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Camera dei Deputati: relazione sulla mozione su Agroenergie 
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Il settore della produzione di energia da fonti rinnovabili agricole rappresenta, senza dubbio, una delle sfide più importanti per pianificare una strategia di sviluppo agricolo e agroalimentare. La grande opportunità offerta dalle bioenergie non può più essere sacrificata alla schizofrenia di una politica incerta, che generando comportamenti contrastanti, di fatto, rischia di ostacolarne il corretto sviluppo e una reale fonte di integrazione al reddito per le aziende agricole, attraverso l’incremento delle produzioni connesse alle attività delle stesse imprese. Inoltre la creazione di una robusta filiera agro energetica connette in maniera più strutturale il settore primario con gli altri settori dell’economia nazionale e fornisce quella necessaria risposta al rischio di abbandono dei terreni, soprattutto al Sud.
Se è vero che gli incentivi sostenuti per promuovere le energie rinnovabili non devono essere considerate una voce di costo perchè rappresentano il “valore della sostenibilità” rispetto al costo dell’inquinamento dell’economia del petrolio, è anche vero che - fino ad oggi - nel nostro Paese ha prevalso un profilo di esclusivo carattere economico, che si è concretizzato in incentivi monetari alla produzione senza alcuna valutazione connessa alla virtuosità del ciclo di produzione e senza quella necessaria programmazione e pianificazione territoriale per salvaguardare il paesaggio agrario, la sua storia e le sue potenzialità in termini di green economy.
In particolare, sono stati incentivati con finanziamenti a pioggia singoli impianti a discapito della promozione delle filiere integrate e inserite in rotazione agricola che consentirebbero una maggiore sostenibilità nell'uso del suolo agricolo e nella riduzione delle emissioni di carbonio lungo il ciclo di vita della filiera.

Questi primi elementi rivelano la urgenza di un dibattito parlamentare.

Il Gruppo del Partito Democratico intende contribuire alla riflessione sulle bioenergie con l’obiettivo prioritario di sollecitare il Governo ad emanare rapidamente i tre decreti attuativi del Dlgs 28/11 che sono fermi per una carenza di coordinamento e di sinergia tra i ministeri competenti. Mi riferisco ai decreti attuativi sull’energia elettrica (art. 24 Dlgs 28/11), sul biometano (art. 21 Dlgs 28/11) e sulla termica (art. 28 Dlgs 28/11).
Con riguardo alle potenzialità termiche delle biomasse ritengo importante dare un segnale forte di incentivo al settore che in questi anni ha scontato una profonda marginalizzazione rispetto al settore elettrico.
Il nostro Paese ha assunto precisi impegni in sede comunitaria: ricordo che Il Parlamento europeo nel marzo 2008 ha approvato il pacchetto clima-energia e nel 2009 la direttiva n. 28, che stabilisce obiettivi nazionali obbligatori (17% per l'Italia). Questa direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo 28/2011: si tratta di una importantissima legge quadro sull’energia che definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi, il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020.
Nel Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (PAN) - documento strategico ed obbligatorio - che il Governo ha presentato a Bruxelles nel luglio 2010 - l’energia prodotta dalle Biomasse rappresenta il 45 per cento dell’energia complessiva rispetto alle altre energie prodotte da Fonti energetiche rinnovabili (FER). Il Piano Nazionale considera correttamente le biomasse come l’unica fonte energetica rinnovabile in grado di svolgere un ruolo importante in tutti i tre settori considerati nella Direttiva 28/2009: riscaldamento e raffreddamento, elettricità e trasporti.
Da ultimo la strategia per una bioeconomia sostenibile per l’Europa, adottata dalla commissione europea, pone le giuste premesse per il superamento di una economia basata sul petrolio. La bioeconomia colloca giustamente il settore agricolo alla base del nuovo sviluppo economico sostenibile in cui produzione alimentare e filiera agro energetica possono assolvere a reciproche funzioni di sviluppo armonico. Al riguardo il valore aggiunto per l’agricoltore è dato dalla creazione delle filiere e non dalla mera produzione di biomassa.
Sullo scenario delle filiere delle BIOENERGIE si manifestano tuttavia alcuni preconcetti pericolosi.
Il primo è che la produzione di energia sottrae terra alle coltivazioni destinate all’alimentazione. In realtà con interventi adeguati la produzione di bioenergie può avvenire senza creare contrasti e competizione tra filiere alimentari/tradizionali e filiere energetiche. Anzi, con le agroenergie è possibile contribuire a risolvere problemi di natura ambientale legati alla valorizzazione di sottoprodotti e di biomasse agricole, al miglioramento della sostenibilità delle pratiche agricole.
Inoltre l’integrazione dei redditi si realizzerebbe senza una sostituzione delle produzioni agricole con quelle bioenergetiche, in un risultato “a somma zero”. La forza dell’agricoltura dovrebbe essere quella di produrre nel contempo prodotti alimentari, per la zootecnia ed anche energia, utilizzando i terreni in modo più efficiente, frazionando i raccolti, adottando strategie multisettoriali come mercati di sbocco, che proteggano l’imprenditore dai cali dei prezzi dei prodotti agricoli nei mercati tradizionali.

