora suscita paure e pregiudizi...
post661057.html#p661057

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28/11/2013, 14:39
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Se non innalziamo il nostro profilo culturale medio,
ci troveremo sempre a combattere con le streghe ed i fantasmi del passato,
da profondo medio-evo.
La fauna selvatica va salvaguardata come valore unico e insostituibile.
Per il pastore, nobile lavoro, i quali hanno sempre avuto il lupo come antagonista,
oggi basta veramente poco per proteggersi da questo nobile animale.
E' sufficiente una coppia di Maremmani durante il pascolo ed una recinzione rigida
durante il ricovero notturno.
Saluti.


18/12/2013, 1:46
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Torno in argomento, per confrontare due situazioni nella mia regione, la toscana, dove problematiche uguali sono state affrontate con metodi diversi: primo esempio di come il "problema" lupo possa essere gestito civilmente è la zona del mugello dove i pastori, grazie anche all'opera di Duccio Berzi, hanno compreso e accettato le tecniche di difesa dagli attacchi predatori del lupo (cani da guardiana, recinzioni elettrificate, ricoveri notturni dei greggi) , la situazione è sotto controllo e attualmente il lupo non rappresenta un grosso problema per questi "civili" allevatori. Tutto il contrario di quello che sta accadendo in maremma dove gli allevatori, in luogo che accettare di dotarsi di strumenti di prevenzione adeguati, si preferisce il "far west", sparare al lupo/cani inselvatichiti invece che adottare misure di difesa contro gli attacchi predatori.
Qualcuno ha detto che a pensare male si fa peccato ma che difficilmente si sbaglia, e allora mi domando, visto che lo stato (volutamente lettera minuscola), le amministrazioni locali etc..,sono latitanti nei confronti di queste categorie, forse evocare il problema lupo può servire a alzare il livello di attenzione verso la situazione della zootecnia e della pastorizia………e allora povero lupo!

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