Il secondo preconcetto deriva dal fatto che in alcune e limitate aree si sono create situazioni di stress, derivanti dal numero di impianti e dalle attività zootecniche a cui si riferiscono. Tuttavia questi impianti, e in particolare il biogas, hanno limitato l’impatto che altrimenti gli allevamenti avrebbero provocato sull’ambiente a vantaggio della collettività.
Queste distorsioni, dunque, non devono determinare una scelta al ribasso per la filiera delle bioenergie.
In definitiva intendiamo proporre un modello in cui la bioenergia abbia la funzione di attività anticiclica e complementare a quella alimentare, foraggiera e forestale caratterizzandosi quale strumento per tutelare i redditi degli agricoltori e contrastare il fenomeno dell’abbandono dei territori rurali, il loro depauperamento e l’erosione del suolo.
Quali esperienze si sono realizzate nel nostro Paese? Come si è sviluppato il settore?
Ci troviamo di fronte ad una situazione complessa con luci ed ombre, forme di speculazione e situazioni di criticità.
Tra le criticità emerse nella diffusione delle bioenergie ne sottolineo una in particolare: la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni ha comportato, inevitabilmente, un aumento della distanza coperta dai materiali necessari per il funzionamento degli impianti, con conseguente incremento della mobilità di mezzi pesanti e del relativo impatto ambientale; alcune aree dell'Italia stanno registrando una eccessiva concentrazione di impianti che in assenza di una programmazione territoriale determina effetti in contrasto con gli obiettivi che in tutti questi anni hanno determinato il sostegno allo sviluppo degli impianti agroenergetici di piccole dimensioni.
Occorre quindi che la gestione di questi interventi sui territori sia ben organizzata al fine di realizzare impianti compatibili con le esigenze di vivibilità dei territori, con la salvaguardia delle produzioni agricole, specie quelle orientate alla qualità del prodotto, stabilendo criteri per lo sfruttamento prevalente delle biomasse locali.
Nella mozione chiediamo, come già in premessa ho sottolineato, di accelerare i tempi per l’emanazione dei decreti attuativi degli art. 21, 24 e 28 del Dlgs28/11 e di assumere le opportune inziative di competenza affinché l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) provveda rapidamente all’emanazione delle direttive sulle caratteristiche del biometano.
Chiediamo, inoltre, di assumere ogni iniziativa di competenza per verificare come sul territorio nazionale siano state applicate le Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e del Burden Sharing. Infatti, il sistema delle autorizzazioni risente oggi di numerose carenze e disomogeneità, che se da un lato non offre le necessarie certezze agli operatori e agli agricoltori sugli investimenti da effettuare fino al 2020, dall’altro non sta premiando nemmeno la produzione agricola e l’efficienza energetica delle filiere.
Nel rispetto delle competenze di ciascun livello istituzionale, è necessario che venga dato tutto il supporto possibile alle regioni e resi più condivisi i princìpi a cui le autonomie locali si devono riferire. La Commissione per il monitoraggio degli obiettivi regionali deve essere istituita in tempi brevi, per superare fenomeni di proliferazione e concentrazione di impianti senza alcuna visione complessiva del territorio e per il raggiungimento di una coerente e omogenea politica sulle agro energie, attraverso una uniforme e ottimale regolamentazione in merito alla localizzazione degli impianti dimensionati alla filiera agricola zootecnica .
Occorre assumere un piano strategico di lungo periodo che, mantenendo una stretta relazione tra tutti i livelli istituzionali coinvolti affronti in maniera interattiva le eventuali problematiche del settore delle bioenergie. Nella politica di semplificazione, che sta portando avanti questo Governo è auspicabile la sinergia tra gli Enti territoriali.
Chiediamo inoltre al Governo un impegno chiaro sul tema della differenziazione del sistema degli incentivi, che – a nostro avviso – deve basarsi sull’efficienza energetica dell'impianto con l'obiettivo di sfruttare innanzitutto le risorse locali nel rispetto della vocazione agricola del territorio, premiando la virtuosità della filiera e dell'efficienza energetica di tutto il ciclo utilizzando “l’analisi del ciclo vita”. Più la filiera è virtuosa, più va incentivata.
Occorre perciò limitare lo sviluppo di impianti non in filiera agricola sia per progettarne la dimensione all’effettiva esigenza delle filiera stessa sia per ridurre l’impatto logistico, e conseguentemente ambientale, dovuto all’uso del territorio ed alla movimentazione delle biomasse necessarie per il funzionamento degli impianti; è perciò necessario portare la progettazione della filiera agro-energetica da progetto tecnico dell’impianto a progetto di territorio.

Chiediamo ancora al Governo di favorire un protagonismo dell'imprenditoria agricola italiana, sostenendo il valore della filiera agroenergetica come fonte integrativa di reddito agricolo, come crescita della capacità manageriale di gestione della qualità ambientale dell'azienda agricola stessa, rafforzando la sua capacità di produrre, in modo competitivo, alimenti e foraggio, differenziando le varietà colturali e mitigando il rischio associato alla stagionalità e alle fluttuazioni dei prezzi di mercato.
Chiediamo al Governo di uniformare la legislazione relativa alla definizione di sottoprodotto ed al ciclo integrato dei rifiuti. Oggi numerose biomasse sono definite rifiuti, con la conseguente impossibilità ad essere utilizzate in impianti di tipo agricolo. E’ urgente quindi chiarire l’interpretazione normativa per numerosi rifiuti e sottoprodotti agricoli o agroindustriali, utilizzabili in pratiche agronomiche e sostenere le filiere agroenergetiche basate prevalentemente sui sotto-prodotti agricoli, agroindustriali e dell’allevamento.
E’ maturo il tempo per consentire una piena crescita delle filiere agro-energetiche nel nostro Paese sviluppando - in coerenza con gli obiettivi europei - sistemi, processi, metodi e pratiche capaci di garantire un utilizzo delle biomasse per la produzione energetica sostenibile e nell’interesse generale del Paese.

Roma, 12 marzo 2012 on. Giuseppina Servodio

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Marco ha scritto:
E’ maturo il tempo per consentire una piena crescita delle filiere agro-energetiche nel nostro Paese


Meno male!

Spero che sia una veduta il più possibile allargata.
ciao,
Luke

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16/03/2012, 16:30
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